Alberto Cuomo
È di questi giorni la notizia, salutata con orgoglio e soddisfazione dai quotidiani che non comprendono il danno arrecato alla nostra città, di un forte aumento delle attività di stoccaggio e scambio merci nel nostro porto commerciale. Sarà per questa incomprensione, in cui sono coinvolti gli stessi cittadini, che l’Autorità portuale ha concepito, in sordina, un progetto di ampliamento delle banchine a spese di città e cittadini, ma utile a pochi privilegiati da arricchire con le concessioni. E non si può non tornare a dire di tale progetto, dopo averne scritto su queste colonne, anche perché esso concorre, con il PUA (Piano attuativo) del comparto urbanistico ricavato, secondo una logica milanese, alle spalle dell’ecomostro detto “crescent”, ad essere la base di nuove avventure edificatorie affidate a un concorso di architettura che, pare, veda tra i partecipanti Stefano Boeri il quale, chiamato da Alfieri e De Luca per ridisegnare la costa-sud della provincia, come è noto, di concorsi di progettazione se ne intende. Purtroppo per Andrea Annunziata, ex politico di partiti vari ed ex deputato, avvocato, ed ex presidente dell’Autorità portuale del Tirreno centrale, il progetto di ampliamento del porto da lui voluto, è stato redatto in ragione di una legge regionale che per molti è intesa incostituzionale. Tale legge è la n. 5 del 9 giugno 2021 della Regione Campania, che riporta quanto già votato nel “collegato” al Piano di stabilità regionale per lo stesso anno, e che, all’articolo 40, conferisce ai comuni l’amministrazione dei porti regionali e interregionali, ovvero delle concessioni dei loro spazi. Di qui, forse, l’idea dell’avvocato Annunziata, concertata con il comune, essendo data ad entrambi la gestione del porto di Salerno, di allargare gli spazi di allocazione dei containers, ovvero il molo di sottoflutto, mediante un ampliamento che lo conduca ad occupare la spiaggia dell’Hotel Baia, sino a giungere ad una larghezza di oltre 200 metri, molto prossima a quella dell’attuale Trapezio, intasato dai grandi contenitori metallici spesso utili, secondo molti esperti, a trasportare droga, persone, armi e, come sappiamo a Salerno, rifiuti tossici (a proposito che ne è dell’inchiesta su quelli spediti in Tunisia affidata al procuratore Vincenzo Montemurro?). Circa l’incostituzionalità della legge regionale, alla quale si appella l’avvocato Annunziata per sostenere la sola competenza del comune di Salerno sull’area portuale, escludendo Vietri ed altri comuni costieri interni all’ambito marino cui fa riferimento il porto, basterebbe leggere l’articolo 117 della Carta: “…Sono materie di legislazione concorrente (con le Regioni non con i comuni, ndr.) quelle relative a: … porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporti e di navigazione”. L’Autorità, quindi, invece di relazionarsi al solo comune di Salerno, avrebbe dovuto in accordo con la Regione, o persino con il Ministero dei trasporti e il Ministero dell’Ambiente, delimitare l’ambito marino coinvolto dalle attività portuali e dal sistema delle navigazioni indotto. Del danno ambientale si è detto altrove, rendendo note le perplessità dell’Arpac sul progetto. Il danno ai cittadini e al turismo è evidente nella eliminazione di una delle poche vere spiagge rimaste in città determinata dall’allargamento del molo. Ma il danno maggiore alla città è quello paesaggistico. In questo senso non si comprende il mancato inserimento nell’area “Centro storico”, da parte del Piano Regolatore, dell’area che comprende via Croce, via Sabatini e via Porto, con le palazzate otto-novecentesche che le illustrano. Salerno nel Grand Tour dei viaggiatori del Settecento era considerata quale prima tappa per raggiungere la costa d’Amalfi. Nei primi del Novecento, quindi, tra i Piani di Donzelli e Cavaccini (1915) e quello di Camillo Guerra (1935), la città fu immaginata con una doppia espansione, una privilegiata verso occidente, tale da collegarla a Vietri (immaginata come la Posillipo salernitana) ed alla Costiera amalfitana, cui era affine, ed una ad oriente con una organizzazione da città-giardino. Di qui i due importanti poli di riferimento, il teatro con villa comunale ad ovest e la stazione ad est. Era però, nella coscienza comune che Salerno fosse legata alla costiera, tanto che mentre l’espansione occidentale fu realizzata, per quella orientale si dovrà attendere il secondo dopoguerra. Il perverso progetto attuale dell’ampliamento del porto ha quale corollario anche la trasformazione dell’impianto stradale con il raddoppiamento di via Porto sì da aumentare il traffico verso il centro, compreso quello dei camion con containers, annullando l’immagine storica della palazzata affacciata sul mare, oggi interno al porto e, in passato, aperto verso le spiagge. La montagna di containers si estenderà allora dagli attuali cantieri, sulla nuova colmata che sostituirà il circolo Canottieri e i pontili, sino all’hotel Baia, eliminando l’attuale cartolina di Salerno visibile da quanti si affacciano dalla statale o dall’autostrada, in favore di un lercio panorama di gru e containers, immemore di quello pulito del vecchio porto incastonato nella città antica con le cataste di legnami e chiancarelle criminalizzate da De Luca. E ancora una volta, dietro il millantato sviluppo, il nuovo impianto stradale, giungendo alle spalle dell’ecomostro, produrrà nuovo cemento, a danno dei necessari standards per gli edifici abitativi presenti. Che Annunziata, nativo di San Marzano, non abbia a cuore Salerno e il mare è possibile, e tanto vale per De Luca, di Muro Lucano, ignaro della storia e della cultura della nostra città e teso a realizzarle chi sa quale oscuro futuro. Non si comprende però l’acquiescenza a tali progetti infami da parte del sindaco attuale, Vincenzo Napoli, salernitano, colto, architetto, e pure dimentico dei principi della cultura filosofica e urbanistica italiana riguardanti il recupero e non il nuovo, ispiratori persino dello spagnolo Bohigas.





