Di Cosmo Nicolino
Siamo in Italia, nel 2023, e dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale potrebbe mostrarsi un problema. Risulta difficile riuscire a stilare dati relativi alla comunità LGBTQIA nel mondo. Secondo l’OCSE, in media il 2,7% della popolazione di uno stato dichiara di appartenere alla comunità LGBTQIA+ per una percentuale di uno su quattro, identificandosi come omossessuale, bisessuale o transgender. Mediamente parliamo di 17 milioni di abitanti, spalmanti in maniera disomogenea. Ciò è dovuto al forte tasso discriminatorio ancora presente in determinati Paesi del mondo. In Italia sono oltre ventimila le persone in unione civile o che lo sono state in passato. Di questi, il 26% ha affermato che dichiarare il proprio orientamento sessuale sul lavoro è stato motivo di discriminazione rappresentando uno svantaggio nel corso della propria carriera lavorativa. Si tratta di episodi discriminatori che si esplicitano attraverso l’utilizzo di termini e frasi denigratorie, nulla a che vedere con la qualità del lavoro svolto. Ciò ha portato il 40% dei lavoratori LGBTQIA a non stringere nessun legame personale sul posto di lavoro evitando di frequentare anche al di fuori del lavoro colleghi per paura di dover rivelare le proprie scelte sessuali. Proprio come se stessimo parlando di dover dire quale sia il piatto che preferiamo dal menu di un ristorante qualsiasi. Vale a dire quindi: È dato sapere le scelte appartenenti alla propria sfera sessuale prima ancora di conoscere una persona? È una prerogativa affinché si possa stringere qualsivoglia legame? È ancora, una “qualità” che incide sulle proprie prestazioni lavorative? Credo si possa tranquillamente affermare che le tre domande precedenti abbiano una costante in comune, e cioè che la risposta sia inequivocabilmente NO. Nonostante ciò, la regione che presenta maggiori atti discriminatori in Italia e la Campania non avendo cura della normativa contro l’omofobia presente.
Non è da meno, purtroppo, la nostra provincia, dove quotidianamente il comitato provinciale di Arcigay Salerno, guidato dal presidente Rocco Del Regno, riceve continue segnalazioni di attacchi o segnalazioni omo-bi-lesbo-transfobici: “Riceviamo spesso segnalazioni di attacchi discriminatori nei confronti della comunità LGBTQIA+ nella nostra provincia – dichiara Rocco Del Regno, presidente di Arcigay Salerno. Gli episodi più gravi si svolgono ancora in famiglia e tra i banchi di scuola, e questo è il dato preoccupante per tutte e tutti noi. Un ultimo episodio segnalatoci – dichiara ancora Del Regno- è una scritta omofoba comparsa su un palazzo in Via Luigi Guercio. Grazie al rapporto costante e solido con l’amministrazione comunale siamo riusciti a farla rimuovere. Ma ciò non basta! Serve una legge nazionale contro i crimini d’odio fondati su orientamento sessuale e identità di genere, ma soprattutto l’educazione nelle scuole alle uguaglianze ed alle sane relazioni come ad una sessualità e ad una salute sessuale consapevole, così che le nuove generazioni crescano nella consapevolezza e nel rispetto di tutti e tutte!” Purtroppo, oggi questo non è un problema circoscritto all’Italia, nella quale le diverse regioni hanno provveduto e stanno provvedendo ad adattare la normativa affinchè si possa debellare il problema. L’omosessualità resta in ben 70 Paesi del mondo un reato, in altro modo, ben 70 Paesi vietano ai propri cittadini di potersi esprimere liberamente, di poter essere se stessi, di vivere la propria libertà sessuale. In Brasile, uno dei paesi in cui il tasso di omofobia risulta essere ancora molto alto, in cui risulta addirittura pericoloso appartenere alla comunità LGBTQIA la Corte Suprema ha deliberato con 9 voti a favore e 1 contro che omofobia e razzismo equivalgono dal punto di vista legale. Il Brasile, sotto la presidenza di Lula, è ritornato sulla questione già avviata nel 2019, quando per la prima volta i giudici dichiararono l’omofobia un reato. Ad essere condannati, adesso, sono anche gli attacchi omofobi individuali, tutelando così anche la singola persona diversamente da prima, quando erano rilevanti solo gli attacchi alla comunità LGBTQIA+vista come un insieme. Che sia una nuova alba per il Brasile? Ci auspichiamo che proprio il Brasile, ancora oggi un Paese in cui molte persone hanno paura ad essere libere possa divenire un modello per quei Paesi in cui essere omosessuale – per esteso – è ancora, addirittura reato. È doveroso ricordare che: un mondo in cui non si è liberi di amare è un mondo dove chiunque dovrà avere paura per se.
Cosmo Nicolino