
di Aldo Primicerio
Se gli togliamo la “s” iniziale somiglia tanto a quel movimento fondato nel 1919, che marciò e si prese l’Italia, diventando un regime. Un fenomeno che qui non ci interessa perché, in questo caso, lo sfascismo è quell’atteggiamento violentemente critico nei confronti di un sistema politico e istituzionale che, diffondendo sfiducia, nei fatti diventa disfattismo o qualunquismo. E gli sfascisti, sempre rigorosamente con la “s” iniziale, sono dappertutto, in tutto il pianeta. Sconquassano e rompono tutto, seminano macerie, ma non senza un motivo: demoliscono per poi ricostruire secondo un loro disegno mentale e speculativo. Il loro obiettivo è disintegrare istituzioni e costituzioni, far crollare equilibri decennali, talvolta secolari. Ed allora giù l’Onu, l’Oms, gli accordi di Parigi sul clima, i fondi sul Covid, insomma tutto quello faticosamente costruito su economia, energia, clima, salute. Il pensiero, è chiaro, va subito a Trump. Dove ci chiederemo sempre come abbiamo fatto a votarlo i cittadini statunitensi, e perché. Con quel ciuffo eternamente penzoloni e quella faccia strizzata in un’espressione tragicomica, lo diresti un perfetto idiota. Ma non è così. Lui è un attore, un furbastro, un homo economicus, uno speculatore.. In Italia solo Lega e FdI credono che favorisca la stabilità, ma 7 giovani su 10, intervistati da La Stampa, ritengono sia un pericolo per il mondo, e la maggioranza degli italiani considera la Nato come necessaria. Ne scrive anche Massimo Pillera, giornalista e scrittore, di cui mi rimane impressa una frase drammaticamente stupenda: “Vivo in Puglia, un cantiere aperto nel Mediterraneo, dove il sole non manca mai a differenza del lavoro, ed il mare resta a guardare come un testimone eterno”.
Distruggere la repubblica parlamentare, l’architettura comunitaria, l’autonomia di uno dei pilastri costituzionali fondati dai padri costituenti
E qui il pensiero va subito a Giorgia Meloni ed al suo governo. E anche qui ci chiediamo come abbiano fatto a votarla il 43,8% dei cittadini italiani (anche se, attenzione, quasi la metà degli aventi diritto al voto quel 25 settembre del 2022 era a casa o in vacanza, pensando “tanto non cambierà niente, i politici sono tutti uguali…”). Ma soprattutto come FdI sia riuscito addirittura a crescere di tre punti in questi due anni e mezzo di governo, dal 26% del 2022 al 29% dell’ultimo sondaggio di Swg, la scorsa settimana. Con i suoi 1,62 di altezza, i 50 kg di peso, l’andatura ciondolante con i boccoli biondi saltellanti, la diresti una arrivata lì quasi per caso. Ad occupare il vuoto lasciato da un piccolo titano come Silvio e, prima, da quegli autentici giganti della Prima Repubblica. Ma non è così. Lei è una tosta, cresciuta forte con la sorella Arianna nella solitudine della madre Anna, lasciata dal marito con Giorgia appena nata, nel rammarico di non aver studiato come avrebbe voluto, ma fiera della politica e della sua iscrizione nell’albo dei giornalisti professionisti. Giorgia afferma che sta cambiando l’Italia, ed è fiera dei suoi successi dentro e fuori dei suoi confini. E qui, per smentirla, ci viene in aiuto un sondaggio sempre di Swg, dove gli italiani della Meloni premiano sì la politica estera, la gestione del Pnrr, la politica economica. Ma la bocciano sonoramente per aver governato finora quanto ci si aspettasse (media 32%), e per non aver dato all’Italia quella svolta da lei annunciata ed anzi per averla peggiorata (media 61%). L’azione più deludente del primo governo italiano guidato da una donna è proprio sui due temi su cui esso aveva puntato in campagna elettorale: la sicurezza e l’immigrazione.
