
Nel 1979 Salerno è una città in grave declino economico. E’ iniziata la crisi del settore industriale che porterà alla scomparsa progressiva delle ultime realtà produttive del settore meccanico e chimico; l’edilizia è pressoché ferma. Il contesto urbano è segnato dal degrado del centro storico. Ma in abbandono sono i luoghi identitari come Lungomare Trieste, dove la sera bivaccano centinaia di giovani mentre dilaga l’eroina. Il centro città è preda di un traffico senza controllo. Il parcheggio è ovunque selvaggio. Le amministrazioni comunali cambiano Sindaco ogni sei mesi, mentre gli assessorati scontano il dominio di piccoli gestori di pacchetti di voti aderenti a sigle di partiti e partitini che sono in realtà semplici clientele elettorali senza ideologia. La Procura di Salerno ha appena sette sostituti. Ed è sommersa dai casi di furto, lesioni, truffe all’Inps dei falsi braccianti. Non si istruiscono, se non sommariamente, processi sui reati contro la Pubblica Amministrazione. Introvabili, pressoché, processi per peculato, falsità negli appalti e nelle concessioni edilizie, corruzione di politici. Nella pattuglia dei giovani magistrati che si sta raccogliendo attorno a Magistratura Democratica e al gruppo di Luciano Santoro non c’è rassegnazione al limbo di quotidianità che grava sul Tribunale. Anzi, c’è attenzione proprio ai fenomeni sociali che la Giustizia pare tralasciare per convinta impossibilità di potere di intervento. Nell’estate di quell’anno, il Lungomare Trieste è invaso da auto parcheggiate tra le aiuole frantumate, mentre ragazzotti prepotenti sfrecciano con i motorini nel terrore e nell’ira dei pedoni del Lungomare stesso. Un bambino viene investito. Il fascicolo capita tra le mani di chi scrive. E’ l’occasione di un intervento deciso: Il Procuratore Capo Lupo non è insensibile alle situazioni di degrado e di pericolo. Autorizza un intervento forse mai fatto prima da un magistrato. Il sequestro del Lungomare Trieste al fine di evitare incidenti gravi per i cittadini. Divieto di parcheggio e di percorso per tutti i veicoli nella zona penale, con nomina del Comandante dei Vigili Urbani come custode e obbligo di denunzia per violazione dei sigilli a carico dei trasgressori. La notizia è straordinaria. E il divieto funziona. Il nuovo Sindaco è un giovane democratico, Aniello Salzano. Capisce il problema e l’insperato aiuto che arriva al Comune dalla Procura. Adotta ordinanze severissime di tutela dei giardini e della pubblica incolumità. La Procura ha cambiato qualcosa. Ma era già successo due mesi prima, quando era ancora Sindaco il democristiano Bruno Ravera. Con frequenza fastidioso, gli scioperi dei netturbini lasciavano cumuli di immondizie nelle strade, con pericolo crescente per igiene e salute. Erano scioperi non proclamati dalle sigle sindacali ufficiali, ma da piccoli contingenti di lavoratori che bloccavano la turnazione. Erano sovente forme di pressione per fini oscuri di lottizzazione per nuove assunzioni, più che rivendicazioni salariali. Al culmine dell’esasperazione popolare, il Procuratore Capo autorizza il sottoscritto a chiedere ai Vigili Urbani un rapporto dettagliato sulla condizione igienica e il pericolo per la salute pubblica. E’ il segnale per un cambiamento fulmineo. Il Sindaco ha la forza di indire un appalto immediato per la raccolta delle montagne di rifiuti. Lo sciopero viene revocato. Tutti iniziano a capire che in Procura qualcuno vuole fare sul serio. Gli attori invisibili del Palazzo di Giustizia iniziano ad avere nomi conosciuti dalla gente. Ma c’è anche un primo processo che segna una grande svolta nella storia di Salerno. E’ il processo sull’assunzione di 130 dipendenti del Comune tutto in un botto solo. Senza concorso, ma con il consenso di tutti, ma proprio tutti, i partiti presenti in consiglio, estrema destra compresa. Ne parleremo nella prossima puntata.
Michelangelo Russo