Alberto Cuomo
Contrariamente a chi ritiene Salerno una “città europea”, intendendo con tale denominazione la sua appartenenza ad un consesso internazionale rivolto al progresso sociale, culturale, democratico ed economico, la nostra città appare essere piuttosto un luogo regolato da rapporti pre-medievali, pre-civili si direbbe paratribali, dove vince la prepotenza del più forte, come era, al più, nel Far West. Nel vecchio West, almeno secondo quanto è dato vedere nei film western, mancava ogni regola e spesso lo sceriffo, il sindaco, il medico, il giudice, non sembrava fossero al servizio dei cittadini, quanto dei maggiorenti locali in combutta con i politici centrali in un allegro comune arricchimento dato dall’appropriazione dei terreni tolti ai nativi, dall’oro cui si dedicavano i cercatori o dagli investimenti nel bestiame, nella ricerca mineraria, nello sfruttamento del gioco e della prostituzione. In maniera per certi versi simile, a Salerno, nell’assenza di regole, talvolta legittimata dalla stessa legge, come è ad esempio per la legge regionale circa la gestione dei porti affidata impropriamente ai comuni e all’Autorità portuale, sfuggendo quindi il parere e il coinvolgimento delle popolazioni dei comuni viciniori interessati dallo stesso mare, viene meno anche la tutela da parte di chi è preposto a salvaguardare città e cittadini. E, a proposito del porto, del progetto del suo ampliamento, oltretutto approvato dai ministri dell’ambiente e dei trasporti, appare singolare che non vi sia alcuna autorità, a parte l’Arpac, che voglia interrogarsi sul danno che arrecherà ai cittadini. Che il porto, non solo quello a venire, quanto quello già esistente, sia dannoso per Salerno, mentre pennivendoli prezzolati strombazzano festosi sull’aumento dei natanti commerciali e turistici, di fatto fonte di inquinamento estremo, è evidente anche ad uno sprovveduto, laddove una semplice analisi costi-benefici mostrerebbe una tale verità. Del resto basterebbe pensare all’inferno del traffico che si è scatenato lo scorso weekend intorno al viadotto invaso dai tir tale da determinare file di auto lunghe sino alla Avellino-Salerno, o Pontecagnano-Salerno e Cava-Costiera-Salerno, per comprendere che il porto non è utile, quanto nocivo per la nostra città. Perché il sindaco Vincenzo Napoli, a tutela della salute dei cittadini, non solo quelli che abitano nel cosiddetto crescent, non commissiona una tale analisi? E nella Cittadella Giudiziaria è stato rinnovato l’incarico ad un procuratore affinchè si occupi degli eventuali reati ambientali? Probabilmente no, se niente si sa dei rifiuti tunisini (certo, affidati alla procura di Lagonegro, ma su cui vige l’interesse della nostra città) del lungomare devastato e tenuto in uno stato pietoso da oltre 10 anni per far luogo ad un improbabile parcheggio sotterraneo. Ogni attività bisognosa di proventi o solo di approvazioni pubbliche non sfugge al controllo del potere politico esercitato dal “sistema” deluchiano. Così è per le manifestazioni pseudo-culturali, “Salerno Letteratura”, sagra del caciocavallo impiccato, gestione del teatro Pasolini e Ghirelli di cui non sono rese pubbliche le rendicontazioni. Anche i maggiori servizi per i cittadini sembra cedano al fascino del potere del “sistema”. Che ne è, infatti, delle questioni sollevate al Ruggi sulla ginecologia, l’ostetricia, la medicina trasfusionale, la cardiochirurgia, a proposito di titoli e di incarichi privati, su cui il nuovo direttore amministrativo il dottore Ciro Verdoliva ha promesso massima trasparenza. La stessa università, con incarichi a contratto a fedelissimi di De Luca, qual è, ad esempio, il dottore Enrico Coscioni, non sembra esente da cedimenti ai modi deluchiani. Alcuni giornalisti, sedicenti intellettuali, che in passato hanno scritto su De Luca un libro a più voci dal titolo “Il monarca”, hanno recentemente messo in stampa un altro testo intitolato “L’autunno del monarca” alludendo all’attuale fase di presunta uscita del presidente regionale dallo scenario politico. Ebbene, se già pensare all’autunno può far ritenere vi possa essere un inverno e, quindi, una possibile nuova primavera, lo stesso De Luca ha voluto rassicurare i propri elettori e smentire il suo farsi da parte affermando che lo attende ancora un quarto di secolo di attività politica. E difatti le sue uscite recenti su Salerno mostrano si stia preparando ad un nuovo tenzone elettorale per la poltrona di sindaco della città. E non solo. La segreteria regionale del Pd affidata al figlio indica la volontà di misurarsi ancora nel partito dove far valere il proprio peso di tessere. E si sa che chi è avvezzo al potere è molto restio a lasciarlo, persino in punto di morte, e solo cause di forza maggiore costringono all’abbandono. Nel caso di De Luca solo una vittoria alle regionali di un suo avversario che smentisca decisamente il suo operato può far pensare al riverberarsi della sconfitta anche nella nostra città. Entrambi i possibili successori di De Luca, Fico e Cirielli, hanno le carte in regola per dichiarare la propria differenza dal sistema di potere deluchiano, ma, mentre il primo ha già accettato la possibile continuità con quanto ha iniziato il presidente regionale uscente, il secondo potrebbe farsi invischiare nel suo stesso humus elettorale dove allignano le stesse richieste clientelari. Dopo oltre trenta anni di potere a Salerno e circa dieci anni di potere regionale, è necessaria una svolta vera. Per questo i candidati alla presidenza dovrebbero esporre programmi concreti, non meri slogan, sulla gestione della sanità, del territorio, dell’ambiente, della cultura e, perché no, sull’avviamento dei giovani al lavoro e sulle agevolazioni per loro allo studio. Il resto è fuffa e non si ha bisogno di un altro De Luca.





