di Michelangelo Russo
Ho tra le mani, in visione, l’ordinanza n° 36 del 22/7/2024 del Sindaco di Salerno. Ordina l’immediata cessazione di ogni tipo di diffusione sonora nell’area di pertinenza esterna di un noto bar situato nelle adiacenze di Piazza Antonella Russo, al quartiere Arbostella. Sospensione valida fino alla presentazione, da parte dell’esercizio commerciale, di idonea documentazione dimostrante la tollerabilità delle diffusioni sonore. Stavolta i cittadini afflitti dal rumore notturno non si sono lamentati raccogliendo firme o chiamando vigili e polizia. Hanno fatto le cose per bene. Hanno chiamato l’ARPAC, che ha svolto le opportune indagini fonometriche, relazionando agli Uffici Comunali. E il Sindaco si è comportato di conseguenza. Questa è quindi la linea da seguire per tutti i residenti afflitti dal malcostume imperante che trasforma intere zone della città, a notte, in discoteche all’aperto. Ma, ora che la linea è tracciata, non possono esserci eccezioni. Proprio il quartiere Arbostella, per la collocazione periferica, ma centrale per le vie di comunicazione e le possibilità di parcheggio (spesso in seconda fila e in maniera barbara), è afflitto da anni da una sonorità notturna impunita che ha già, inutilmente, da oltre un decennio cagionato appelli al Sindaco e alla Procura della Repubblica. Innumerevoli sono state le chiamate ai Vigili e al 113; ma accade sempre che le forze dell’ordine arrivano, ispezionano, relazionano, ma dopo qualche giorno tutto riprende come prima. I rumori musicali e il chiasso della folla da bar, tra macchinoni vistosi come quelli di un cartello colombiano e luccichio di vistosità femminili in stile discoteca, vanno avanti almeno fino alle 2 del mattino. E’ il trionfo della volgarità e della protervia di un popolaccio incolto e arrogante, che pare non aver mai conosciuto i toni della conversazione imposti dai banchi di scuola. E, soprattutto, la musicalità della lingua italiana parlata: impera, nei toni alti, lo sguaiato dialetto napoletano dei mercati e dello stadio. Nel caldo opprimente di queste notti africane è impossibile tenere le finestre aperte fino alle tre del mattino. Che si aspetta, a Palazzo di Città, a generalizzare l’ordinanza n° 36 del 22/7/2024? Non si può fare che chi è figlio e chi figliastro! E adesso parliamo di altri fracassi notturni. Sempre in queste notti torride, con le finestre lasciate aperte per un po’ d’aria, certe strade sono un inferno di rumori. L’intero asse che da Mercatello va al Teatro Verdi deve stare, di sera, a battenti chiusi per l’orrido rombo di motociclette con scappamento delittuoso, in accelerazione ogni 50 metri. E auto musicali a tutto volume, con tamburi di guerra sonori come per un assalto alla baionetta. Il tutto condito da richiami vocali dello spessore culturale dei protagonisti di Gomorra. La città plebea urla la sua rivincita sonora sulla melodia formale in do minore della città borghese. Almeno di quello che ne resta. Che fare nell’immediato? Ridurre da subito la velocità notturna dei mezzi, a due e quattro ruote, a non oltre i 30 km orari. C’è una direttiva europea sul punto. Città civili come Bologna e Torino, ma anche altre, al Nord, si stanno adeguando alla riduzione del traffico cittadino a 30 km/ora! Ma perché, nella Salerno “più superba e più grande di pria” (viva Petrolini), si aspetta a tentare di essere più civili? O alla prossima elezione dobbiamo votare per l’ARPAC?