
di Alfonso Malangone*
Il 28 Febbraio scorso, la Giunta ha approvato lo schema del Bilancio di Previsione per il triennio 2025-2027. Secondo Legge, avrebbe dovuto farlo entro i primi giorni di Febbraio e inviarlo ai Consiglieri per la delibera da assumere una volta decorsi i canonici venti giorni per l’esame. Non è andata così, ma non è stata la prima volta. Comunque, nessun problema. Il Consiglio di Stato ha detto che i termini di Legge non sono perentori, ma solo ordinatori, e che pure in questo caso non è automatico l’intervento del Prefetto, l’unico in grado di intromettersi. Tra qualche settimana, quindi, si chiuderà il cerchio, anche se nel periodo l’Ente sarà obbligato ad operare in regime di gestione contabile provvisoria. Ma, questi sono discorsi che spettano ai tecnici. Come è ormai ben noto, il documento ha natura ‘politica’, in quanto destinato a selezionare le attività, o ‘missioni’, che si pensa di svolgere a favore dei cittadini quantificando le Uscite nei limiti della copertura offerta dalle Entrate, per assicurare il pareggio. Nei fatti, è un elaborato costruito a tavolino, magari scritto con il copia-incolla e, talora, con buona fantasia in applicazione della regola “avendo, potendo, pagando”. C’è anche chi lo definisce il libro delle favole, spesso neppure a lieto fine. E, allora: “perché non è stato elaborato in tempo?” Il motivo può essere uno, e uno solo: la preliminare verifica dell’integrale rimborso della rata del Disavanzo 2024, giacché una eventuale quota non soddisfatta avrebbe dovuto essere posta a carico del nuovo anno. Ora, nel rilasciare il documento, la Giunta ha detto che la rata di € 33,6milioni è stata pagata puntualmente. Bene. In verità, diversamente, sarebbe stata davvero una sorpresa, considerato l’andamento della gestione secondo i movimenti PER CASSA riportati dal sistema SIOPE del MEF. Innanzitutto, nel 2024, sono stati incamerati introiti ‘non ricorrenti’ costituiti da un contributo di € 9,9milioni concesso dal Governo proprio per pagare la rata, da ricavi per € 13,3milioni rivenienti dalla vendita di beni del Patrimonio, tra cui l’area Prog 1/b di Foce Irno, e da € 3,3milioni di dividenti chiesti alle Partecipate. Poi, sono aumentati in modo consistente gli incassi dei Primi Tre Titoli delle Entrate, quelli che sostengono la spesa corrente, cresciuti a € 212.226.818,29 da € 185.113.478,40 del 2023, + € 27.113.339,89. Si, avete letto bene: per i primi Tre Titoli in un anno c’è stato un aumento di € 27,1milioni. Un botto. E’ ovvio che, con questi introiti, aver pagato la rata di rimborso è il minimo che si potesse fare. Nel dettaglio delle voci, i maggiori incassi hanno interessato l’IMU, l’addizionale Irpef e la TARI. L’aumento della prima appare davvero sorprendente: il totale ha raggiunto ben € 37,3milioni da € 28,4 del 2023, + € 8,9. Un risultato altissimo anche rispetto al valore preventivato dall’Ente e fissato in € 32,5milioni. Per questo, sarebbe interessante capirne l’origine, visto che gli incassi sono definiti come “prodotti da ordinaria attività di gestione” e che le aliquote dell’imposta non sono variate rispetto al 2023. Si potrebbe pensare siano stati inseriti per errore i recuperi sui crediti di complessivi € 49,7milioni (!) degli anni precedenti, ma per essi sono stati utilizzati codici specifici che sommano per € 4,1milioni. E, quindi: “a cosa sono dovuti i circa € 5,0milioni incassati in più del previsto?”