Piero De Luca paga pegno per il cognome che porta - Le Cronache
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Piero De Luca paga pegno per il cognome che porta

Piero De Luca paga pegno per il cognome che porta

Di Salvatore memoli

Non tifo per Piero De Luca ma non voglio nemmeno che venga trattato così come la Schlein ha fatto. Per me non doveva arrivare a posti parlamentari perché ha tradito pienamente i principi elementari di rotazione, distribuzione e partecipazione democratica  delle rappresentanze politiche. La responsabilità é del padre e non sua. Il padre, volpone politico, doveva sapere a cosa esponeva il figlio. Se non l’ha fatto vuol dire che non ha valutato i rischi oppure li ha messi in conto e gli sta bene così! Ora da vice presidente del gruppo PD all’opposizione lo hanno declassato a co-segretario con qualche delega importante che gli passa come fetta di prosciutto sotto il naso!
Non c’é offesa maggiore per lui che pure ha competenze e versatilità politica ma che potrebbe fare bene anche da parlamentare senza incarichi di gruppo. Ma la politica ha delle regole che fanno mettere sotto i piedi dignità ed autonomia. Purtroppo il giovane maturo Piero é vittima di giochi più grandi e di veti incrociati che non passano inosservati. É spettatore e vittima di scelte che forse ha contribuito a realizzare. Per me é stato lui a trascinare il padre verso Bonaccini. Una cordata di sodali governatori che non aveva mordente. Una combriccola sguaiata di sceriffi a metà che non hanno concluso niente! Tra essi il migliore è sicuramente Vincenzo De Luca e tanto basta per capire la sconfitta!
Piero paga pegno per l’appartenenza allo sconfitto Bonaccini e per il cognome che porta! Ma i cognomi si onorano, in un partito serio, non si dileggiano e non si trattano con disprezzo, perché portano contenuti. Ovviamente le sensibilità sono in funzione delle persone che le esprimono. La Schlein ha pensato di misurare la sua forza ed affermazione in questo modo, declassando Piero De Luca. Il discorso si fa serio e importante. Chi perde non è Piero! Piero soccombe perchè Bonaccini è distratto dalla gestione dei miliardi per l’alluvione che il governo di destra gli ha mandato. Non ha avuto tempo per chiarire le regole in un partito democratico dove pure è il Presidente. In un partito che vive di partecipazione non si lascia tutto al segretario e, soprattutto, non prevale la posizione di un parlamentare sebbene si chiami Ruotolo. In un partito in cui Bonaccini rappresenta l’altra faccia della luna il vice Presidente si lascia alla parte che rappresenta la minoranza. Perché non è stato fatto? Vincenzo De Luca deve chiedersi questo, deve fare lo sforzo di capire che la loro parte politica è inconsistente ed irrilevante. Una parte politica che si fa massacrare un suo uomo politico, un quadro che non ha demeritato ma che passa alla storia come vittima di una guerra di quartiere che non finirà certamente qui! Se De Luca si ricorda di essere un politico e soprattutto di essere un padre deve battere un colpo! Deve far sentire quanto vale il suo peso. Nella gabbia dei leoni, se un leone si arrende, tutti gli danno di brutto! E, poi, non sarà bello vedere un proprio figlio bistrattato ed offeso, senza meritarlo. Come non lo è stato per molti nostri genitori assistere al dileggio dei figli: tagliati dagli incarichi, aggrediti con manifesti pubblici, trascinati davanti alle Procure ed ai Tribunali, vittime di ostracismo viscerale di un potere bizzarro e padronale!
Una ruota che gira e che chi sta in cielo registra amaramente.
De Luca ha fatto di peggio, non ha avuto mai cuore, ha fatto calcoli freddi e ghiaccianti per la conservazione di un potere monocratico. Ha oscurato amici, gente di valore, gli ha fatto terra bruciata, con il ghigno di chi può tutto e regola le leggi dell’universo politico e sociale.
Oggi verifica che la lezione di Dante, con la sua saggezza religiosa, mantiene la sua fragranza nel tempo. Il contrappasso è una misera soddisfazione per alcuni e un’evidente lezione di vita per altri!
Chi ha avuto tutto avrà niente e chi ha già goduto il paradiso in terra è giusto che provi l’inferno.