di Erika Noschese
«Per noi l’aborto è un male, sappiamo che molte donne lo soffrono ma ci dobbiamo preoccupare anzitutto di affermare la vita, ci dobbiamo preoccupare di creare le condizioni affinché l’aborto possa non essere effettuato perché è sempre un dramma tragico per le donne che lo subiscono ma un modo anche per responsabilizzare gli uomini». Lo ha dichiarato monsignor Andrea Bellandi, arcivescovo di Salerno in merito alla legge, approvato anche al Senato, che prevede la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori. «Tutte le iniziative rivolte a facilitare e far crescere una mentalità di vita noi le appoggiamo, poi sarà la politica a fare le sue scelte», ha aggiunto Monsignor Bellandi che si dice favorevole alla nuova legge. A inserire nel decreto sul Piano di ripresa e resilienza il tema delle norme sull’interruzione volontaria di gravidanza, regolata in Italia dalla legge 194 del 1978, è stato un emendamento del deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola. Approvato in commissione Bilancio alla Camera è finito, nonostante i tentativi di emendamenti soppressivi da parte dell’opposizione, nella legge licenziata da Montecitorio. Secondo l’emendamento le Regioni nell’organizzare i servizi dei consultori previsti dalla legge 194 – a cui le donne si rivolgono per poter ottenere il certificato medico con il quale accedere all’interruzione volontaria di gravidanza in ospedale – possono “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Intanto, Alfonsina De Filippis, presidente dell’associazione “Unione Donne in Italia sezione di Cava de’ Tirreni” si dice fermamente contraria alla nuova legge: «C’era una volta un Paese civile, forse, pieno di problemi, ma ancora attento alla libertà e alla democrazia. Questo stesso Paese, alla vigilia del 25 aprile, attacca uno dei diritti fondamentali delle donne. Mentre l’Europa lavora per l’inserimento dell’interruzione di gravidanza tra i diritti fondamentali dell’Ue, il nostro caro, si fa per dire, Governo ha deciso di inserire i pro-vita nei consultori, mortificando, ancora una volta, le donne e apportando variazioni alla 194 che appaiono gravissime e disumane – ha dichiarato la presidente – Secondo il Ministero, ogni anno in Italia si eseguono circa 60.000 interruzioni di gravidanza e oltre il 42% delle donne si rivolge ai consultori per poter ottenere la certificazione medica. Piuttosto che criminalizzare e stigmatizzare le donne, meglio sarebbe stato rimettere in piedi i consultori riportandoli a quella funzione di “luogo delle donne”, di servizio di base per la salute delle donne, dei bambini, delle coppie con attività di ascolto, accoglienza, cura e assistenza, stanziando risorse per il recupero di quelli già esistenti sul territorio e l’apertura di nuove sedi, garantendo così l’attuazione di quella legge (34/96, confermata con Decreto Ministeriale 77/22) che prevede un consultorio ogni ventimila abitanti (nelle zone rurali uno ogni 10.000)». L’associazione ricorda che «in questi ultimi anni sono state chiuse decine e decine di sedi, pochissime le risorse stanziate, quasi nulle le azioni di prevenzione ed educazione nelle scuole. In questa situazione gravissima, piuttosto che ricomporre i cocci, questo Governo consente a gruppi di dubbia formazione e competenza, di accedere a questi che, per anni, sono stati i luoghi delle donne, i luoghi dell’ascolto, della cura e del supporto. Altrettanto grave è la presenza di obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere, cosa che rende difficile ed impervio l’accesso all’interruzione di gravidanza per una donna. Pensiamo a quei nosocomi dove la percentuale di antiabortisti è del 100%, che scelta avrebbe una donna? Nessuna. A nulla sono valse le recriminazioni e il dissenso di questi giorni e, cosa ignobile, nei dibattiti in tv sono stati invitati solo gli uomini a parlare dei bisogni delle donne! Nonostante la bocciatura dell’emendamento (a firma di Lorenzo Malagola – FdI) da parte della Commissione europea che lo ha definito incompatibile con la governance del Pnrr, il Governo Meloni ha ritenuto fosse cosa buona e giusta procedere, ferire e colpire tutte noi. Questa è una questione politica e come tale deve essere affrontata. Quando all’indomani delle elezioni in tanti hanno esultato per la nomina di una donna premier, in pochi hanno capito che la signora Meloni sarebbe diventata la peggiore nemica delle donne. Tutte noi dell’associazione “Unione Donne in Italia sezione di Cava de’ Tirreni”, insieme alle compagne U.D.I. Nazionale e a quelle di tutti i nodi del nostro Paese ci impegneremo e lotteremo in difesa della 194 e ci opporremo all’ingresso dei pro-vita nei consultori. Il diritto all’interruzione di gravidanza non si tocca, i diritti conquistati con anni di lotta non possono essere snaturati. Il silenzio e l’accettazione passiva ci renderebbero complici e noi non vogliamo esserlo!».