Salerno. Svnduto il Conservatorio di Montevergine - Le Cronache Attualità
Attualità Salerno

Salerno. Svnduto il Conservatorio di Montevergine

Salerno. Svnduto il Conservatorio di  Montevergine

di Alfonso Malangone *

La Commissione Campana per il Patrimonio Culturale (COREPACU) del Ministero della Cultura ha deciso di assegnare all’edificio del ‘Cinema-Teatro Garofalo’ di Battipaglia la speciale tutela riservata ai beni di particolare interesse storico-artistico. Si legge che l’istruttoria, curata dalla Soprintendenza di Salerno, ha messo in luce le caratteristiche costruttive della grande sala e l’importante funzione svolta negli anni a favore della cultura per aver accolto artisti del calibro di Totò e dei fratelli De Filippo. Così, in un paio di settimane, prima con una strada principale dedicata al Sindaco Alfonso Menna, poi con questo riconoscimento, la Città ha dato prova di un lodevole impegno a tutela delle sue memorie perché possano essere di riferimento e di stimolo per le generazioni future. Un comportamento che, tra l’altro, accresce certamente il coinvolgimento e l’orgoglio di appartenenza di tutti i cittadini. Complimenti a Battipaglia! Ciò premesso, non può negarsi che questa notizia addolori. E, non poco. Infatti, nel 2009, sia il COREPACU che la Soprintendenza non ritennero di assumere eguale decisione per il ‘Conservatorio Montevergine’, edificio del nostro Centro Storico risalente al 1040 e realizzato incorporando nella facciata le vecchie mura costruite dai Longobardi a difesa della loro Capitale. Nel corso dei secoli, in quella struttura hanno operato diversi Ordini di Religiosi e Religiose con l’offerta di attività caritatevoli a sostegno della parte più debole della Città. Almeno fino ai primi anni 2000 quando, per volontà della stessa Curia, interessata a vendere l’immobile, fu ‘sfrattata’ l’ultima ospite, cioè “Casa Betania” di Padre Tomay, la casa di “Gesù” per le giovani-madri bisognose di affetto e cura. Fu proprio l’esigenza di stipulare l’atto notarile a imporre la verifica del vincolo che, con nota avente numero di prot. 12221, venne disconosciuto dal rappresentante pro-tempore dell’Ufficio Regionale con la seguente motivazione: “previo parere espresso nel merito dalle Soprintendenze territoriali, si comunica che lo stesso (nota: cioè il Conservatorio), a seguito delle forti manomissioni strutturali cui è stato sottoposto negli anni passati, risolta privo d’interesse culturale e, pertanto, non è sottoposto alle disposizioni di cui al…Codice per i beni culturali ed il paesaggio…” fermo “…il controllo da parte della Soprintendenza territoriale competente degli interventi a farsi sull’immobile stesso”. Cioè: si trattava di un cumulo di macerie e pietre di nessun valore. Con questo orientamento, non si capisce perché ancora ci siano i vincoli per “Palazzo San Massimo” o per la Chiesa di “Santa Maria de Alimundo”. A meno che non siano stati rimossi anch’essi. La prima cosa che crea stupore, in questa penosa vicenda, è che il Convento era già riportato nel Catalogo Generale del Ministero della Cultura, accessibile sul web, con una scheda compilata nel 1990 e aggiornata nel 2011 a firma degli archh. Maurano, Muollo e Villani (fonte: scheda pag. 6). In essa, dopo aver fatto risalire il Convento ai tempi di Guaiferio, Guaimario, Gisulfo e Roberto il Guiscardo, mica “micio-micio, bau-bau”, esso viene descritto come “edificio a pianta irregolare, con cortili e portico esterno. Strutture verticali in muratura mista intonacata. Tetto a falde con ossatura lignea e manto in coppi e canali. Volte a botte e a crociera, piani superiori con solai piani. Due scale di raccordo tra i piani sfalsati… All’interno, al piano superiore, affresco sopra-porta