Sada: Imprese sottoposte a sfide epocali - Le Cronache Ultimora
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Sada: Imprese sottoposte a sfide epocali

Sada: Imprese sottoposte a sfide epocali

di Erika Noschese

Antonello Sada è il nuovo presidente di Confindustria Salerno e, ieri, presso il teatro Verdi, si è tenuta l’assemblea dei soci. Lo slogan di quest’anno è stato “Tutta un’altra musica: l’armonia della buona impresa”, che ha segnato anche il passaggio di testimone da Antonio Ferraioli al presidente Sada. «Il cambiamento e il coraggio di cambiare ci sembrano i temi più appropriati al momento che stiamo vivendo su cui fare comune riflessione. Ma il cambiamento è un processo che non avviene per imposizione: il primo passo è convincersi che si ha necessità di farlo, in pratica è la cultura aziendale che deve evolversi e guidarlo. Il vero cambiamento deve essere duraturo e per esserlo deve essere culturale. Sembra pertanto sempre più decisivo tornare a pensare ai fondamentali, per dirla alla maniera dell’amico Enzo Boccia. Tra questi in testa il capitale, inteso come patrimonio innovativo dell’impresa e risorse umane», ha detto il neo presidente di Confindustria Salerno. «Le epocali spinte cui le imprese sono sottoposte richiedono non solo soluzioni innovative ma, forse ancor più necessario, inediti approcci», ha aggiunto, accendendo i riflettori sul capitale umano e sottolineando le «difficoltà enormi che registriamo anno dopo anno nel rintracciare profili giusti per il presente e il futuro delle nostre aziende». A crearli sono solo i progetti di valore e su questo le nostre aziende non sono seconde a nessuno. Abbiamo affrontato – coraggiosi come si richiede al nostro mestiere – competitor in mercati lontani, lanciato nuovi prodotti, innovato completamente processi. La gran parte delle nostre imprese, per molte delle quali il mercato domestico è residuale, è a buon punto nella transizione energetica e in quella green e nel volere fare la propria parte per uno sviluppo che sia più inclusivo, equo e attento ai diritti delle persone». Per Sada «l’impresa è rischio, è cuore gettato oltre gli ostacoli, è la via impervia dell’innovazione, ma a contare sono soprattutto le eredità morali, più dei bilanci, più del fatturato. C’è una grande generosità sociale delle aziende, una forte attenzione al benessere complessivo dei propri dipendenti e collaboratori, nonostante talvolta si fatichi ancora a riconoscere che la crescita – e dunque il lavoro, il reddito e il risparmio – la fanno proprio queste aziende che innovano, che danno vita a quei progetti con i valori che le generazioni di oggi cercano in una dimensione lavorativa, giovani più attenti di noi – diciamolo – nella responsabilità nei confronti del Pianeta». L’imprenditore salernitano ricorda come la gestione di un’azienda passi anche e soprattutto per le competenze di finanza, di tecnologia, di marketing e di molto altro. «La rete ha poi cambiato i paradigmi sociali e organizzativi. L’autorevolezza da sola non basta più, lo abbiamo detto. Oggi i modelli vincenti sono quelli basati sulla collaborazione, sulla libera circolazione delle informazioni e su di una leadership diffusa. Il capo di una volta, autoritario, solo e isolato al ponte di comando, proiettato esclusivamente verso obiettivi economici, ha fatto il suo tempo. Anzi, un tale modello oggi è totalmente disfunzionale per il successo dell’azienda. Occorrono capacità e funzioni piuttosto che gerarchie: responsabilizzare, valorizzare, motivare, remunerare sono le linee guida». Obiettivo di Confindustria sarà sempre «premiare il merito, individuale o di gruppo», oggi «una delle principali leve e motivi del successo di un’azienda perché pone fine a discriminazioni fondate su criteri arbitrari quali il sesso, la razza, gli orientamenti e le appartenenze sociali. Quale giovane deciderà di lavorare duramente senza l’aspettativa di essere valutato in modo meritocratico? Come possiamo ambire ad avere leader che guidino le nostre aziende e, aggiungo, il nostro Paese se occupano il loro ruolo non per i propri meriti ma per altri motivi quali appartenenza a lobby, clientelismo, nepotismo o casta economica?». Sada, che prende il posto di Antonio Ferraioli, guiderà Confindustria Salerno per il prossimo quadriennio. «Faccio i miei auguri al nuovo presidente Sada, un ringraziamento sincero e profondo al presidente uscente Ferraioli. Sono stati anni importanti per l’industria, di rapporti proficui con le amministrazioni, con il mondo economico della nostra città – ha dichiarato il sindaco Vincenzo Napoli – L’armonia dei rapporti tra le istituzioni, tra industriali, le buone relazioni sindacali fanno parte di un progetto di intermediazione che non va demolito. La cultura della democrazia intesa come confronto, ragionamento, come pazienza credo sia il margine giusto. A Salerno abbiamo dato prova di una capacità di tenuta, abbiamo realizzato opere importanti e ne stiamo realizzando altre grazie al presidente De Luca che ha una visione dei territori ampia e responsabile». Presente all’assemblea dei soci anche Vincenzo Boccia, ex presidente di Confindustria: «Un passaggio di testimone importante. Il presidente Ferraioli ci ha rappresentato in questi quattro anni molto bene; Sada, autorevole imprenditore e associato di rilievo. Siamo tutti contenti di vivere questo momento di passaggio di testimone, un momento delicato e difficile sia per il Paese, per il Mezzogiorno e sia per il contesto internazionale. Abbiamo da lavorare insieme, saremo a fianco del presidente Sada per aiutarlo anche in una dimensione di rappresentanza dell’industria salernitana che ha una sua storia, un suo presente e un suo futuro». E in merito allo stato di salute delle imprese salernitane circa le eventuali ripercussioni per l’introduzione dei dazi, Boccia conferma che sicuramente ci saranno «perché è evidente che il deficit commerciale della bilancia americana è intorno al 7%, sono costretti a realizzare i dazi. E ci troveremo di fronte a grandi mercati regionali, Europa, Cina, India, Stati Uniti. Noi dobbiamo, quindi, rafforzare la componente europea. Dobbiamo fare un salto dal punto di vista politico perché siamo un gigante economico ma un nano politico».

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