Sicurezza e immigrazione, temi fondanti in campagna elettorale, diventati una frana del centrodx in Italia, ed un boomerang anche per Trump
La sicurezza. Norme, decreti, leggi stanno rendendo più arduo il lavoro di forze di polizia e magistratura. Tra cui il governo Meloni sta artificiosamente creando una frattura. Tra le distorsioni del ministro Nordio pare ci sia addirittura il disegno di strappare ai Pm il controllo e la delicata interpretazione delle intercettazioni telefoniche. Immaginate un pò, per affidarle a Polizia, Carabinieri o Guardia di Finanza. Una disegno incomprensibile e, con tutto il rispetto per tutti, inattuabile. Oggi tra potere esecutivo (il governo) e potere giudiziario (la magistratura) è in atto uno scontro epocale, mai accaduto nella storia della repubblica. Dove le toghe sono divenute, nella mente obnubilata della destra, espressione del nemico rosso. E quindi, in questa dicotomia creata tra forze di polizia e magistratura, è diventato più difficile individuare criminali, processarli e condannali. Le città quindi sono oggi più insicure e violente, perché è venuto meno il controllo e sono cresciute le disuguaglianze sociali.
E poi l’immigrazione. La testarda e muscolare politica di trasferire immigrati in Albania si è trasformata in una farsesca e costosa deportazione di piccoli gruppi di persone, molte delle quali tornano poi nei centri di raccolta in Italia perché dalle Procure ne viene sollevata la illegittimità costituzionale. E non vogliamo ripeterci ri-citando la vergognosa liberazione del generale libico Almasri, sulla cui testa continua a pendere un mandato di cattura internazionale. Una brutta storia culminata in una figuraccia mondiale, dove alle Camere prima si scarica sulle Procure la colpa della scarcerazione, poi la si giustifica con la pericolosità del personaggio, poi ne si nega la motivazione del ricatto libico. Una versione ridicola, perché alla fine si ammette che il ritorno a Tripoli in pompa magna del generale, con un volo di stato a spese degli italiani, era necessario per evitare conseguenze per l’Italia sugli sbarchi, e quindi sull’immigrazione, dove la Libia è principale territorio di partenza dei disperati.
Politica restrittiva su immigrati arma a doppio taglio anche per Trump.
Infatti, per gli avvocati americani specializzati in immigrazione, la sospensione dei TPS, i permessi di lavoro per richiedenti asilo, avrà ripercussioni su centinaia di migliaia di individui che dai permessi dipendono per il loro sostentamento e la sicurezza legale. Sono quasi 600mila solo quelli provenienti dai Paesi del Centro America, che fuggono da persecuzioni e violenze. Il paradosso è che Trump ha vinto le elezioni grazie anche al voto di latinos e di neri che non vedono di buon occhio questa nuova ondata di immigrazioni. La sTrumpalata sui disperati d’oltreoceano, ma anche l’atteggiamento italiano su quelli del Mediterraneo, è la conferma della totale inadeguatezza culturale e politica di questi presunti nuovi leader ad affrontare le cause profonde e vere della migrazione. Cari Giorgia, Matteo, Antonio, fermatevi a riflettere ed a fare autocritica. L’immigrazione non è un fenomeno congiunturale, ma bensì ormai strutturale del pianeta. E quindi basta con le decisioni frettolose quasi a volersene sbarazzare. Se non si è all’altezza di affrontarlo. Se non se ne ha la giusta visione culturale e politica. Se non si comprende il rischio dello scontro tra poteri autonomi dello Stato. Se non si è maturi per congedare membri di governo rinviati a giudizio o condannati, ci si fermi. E, se occorre, si abbia la dignità politica ed il decoro morale di fare un passo indietro. Od anche di lasciare, se necessario. Per la democrazia e per il Paese.