di Brigida Vicinanza
Una sola persona all’accettazione e al triage e un pronto soccorso che di sabato sera è vivo più che mai. Succede al Ruggi, dove non poche sono le difficoltà e i disagi per chi deve recarsi d’urgenza in ospedale, ma anche e soprattutto per chi si ritrova a lavorare e fare il turno proprio nel weekend. Prendere dati, indicare la strada e accompagnare i pazienti all’interno, “tenere a bada” parenti in sala d’aspetto, dover dare informazioni, tutto in un’unica persona. E la fila aumenta, con le lamentele di chi, giustamente, non vede altro che la propria urgenza. Per non parlare dell’attesa all’interno, dove medici e infermieri devono letteralmente “dimenarsi” tra più pazienti, stare dietro a tutte le patologie, in un numero sempre inferiore rispetto alla reale occorrenza. I tagli al personale quindi non fanno altro che peggiorare una situazione all’interno della sanità, che già di per sé crea scompiglio e scarsa efficienza, soprattutto al Ruggi, dove i riflettori nell’ultimo periodo sembrano essere sempre puntati. Dopo le carenze igieniche del reparto di ginecologia già documentato e i disagi delle partorienti, al pronto soccorso, sebbene completamente rinnovato e all’avanguardia, le scene non sembrano essere diverse. Non serve l’innovazione e la tecnologia quindi senza personale sufficientemente adatto a coprire tutte le esigenze dei pazienti. Anche la sicurezza fuori agli ingressi sembra mancare, in quanto in un sabato sera movimentato infatti un solo vigilantes è rimasto a controllare il flusso di auto e chi accedeva all’interno della sala. Non pochi problemi al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona che ora a quanto pare è in attesa di sapere chi sarà il suo nuovo direttore generale. Nicola Cantone è pronto a salutare, come già da giorni si percepisce nell’aria. L’ospedale quindi attende i volti nuovi che il governatore della Campania Vincenzo De Luca sta mettendo in campo. Intanto nel reparto di ginecologia la situazione pare non essere cambiata, nonostante le segnalazioni di pazienti e accompagnatori. A partire dalla posizione. Al primo piano vi è il reparto in questione, dove si trovano le stanze delle partorienti, al sesto invece il Nido, dove le donne si recano più volte al giorno per l’allattamento con l’ascensore per salire dal primo al sesto piano che è quello che comunica tutti i reparti e spesso è anche rotto. E le scale non sono ben curate: sporche con cicche di sigaretta ovunque e anche macchie di sangue, che raramente lavano, come da testimonianza. La chiusura del reparto maternità in alcuni ospedali della provincia, in più, ha quindi portato un esubero di pazienti che si recano al Ruggi e di conseguenza facendo diminuire i posti, costringendo quindi medici e infermieri a mandare subito a casa le pazienti. Sommando poi tutto questo al poco Personale presente e ai tagli che sono stati fatti all’interno appunto delle equipe, la situazione sembra degenerare.