L’Ordine dei Medici contrario alla legge che abolisce numero chiuso - Le Cronache Salerno
sanità Salerno

L’Ordine dei Medici contrario alla legge che abolisce numero chiuso

L’Ordine dei Medici contrario alla legge che abolisce numero chiuso

di Erika Noschese

ùSi dice contrario all’abolizione del numero chiuso per la facoltà di medicina il presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno Giovanni D’Angelo, chiarendo inoltre che non si tratta di un numero aperto bensì di un ingresso aperto fino al primo anno poi si dovranno raggiungere dei risultati per il secondo anno. «Rispetto agli obiettivi che si vuole raggiungere non è una soluzione operativamente valida perché quello che si doveva realizzare non è ancora avvenuto: il numero programmato è una cosa completamente diversa ed è sbagliato dire numero aperto nel senso che chi si vuole iscrivere si scrive poi il problema fondamentale compare successivamente, dopo il primo anno, in cui c’è una selezione, ma la cosa più importante è che in una professione come quella medica ci sia una programmazione nel numero dei professionisti da mettere in campo. Le facoltà di medicina, anche al primo anno, non sono preparate ad avere un numero di discenti che sia così elevato come quello che si avrebbe in questo caso, per cui ci sarebbe una disparità tra capacità di poter fare cooperazione di indottrinamento dei discendi e possibilità, per i discenti stessi, di poterla apprendere». Per il presidente D’Angelo inevitabile il paragone rispetto a quanto accaduto dopo il ‘68: «ci fu il numero aperto, chiunque si poteva iscrivere a medicina; io mi sono iscritto a medicina negli anni ‘70 e a Napoli, nelle sale adibite, potevano entrare 400 ragazzi e ce n’erano 1.300 circa ed eravamo costretti a scrivere l’uno addosso all’altro – ha aggiunto il presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno – Non è questa la forma che noi vogliamo, è necessario far sì che il discendente possa apprendere realmente, sia la parte teorica che pratica. Se verranno inseriti immediatamente anche loro, verso gli ultimi anni, negli ospedali allora sì che sarà completo il loro corso di studi. Il contatto con l’ammalato è importante, il medico si qualifica per la modalità con cui si approccia al paziente perché vede qualcuno nel professionista qualcuno al quale aggrapparsi nella speranza della sua malattia. Allora la modalità comunicativa è fondamentale numero non aperto, programmato». Sulla stessa linea anche Angelo Testa, presidente nazionale del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami): «L’abolizione del numero chiuso in medicina», ovvero laureare più medici senza garantirne la permanenza nella sanità pubblica «è un provvedimento dettato da fretta e improvvisazione, continua la saga degli errori». «Da tempo stiamo denunciando l’inefficienza della programmazione che ha portato in Italia, soprattutto durante la pandemia, alla carenza di personale – sottolinea Testa – una situazione ampiamente prevedibile a causa dei pensionamenti. Non è un caso che abbiamo assistito all’emanazione di leggi straordinarie per tamponare la carenza di camici come il Dl semplificazioni e le normative sui 72enni. Il Corso di laurea in medicina e chirurgia non è solo teorico bensì un percorso pratico per cui una proposta come questa creerebbe una drastica diminuzione della qualità formativa. Non riusciamo a comprendere perché, invece di adottare misure programmate, si decida di aprire indiscriminatamente i flussi formativi’». Snami «si oppone fermamente a provvedimenti del genere – conclude Testa – spesso dettati dalla fretta e dall’improvvisazione, che minano il Servizio sanitario nel suo complesso e rischiano di far regredire l’Italia di almeno cinquant’anni».

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