Camilla Roberto, madre di Antonio Mathed Eid Sayed, comunica che non si fermerà – nel percorso della prevenzione della droga. Di tutte le dipendenze, in particolare della tossicodipendenza – quella relativa alle sostanze psicotrope. Il giovane Antonio moriva, un decennio fa, proprio a causa di un’overdose. Egli e la madre, ha dichiarato la Roberto, sono entrambi “vittime della droga”. Sette mesi fa, in una cerimonia pubblica (presenti il vicesindaco Cavaliere; don Peppino Iannone e una rappresentanza della civica amministrazione) – al parco “Boschetto”, di Mercato San Severino (Salerno) – veniva piantumato un melograno: l’albero “della vita”. L’albero “di Antonio”. Allo scopo di commemorare i deceduti a causa della droga, nonché le famiglie che si trovano a lottare contro questa temibile sciagura. Ebbene, a distanza di poco tempo, l’aiuola contenente l’alberello (contenuta, appunto, nell’area verde succitata) è stata vandalizzata da ignoti. Come pure l’intera zona del “Boschetto”. Ivi compreso uno chalet ristorante, presente per il ristoro. Infatti, anche il responsabile del chiosco – come già la signora Roberto – dichiara di essere stato “preso di mira” da gruppi di adolescenti (egli presume), a vandalizzare il parco. Massimo Califano, questo il nome del referente del chiosco, asserisce di aver installato delle telecamere – in un sistema di videosorveglianza. Purtroppo per lui, e per i residenti di San Severino, le videocamere non sono ancora attive. Tornando alla questione sollevata dalla Roberto, ella fa di tutto per creare spazi green – come quello al “Boschetto” – dove poter far riflettere le nuove generazioni e non solo (anche i nuclei familiari) sugli effetti terribili della tossicodipendenza. Piantando specie arboree, fiori, erbe spontanee. Come i sessanta narcisi piantati nel 2023. Proprio lo scorso anno, oltre alla pianticella, sono stati deposti pietre e ciottoli colorati – presso la piccola aiuola. “Bomboniere” o souvenir a cura dell’artista Adì. Adesso è tutto divelto. Rimane solo il melograno. Per questo, Camilla Roberto ha parlato quasi di una “profanazione”, verso la “sacralità” di quest’area dedicata al figlio e agli altri ragazzi, scomparsi per la droga. E annuncia di non arrendersi mai. “Il mio obiettivo – afferma Camilla Roberto – è quello di prevenire il fenomeno della droga”. Come? È presto detto: “Informando, parlando, tenendo dei corsi a cura di persone competenti e di esperti del settore”. Perché “La droga uccide sempre, anche fin dall’inizio. Anche solo per un semplice spinello”. Senza contare i danni biologici e fisiologici, sia al fegato – a rischio cirrosi, soprattutto per i pericolosi mix o cocktail di alcool e sostanze stupefacenti – sia al cervello. “I ragazzi vedranno bruciarsi i neuroni e utilizzare psicofarmaci, in maniera irreversibile – dice la donna – se proseguiranno nel drogarsi”. Sempre relativamente alla sua personale, ma lei non è certo unica, lotta contro la droga, la pasionaria annuncia che scriverà di nuovo al papa: infatti, nel 2018, due sono state le missive rivolte a papa Francesco. Allo scopo di poter far istituire una giornata internazionale rivolta alle vittime della tossicodipendenza. Due missive a cui non è stata data risposta. Solo una benedizione del pontefice, un “prestampato” bene augurale. Adesso, la Roberto ci riprova e afferma: “Se il papa non risponderà a queste mie parole – ed io credo che, in realtà, non abbia proprio ricevuto le mie lettere tra le sue mani personalmente – chiederò un’udienza privata con lui”. Ella si dimostra una donna di grande coraggio e perseveranza. Anna Maria Noia
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