. Chissà. Forse si capirà meglio quando avremo il Consuntivo, a fine Aprile. L’addizionale Irpef, da parte sua, è salita a € 21,1milioni da € 15,2 del 2023, + € 5,9. Una mazzata per i cittadini chiamati a pagare l’aliquota più alta d’Italia applicata nella misura fissa dell’1,1% su tutti i redditi a partire da € 10.000 annui (fonte: Comune). Cioè, da noi l’1,1% è valido sia per i redditi di € 12.000 che di € 120.000, mentre altrove sono previsti degli scaglioni per alleggerire i livelli più bassi. Non sembra equo. Cresce, infine, la TARI a € 36,1milioni rispetto a € 34,6 del 2023, + € 1,5. Su questa, comunque, c’è poco da dire, essendo tassa di scopo destinata a pagare i servizi di Salerno Pulita. Sulla TARI, però, si deve osservare che i recuperi sugli anni precedenti sono stati pari solo a € 1,9milioni su un totale di € 109,3 (!). In sostanza, gli evasori possono stare tranquilli perché pagheranno i cittadini, come avverrà anche per le multe. Per queste, gli incassi dell’anno sono stati di € 6,7milioni contro € 6,3 del 2023, + € 0,4, ma non ci sono recuperi sul totale degli insoluti pari a € 57,4milioni (!). Viva i furbi. Inutile proseguire, sarebbe uno sperpetuo inutile. Prima di chiudere, però, è importante anche sottolineare che, pur in piena fase di riequilibrio, le spese correnti di gestione non si sono ridotte e, anzi, sono cresciute per € 7,8milioni, tra cui € 1,1 per compensi ai dipendenti e € 5,5 per l’acquisto di beni e servizi. Sono cresciuti anche gli interessi passivi che, secondo il piano aiuti, avrebbero dovuto contrarsi di € 1milione l’anno. Invece, sono aumentati di € 500mila, salvo errore. E’ evidente che, se ai maggiori incassi si contrappongono maggiori spese, l’impegno per il rientro è di fatto tradito, benché il Bilancio di Previsione dimostri che a fine 2025 sarà pagata con regolarità la prevista rata di € 16,6milioni pure utilizzando il nuovo contributo offerto dal Governo per € 6,9milioni. Su questo, va detta una grande verità: il Governo ha deliberato un contributo annuo, fino al 2033, in favore delle nove Città che hanno aderito al piano aiuti e un decreto del Mininterno e del MEF ha assegnato a Salerno importi annuali tra gli 8 e i 10milioni per un totale di € 80.239.594,16 (fonte: Governo). MIRACOLO: il Disavanzo originario di € 169,9milioni si è praticamente dimezzato a € 89,7 (169,9-80,2). CIOE’, STIAMO PAGANDO RATE PARI AL DOPPIO RISPETTO AD UN DISAVANZO RIDOTTO ALLA META’. In queste nuove condizioni, è davvero incredibile che si prosegua a sottrarre risorse ai cittadini e si insista nella (s)vendita dei beni pubblici, a meno che IL BILANCIO NON SIA DAVVERO “INFRACETATO” CON RESIDUI ATTIVI PRIVI DI VALORE E CON UN DISAVANZO CALCOLATO CON GRANDE FANTASIA. Come avvenne nel Consuntivo 2020 (fonte: Bilancio). E, allora: “perché di questo nessuno ha detto, o dice?” Poi, visto che l’art. 5 del contratto aiuti prevede la possibilità di modifica del piano di rientro: “perché non si provvede, subito, a ridurre l’addizionale Irpef e i costi dei servizi a domanda o ad eliminare il diritto di imbarco?” Ancora: “perché si aggiungono altri beni da (s)vendere?” E, su questo punto: “quale interesse può avere il Comune ad amministrare le aree dei lidi di Torre Angellara per poi cederle ai privati versando al Demanio parte del ricavato?” Peraltro, tre di esse, Finanzieri, Siulp e Conchiglia, furono già oggetto di gare a fine 2021 e due pure vendute, Siulp e Conchiglia, con la registrazione dei valori tra i Residui Attivi sotto la voce: “Alienazione beni – Esproprio Ospedale, Lidi e via De Mattia” (fonte: Bilancio). Quindi: “com’è possibile che questi lidi siano tuttora citati tra le voci dei crediti, salvo ogni errore, ed anche elencati tra i cinque da vendere (fonte: Comune)?” Poi: “è solo una coincidenza se quelle aste di Dicembre 2021 furono disposte con procedura di somma urgenza, anticipando le concessioni Bolkestein, e se adesso precedono la scadenza Bolkestein 2027?” Forse, una spiegazione sarebbe doverosa. Ai cittadini. In presenza del contributo del Governo per € 80,2milioni, il rientro dal Disavanzo dovrebbe essere perseguito in un quadro di chiarezza e trasparenza, non avvolto da una nebbia fitta. Perché, si possono pure togliere disponibilità dalle tasche delle famiglie, ma solo se necessario. E, non sembra sia più così. In queste condizioni, ogni atto è valutabile come vessazione e iniqua distribuzione di sacrifici. I cittadini non meritano questo. Per amore di Salerno: “fermatevi”. Questa Città ha bisogno di amore. *Ali per la Città