di Olga Chieffi
Torbida, esagitata, sconcertante commedia “La dolce ala della giovinezza”, un coacervo di passioni, perversioni, complessi amorali, che costituiscono i motivi drammatici dell’ intero teatro di Tennessee Williams, è al centro della proposta dal Teatro della Toscana, ospite del cartellone del Teatro Delle Arti di Salerno, firmato da Claudio Tortora. il week-end dedicato alla drammaturgia di Williams, è iniziato poco prima dell’apertura del sipario, con un incontro a cui generosamente e con bell’entusiasmo, Elena Sofia Ricci e l’intera giovane e preparata compagnia, che ha l’imprinting inconfondibile e prestigioso dell’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico, hanno tenuto con gli studenti del Liceo cittadino “Torquato Tasso”. Lezione sul teatro e le donne del genio americano da parte della prima attrice, il loro ruolo catartico di vittime delle lacerazioni interiori, in perenne sofferenza con il mondo esterno che mina certezze e reprime desideri di libertà, che tanto l’hanno attratta non appena ha percepito che dal palcoscenico si guarda il mondo in modo diverso e che lei avrebbe inteso rimanerci per sempre; la pazienza di attendere di trasformarsi e proporre alle platee la sua Alexandra Del Lago. L’incontro è continuato su Williams e sulle parole chiave del dramma quale abitudine: Alexandra che vede svanire un’abitudine capisce che deve ritirarsi dalle scene, sente che l’ambiente è diventato per lei ostile e la parola “abitudine” diventa, così, pericolosamente ponte tra Williams e il mondo contemporaneo, facendo pensare all’assuefazione silente delle donne abusate e maltrattate che non fanno più caso, annullandosi, a degenerazioni familiari di ogni genere. Lezione di vita e consigli anche da tutti i giovani della compagnia, su come trasformare i fallimenti in energia positiva, come riconoscere le proprie tendenze senza insistere in una qualsiasi arte se non ci si è portati, se non l’hai “dentro”, poiché sul palcoscenico si è soli e senza veli di fronte al pubblico. Foto di rito e buio in sala. La scena, essenziale, interamente giocata sui toni autunnali delle ocre e della terra, in eterna penombra, vive dei dialoghi, delle continue richieste, delle bottiglie di vodka, degli astucci di pasticche, vuotate, insieme all’hashish, dalla diva sul viale del tramonto, Alexandra del Lago, ospite dell’albergo di Tom Finley , sotto falso nome, e del suo autista ed ex barman Chance Wayne, autista e toy boy della attrice depressa, aspirante attore cinematografico, che torna nella sua città, perché ama ancora Heavenley la figlia del vecchio Tom Finley, un politico locale corrotto, razzista senza scrupoli, amante di Miss Lucy “mantenuta” da lui nel suo albergo. La tenera Heavenly è costretta a piegarsi alla volontà del bieco e crudele genitore che vuole darla in sposa ad un uomo complice dei suoi loschi affari. A completare questo desolante scenario Tom Jr. figlio di Finley, un ragazzo violento, a capo di un gruppo di fanatici aderenti al Ku Klux Klan, capace di minacciare e pestare a sangue chiunque osa ribellarsi al potere della sua famiglia, che porterà Chance al triste epilogo abbandonato da tutti anche da Alexandra, la quale ritrova improvvisamente la notorietà, grazie alle sue qualità di attrice, che le hanno fatto superare la vanitas della bellezza, della giovinezza e del fuggevole e vuoto “amore”. Luigi Pizzi ha alleggerito il testo, nel suo pur massimo rispetto, rivelando una profonda capacità di tradurre il realismo più inconfessabile in lirismo vibrante, dando voce alla coscienza di individui emarginati alla completa deriva, stretti nella morsa di rapporti ingrati, melmosi e frustranti. Di bell’ impatto è la musica firmata dal compositore Stefano Mainetti, che vede protagonisti in apertura, un violoncello e un pianoforte, mentre nel secondo atto, in cui ci si sposta, in un nightclub degli anni ’50 l’atmosfera è swingante, tra i bicchieri a triangolo del Martini cocktail. Tutti da citare per intensità e amalgama gli attori a cominciare dai due protagonisti che dominano testo e palcoscenico, con una scelta di tempi, ritmo e recitazione sopra le righe, unitamente alle altre due donne in scena, la giovanissima Valentina Martone interprete di Heavenley e Chiara Degani Miss Lucy, unitamente a Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna, Eros Pascale e Marco Fanizzi, che il pubblico ha abbracciato con un caldo e convinto applauso.