di Salvatore Memoli
Seguire un processo, le sue fasi, in particolare il dibattimento, aiuta a capire, ad entrare nel vivo dell’accusa e della difesa di un imputato. Ho ascoltato le parole usate da Vittorio Zoccola durante il suo lungo interrogatorio, ad oggi in due lunghe e seguite udienze, parole pronunciate con profondo equilibrio, con una leggerezza espositiva, sufficienti a ripercorrere una posizione di assoluta trasparenza, utile a capire il risvolto positivo, corretto e legale, delle cooperative sociali che hanno lavorato con il Comune di Salerno. Confermo con assoluta franchezza tutto ciò che ho sempre scritto e sostenuto su questa vicenda giudiziaria, partita come un razzo infuocato, con l’obiettivo di dimostrare chissà quale scandalo incrociato tra politici, tecnici e rappresentanti delle cooperative. Oggi, il processo ha fermato con un maglio infamante due soli protagonisti Savastano e Zoccola. Due persone che nello specifico non hanno fatto niente per essere sottoposti ad un processo infamante che ha tolto loro la tranquillità umana e sociale ed ha rovinato le loro vite. Savastano in particolare é capitato in questo tritacarne per aver accettato di recuperare un rapporto di amicizia con Zoccola, dopo un decennio e più di lontananza. Il motivo di tanta vicinanza é stato un ritrovarsi tra amici, con comuni conoscenti che auspicavano una riconciliazione. Il tutto avvenuto in una fase politica prossima alle elezioni del Consiglio Regionale, al quale era candidato Savastano, successivamente risultato eletto a pienissimi voti. La stessa influenza elettorale di Zoccola e dei soci delle cooperative sociali non é mai apparsa determinante ed imprescindibile. Savastano fu votato anche perché le indicazioni di Vincenzo De Luca erano ampiamente determinanti a suo favore. Savastano avrebbe potuto avere un occhio di riguardo per le vicende delle cooperative in futuro ma non per interessi determinanti, distorsivi o corrotti. Dalla sua posizione privilegiata avrebbe potuto seguire che nessun torto chicchessia avrebbe fatto alle cooperative. Tutte azioni al di là dell’effettiva realizzazione e soltanto ipoteticamente utili alla vita delle cooperative, se si considera l’ostracismo di decisioni che non hanno tenuto conto delle buone prassi in materia. Savastano non ha fatto niente di censurabile e se anche non avesse mantenuto le sue presunte promesse elettorali, a lui sarebbero andati lo stesso i voti delle cooperative, perché aderire ad una richiesta del Governatore sarebbe stato un gesto naturale di stima nei suoi riguardi, unica garanzia di un’equilibrata presenza politica fattiva nel territorio per tutti. Tutti questi passaggi sono emersi nell’interrogatorio di Zoccola che in modo chiaro e sufficiente ha risposto a tutte le contestazioni dell’accusa, mostrando di possedere una grande lucidità espositiva ed un’adeguata memoria di tutti fatti, in grado di ribaltare tutte le ricostruzioni della Procura che in più punti sono sembrate lacunose, inadeguate, totalmente fuorvianti rispetto alla realtà. Zoccola fin qui si é rivelato un imputato corretto, collaborativo, utile a ricostruire, uno per uno, tutti i momenti di una dolorosa vicenda, conservando un comportamento corretto e rispettoso, quanto basta anche in grado di mettere in riga la verità, con argomenti concludenti. Del suo interrogatorio, seguito, con convinta adesione dai suoi legali, si é avuto modo di cogliere l’attenzione del Collegio giudicante che certamente ha avuto modo di attingere argomenti importanti per maturare il proprio giudicato. Il processo é ancora duro, richiede che i difensori facciano un ulteriore sforzo per far recuperare una verità che in istruttoria é stata vista sotto luce diversa, incriminante, non rispondente a ciò che realmente fa parte dei comportamenti degli imputati. Ma in molti ritengono che il dibattimento ha dato un contributo notevole per restituire onore e dignità a chi effettivamente la merita. La deposizione di Zoccola ha fatto capire che in realtà il vituperato mondo delle cooperative non chiedeva altro che il rispetto delle procedure, chiedendo che si espletassero le gare di appalto, al posto delle proroghe degli appalti. Ciò per la scarsa fiducia delle liturgie politiche, troppo lunghe, troppo smemorate, sovente incoerenti rispetto alle promesse! Una gara invece consacra sulla pietra il giusto risultato ed evita sorprese che danneggiano l’imprenditoria sociale. In fondo è stato sempre e soltanto questo il pensiero di Zoccola! Perchè non credergli? Perchè non accettare, sebbene dopo un duro processo che fin qui ha avuto il merito di far emergere tanti punti positivi ed a vantaggio degli imputati di una vicenda pensata e giudicata male, passata nel tritacarne della cattiveria politica e dell’informazione, di veder riconosciuta l’innocenza di tutte le condotte, restituendo a tutti il meritato riconoscimento? C’è chi ci crede apprezzando l’attenzione riservata alla vicenda, le garanzie date dal Collegio, la bontà dei fatti ascoltati e soprattutto l’esposizione di tutti i fatti di Zoccola, serena, credibile, sincera e ricca di grande maturità umana e processuale. Ora il collegio difensivo da par suo saprà magistralmente far brillare la verità e restituire onore agli imputati.