Silvio Orlando, ospite in questo week-end del cartellone del Teatro Verdi, dà voce ad un padre vedovo, malato di “solitudine estrema”, in una pièce di Lucia Calamaro, accendendo i riflettori sull’ isolamento, male oscuro e insidioso del nostro tempo.
Di OLGA CHIEFFI
“Beata solitudo, sola beatitudo” sosteneva l’abate e teologo francese San Bernardo di Chiaravalle, fondatore dell’ordine cistercense. Nel Terzo Millennio dominato dai social media, affollati di “amici”, la solitudine è diventata una tale “piaga sociale” da indurre la Premier britannica Theresa May a prendere l’iniziativa di istituire un Ministero della Solitudine. “La solitudine – afferma il filosofo Salvatore Natoli – è divenuta una triste realtà della vita moderna per troppe persone: è venuta meno la comunità. I legami comunitari sono venuti meno, come la famiglia intesa in senso classico, cioè mononucleare. Il nucleo non è più stabile, spesso si frantuma e quindi si moltiplicano le solitudini. Si aggiunga inoltre, pensiamo all’Italia, una caduta della natalità, i sopravvenuti sono in numero ridotto rispetto ai sopravvissuti. L’idea dell’autosufficienza ha fatto sempre sentire il legame come una prigionia, ma alla fine l’assenza di legami lascia soli e questo è un grande problema sociale. Pensiamo agli anziani, che sono proprio quelli che più si trovano in questa condizione, in parte anche per colpa loro. Molti di loro non hanno generato figli, non hanno continuato legami, hanno creduto finché stavano bene di essere all’altezza della situazione e poi a un certo momento si sono trovati come unica compagnia la solitudine. Ecco perché nella nostra società attuale le solitudini sono tante. Bisognerebbe ritessere un sentimento comunitario. Nato da una riflessione su una patologia del nostro tempo cui la socio-psicologia ha dato un nome ben preciso, solitudine sociale, “Si nota all’imbrunire” di Lucia Calamaro affidato al sentire attoriale di Silvio Orlando, sarà di scena da domani (ore 21) a domenica 16 (in pomeridiana alle ore 18) al teatro Verdi di Salerno. Silvio Orlando interpreta un padre che da anni vive solo, rintanato in un villaggio di campagna. Vedovo di una moglie amatissima, attende nella sua casa lontana e sperduta la visita dei tre figli e del fratello, per la tradizionale commemorazione della defunta, oltre che per il suo compleanno, che cade il giorno prima. Sigillato in un esilio volontario, ha acquisito una serie di manie (la più grave: non vuole più camminare). Un isolamento che dovrebbe creare compassione e invece infastidisce la famiglia, un microcosmo che svela egoismi, meschinità, frustrazioni. È un tramonto amaro quello di Silvio, sempre più chiuso nel dolore, nel rancore, nell’apatia, in un’inconfessabile voglia di tenerezza. La socio-psicologia le ha dato un nome: “solitudine sociale”. Sembra che uccida di più dell’obesità.Tutti noi infatti, in quanto esseri umani, abbiamo bisogno del contatto con gli altri, un bisogno che ci permette di sopravvivere. Forse, quando ci si avvicina al tramonto della propria esistenza alcune riflessioni e stati d’animo sono più frequenti ed evidenti, ma la forza di Si nota all’imbrunire sta nel mettere a tema una condizione che può abbracciare tutti, indipendentemente dall’età. Con Silvio Orlando in palcoscenico, Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini.