Rizzo e le indiavolate geometrie di equivoci - Le Cronache
teatro Spettacolo e Cultura

Rizzo e le indiavolate geometrie di equivoci

Rizzo e le indiavolate geometrie di equivoci

Week-end champagne al teatro delle Arti con “Un figlio in provetta” dominato dal talento e dall’esperienza di Caterina De Santis

 

di Olga Chieffi

Fine settimana all’insegna della leggerezza al teatro delle Arti di Salerno, con la rappresentazione di “Un figlio in provetta” una commedia brillante scritta a quattro mani da Giacomo Rizzo e Germano Benincaso. La compagnia stabile del Teatro Bracco, al completo ha incontrato in un parimenti spumeggiante “prima della prima” gli allievi del liceo classico Torquato Tasso e dello scientifico Francesco Severi, che stanno avvicinandosi ai meccanismi del teatro e alla scrittura giornalistica, grazie alla “visione” dei loro docenti e dirigenti scolastici, i quali credono fortemente in una formazione dentro e fuori l’istituto scolastico. Diverse le domande rivolte all’intero cast e in particolare al prim’attore Giacomo Rizzo, in una giornata particolare quale era il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, che lo ha visto interprete del Decameron e di Storie scellerate. Tanti i consigli per quanti avessero il desiderio di calcare le tavole del palcoscenico, la giusta formazione di interpreti che hanno sposato il teatro in tutti i suoi generi, dalla sceneggiata al vaudeville, alla pochade, sino allo spettacolo, cosiddetto di “piazza”, sino alle collaborazioni eccellenti. Una grande esperienza quella dell’intera compagnia del Bracco, ottenuta dalla frequentazione continua delle tavole del palcoscenico, “rubando” il mestiere al “nome” di turno. “Non convengo con l’inarrivabile Eduardo De Filippo – ha concluso l’incontro Giacomo Rizzo – il teatro non è gelo. E’ il contrario, è calore, è una grande famiglia”. Quindi, il sipario si è levato sulla commedia “Un figlio in provetta”, concepita nel 2004 dallo stesso Rizzo, che ne è anche interprete principale e regista, e ripresa coraggiosamente durante gli “spiragli” post-covid. Rizzo con questo testo ha badato in particolare a divertire il pubblico come sabato sera ha dimostrato di amare la risata a gola spiegata, senza soffermarsi poi tanto sulle ragioni del suo ridere, grazie all’autore formidabile costruttore di meccanismi di precisione, che sa portare alla perfezione con le sue coincidenze, i qui pro quo, gli imbrogli, attraverso una regola che è anche quella della pochade di Feydau, ovvero la creazione di due personaggi che hanno il solo interesse di sfuggirsi, ovvero Riccardo, interpretato da Rizzo e la suocera Teresa, affidata alla prima donna, una effervescente Caterina De Santis. Trovarsi faccia a faccia genera la sorpresa e scatena gli avvenimenti. Ma Giacomo Rizzo ha nascosto nel fondo della sua vis comica il tratto della sua osservazione acuta, sulla abbiente borghesia. Riccardo uomo maturo è sposato con la giovane Veronica, alla quale dà voce Emanuela Giordano, ma non hanno il dono di un figlio necessario per poter ereditare da un suo lontano parente. La suocera, Teresa, si fa aiutare da una sua amica ginecologa Tiziana, interpretata da Andreina Ranucci e con Veronica, all’insaputa di Riccardo, ricorrono a questa fecondazione artificiale. Riccardo intanto, ha pensato di andare in vacanza in una casa in montagna insieme alla sua Veronica, per allontanarsi da tutti e avere la tranquillità di concepire. Teresa raggiunge la figlia in vacanza, invitando un avvocato suo amante, Costantino Grande, affidato a Corrado Taranto. Inizia il tourbillon di personaggi a partire dalla immancabile cameriera impicciona e nullafacente, Carmencita (Carla Schiavone) proposta e voluta dalla suocera la quale combina solo guai, fidanzata a Totore un mafioso, il quale la chiama continuamente sul telefono fisso di casa. Su questo tema la commedia gioca, rinnovandosi sempre con vivace ingegnosità, ed immettendo nell’azione, quasi a capofitto, personaggi caratterizzati da particolari espressioni verbali, in qualunque momento o stato d’animo si trovino, sicché c’è un burlesco contrasto tra le loro parole e le travolgenti vicende che intrecciano i personaggi in dialoghi esilaranti. La matrice è la pochade, messa in tensione sul comico brillante in due atti che corrono spediti, tra colpi di scena, molti pasticci e inattesi colpi di scena, soprattutto per i due protagonisti, i quali insieme a Enzo Varone, Marco Serra, Mario Arienzo, con l’ assistente alla regia Alessia Sanchez, le scene di Marco Comune, costumi di Anna Giordano, verso l’atteso lieto fine. Applausi e il messaggio da un ideale e universale palcoscenico che può e deve cambiare il mondo: l’interpretazione di Giacomo Rizzo de’ “La ninna nanna della guerra” che Trilussa compose nel 1914, mentre stava per deflagrare la Prima guerra mondiale, oggi tornata tristemente attuale, alle soglie di un ipotetico terzo conflitto mondiale.