Sarno contro Cacciatore: Camera penale esclusa - Le Cronache Ultimora
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Sarno contro Cacciatore: Camera penale esclusa

Sarno contro Cacciatore: Camera penale esclusa

di Erika Noschese “

Relativamente al documento sottoscritto dai colleghi (di cui sono venuto a conoscenza solo in data odierna – ieri per chi legge, ndr –), concernente il Decreto sicurezza, per correttezza e trasparenza intendo informare gli organi di informazione che non sono mai stato notiziato di alcuna iniziativa!”. Poche righe, di assoluto effetto, che rimbombano nei “corridoi” della Camera penale salernitana a margine della presentazione di un documento, firmato da oltre settanta penalisti salernitani, che non vede però la partecipazione attiva e qualificata della Camera penale salernitana. A specificarlo sono stati proprio i principali firmatari del documento, comunicando che non c’è stato alcun supporto sulla questione. Quindi le parole del presidente della Camera penale salernitana, l’avvocato Michele Sarno, che ammette di non aver saputo nulla dell’esistenza di questo documento che circola tra i penalisti salernitani, verosimilmente dopo l’astensione registrata insieme alle altre Camere penali d’Italia circa la delicata questione del Decreto sicurezza. E se sulla questione della separazione delle carriere è stato proprio il presidente Sarno a chiarire il punto, ammettendo che “il grosso della protesta partì proprio da Salerno, grazie a lui”, chiarendo quindi la posizione di cui lui in primis è stato ed è ancora promotore, resta il fatto che sul discorso dell’astensione a livello nazionale delle camere penali ci sia stata una valutazione diversa portata avanti da una parte dei penalisti salernitani, evidentemente in disaccordo rispetto a quanto le Camere penali d’Italia hanno poi portato a casa. Per questa ragione, dunque, il presidente della Camera penale di Salerno non è stato incluso nel discorso delle firme? Per una scelta di tipo tecnico, o forse politico? Il dibattito è più che aperto, considerando anche il “peso” delle firme al documento: bisognerà chiedere a loro, ed è questo il centro del dibattito, se il documento ha un peso tecnico, meramente relativo a ciò che i penalisti pensano del Decreto sicurezza in quanto tale, o se si tratta invece di una vera e propria mossa politica. Al di là di questo, non è stato fatto null’altro che escludere un ente istituzionale dei penalisti, da chi? Dai penalisti stessi, che hanno preferito, voluto o creato i presupposti per rendere questo documento libero da ogni intestazione. Forse perché tra i firmatari risultano esserci molti penalisti non iscritti alla Camera penale: e anche questo può rappresentare un ulteriore elemento di dibattito. Il documento, per arrivare a oltre settanta firme in poco più di 48 ore, deve aver fatto molti passaggi formali e non, tramite mail o tramite le più “classiche” applicazioni di messaggistica istantanea, per far sì che potesse essere letto e approvato da chi poi ci ha messo la propria firma. Evidente, quindi, è il fatto che ci sia stata una scelta, ponderata o meno, voluta o meno, politica o meno, di escludere alcuni penalisti dal documento. Si auspica un dibattito, che fa sempre bene alla democrazia e allo scambio di opinioni, in particolare quando le parti in causa sono stracolme di professionalità indiscusse del mondo forense. Resta, intanto, il punto interrogativo su un documento che sicuramente ha le sue ragioni d’essere, e proprio per questo avrebbe potuto intercettare anche il placet di chi, ad oggi, è rimasto escluso dalla firma, o più semplicemente dal dibattito. Finora. Il decreto legge sicurezza oggi non spacca solo il mondo della politica ma, a quanto pare, anche il mondo della giustizia, almeno sul piano locale.