recante un Cristo in croce” (fonte: scheda, pag. 2). Evidentemente, tutto questo non fu ritenuto sufficiente a salvarlo dalla vendita. Del resto, non fu la sola operazione immobiliare della Curia del tempo. La seconda cosa, sorprendente, è il prezzo di cessione di un milione di euro in presenza di una perizia tecnica ufficiale che l’aveva valutato in ben € 6.500.000. Altro che macerie! Fu lo storico salernitano Massimo La Rocca a esprimere sconforto dichiarando: “Da casa di Dio a casa di Er Monnezza” (cit.). La terza cosa, preoccupante, è la destinazione edilizia dell’immobile. Un primo Permesso di Costruire per realizzare civili abitazioni, il n. 45 del 23/03/2012, non ha avuto seguito mentre risulta che, in data 28/09/2021, il Settore Urbanistica ha rilasciato ad una società avente denominazione diversa da quella della originaria acquirente l’autorizzazione paesaggistica n. 104 per “lavori di restauro, di risanamento e recupero, con destinazione residenziale, del Complesso Immobiliare Conservatorio Montevergine in via Salita Montevergine n. 8” (fonte: Comune). Malgrado la definizione di “casa di Er Monnezza”, il Convento potrebbe rilasciare gli stessi profumi del forziere di Paperon de’ Paperoni. E’ giusto precisare che, per tutto quanto precede, si fa salvo ogni errore. Un’ultima informazione appare necessaria. Con lettera aperta del 13/09/2023, il Prof. Aniello Salzano, uomo di grande cultura impegnato nella politica attiva, ha espresso le sue preoccupazioni sulle sorti del Conservatorio rivolgendo al Primo Cittadino l’accorata richiesta di appurare “…se la Soprintendenza, di solito sempre così occhiuta, attenta, solerte e vigile, abbia esaminato con il rigore del caso gli atti di sua competenza…” per un bene che “…appartiene alla storia della nostra Città”. Non si ha notizia del riscontro. Del resto, sempre facendo salvo ogni errore, su tutto questo permane anche il silenzio della Procura della Repubblica a fronte di un esposto che in data 03/12/2023, come riportato dalla cronaca, fu presentato dal cittadino Cesare Guarini con la richiesta di ricostruire uno scenario di verità nell’esclusivo interesse della Comunità. Riconoscere a Battipaglia la qualità di importante centro storico-culturale, sarebbe eccessivo. Non c’è molto e, in verità, ci sono anche cose imbarazzanti. Tuttavia, è certamente meritevole di ogni apprezzamento l’impegno di cui ha dato prova a confronto del poco o nulla fatto qui, da noi, pur disponendo di scavi etruschi di 2500 anni, di Chiese di prima del Mille, di Conventi e di storia. Oggi, per le recenti vicissitudini della Biblioteca di Villa Carrara e di quella Provinciale, cioè per l’azzeramento delle sedi della cultura, la disponibilità del Conservatorio avrebbe potuto consentire la sua trasformazione in un centro museale-educativo di primaria importanza, anche a sostegno dei flussi turistici interessati a conoscere le nostre memorie millenarie e desiderosi di meravigliarsi di fronte alla qualità della nostra civiltà. E, allora, è spontanea una preghiera al proprietario della struttura, se è ancora l’imprenditore che ha svolto nell’interesse della Città lavori ingentissimi ritraendone margini probabilmente di rilievo: “PER FAVORE, perché non decide di restituire l’immobile alla Comunità affinché possa continuare a svolgere una funzione sociale come nei secoli passati?” Visto il prezzo di acquisto, questa scelta potrebbe non avere particolari conseguenze economiche, pur applicando un valore simbolico. E, poi, realizzare il MUSA, il Museo Urbano Salernitano, con Biblioteca e sale pubbliche, rappresenterebbe un retaggio di amore destinato a restare vivo nei secoli. Questa Città ha davvero bisogno dell’amore di tutti.

*Ali per la Città