Per amore di Salerno: fermatevi! - Le Cronache Salerno
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Per amore di Salerno: fermatevi!

Per amore di Salerno: fermatevi!

di Alfonso Malangone*

Le notizie diffuse in questi giorni sulla imminente cessione di altri beni pubblici, tra cui aree balneari ed ex Carceri, conferma che il rientro dal Disavanzo di Amministrazione di € 169,9milioni renderà povera la Comunità oltre ogni possibile immaginazione. Del resto, fu l’Assessora al Bilancio, dott.ssa Adinolfi, a dichiarare nel 2022: “venderemo tutto, tranne Comune e Arechi” (cit.). Forse, i pochi cittadini interessati all’argomento pensarono fosse una semplice previsione, così come i rappresentati politici che, fino ad allora, avevano sempre votato a favore di Bilanci definiti in equilibrio e rispondenti ai requisiti della certezza, verità e realtà. Purtroppo, ed è un fatto storico sempre dimostrabile, non era proprio così. Il peggiore di sempre fu il Consuntivo 2020, chiuso con un Disavanzo di Amministrazione di € 201,9milioni dopo la modifica dei Residui Passivi, cioè dei debiti, che, seguendo la corretta rilevazione contabile, lo avevano posizionato a € 340,7milioni. Un valore ‘stellare’, per usare un termine adeguato alle iperboli. Eppure, l’Assessora al Bilancio del tempo, nonché vice-Sindaca, prof. Avossa, lo sottopose con favore al voto del Consiglio in data 14/09/2021 dichiarando: “il Bilancio del Comune è in ordine e consentirà alla Città di portare avanti i tanti progetti in cantiere…qui c’è un’Amministrazione…che produce atti e fatti per il benessere del nostro territorio…” (cit.). Sei mesi più tardi, il 31/05/2022, in occasione della delibera del Consuntivo 2021, chiuso con un Disavanzo di € 169,9milioni dopo la cancellazione di un debito di € 78,1milioni tra le voci del precedente (nota: prova evidente della sua infedele elaborazione), fu la nuova Assessora al Bilancio, dott.ssa Adinolfi, a rassicurare sulla sostenibilità finanziaria degli impegni dichiarando: “non siamo né in dissesto né in pre-dissesto e non siamo costretti ad aderire a questo decreto (nota: decreto Aiuti), ma sarà una scelta meditata…se ci saranno elementi di convenienza” (cit.). Salvo a comunicare, due giorni dopo, che già era in corso la trattativa con il Governo e a proporre in Giunta, dopo appena altri 14 giorni, la delibera di adesione. E’ opportuno osservare che per quei Bilanci, malgrado le dichiarazione, la Città si posizionò al primo posto, in Italia, per quota pro-capite di Disavanzo e di Debito (fonte: Sole24Ore). Così, il 29/12/2022, fu anche approvata la bozza del contratto di rientro che terrà in ginocchio la Città fino al 2044. Dalle stelle di Bilanci ‘equilibrati’, in pochi mesi si passò alle stalle di Bilanci ‘squilibrati’, sempre con il consapevole voto favorevole dei rappresentanti politici della Maggioranza. Forse, qualcuno dovrebbe spiegare perché tutto avvenne senza che ci fosse una minima percezione del disastro che si preparava per la Città. La criticità del piano è nelle fonti individuate per il rientro dei 169,9milioni di euro: € 43,1milion da nuove entrate tributarie, € 24,6milioni da maggiori riscossioni e altro; € 25,2milioni da minori spese; € 77,0milioni da alienazioni. Quindi, il “venderemo tutto” non era una minaccia, ma una scelta precisa che attribuiva ai beni pubblici il ruolo dell’agnello ‘maggiore’ da sacrificare sull’altare del debito stellato, benché il valore totale di quelli ritenuti ‘macellabili’ neppure copriva l’impegno assunto. Proprio come adesso. Quindi: “si decise di avere le mani libere per le selezioni successive?” Oggi, mettere in vendita le aree balneari e le ex-carceri di via San Massimo, dopo le gravi cessioni di Foce Irno, significa continuare a sottrarre ai cittadini beni di grande utilità per sanare scelte amministrative che, nonostante tranquillizzanti dichiarazioni, avevano ‘sbilanciato’ l’Ente in conseguenza di spese oltre i limiti consentiti e di debiti spropositati assunti per fronteggiare i relativi pagamenti. Questo, perché dietro agli equilibri ‘CONTABILI’ di facciata tra le Entrate e le Uscite, molti crediti da incassare erano ‘vuoti o di difficile realizzo’ pur se portati da cartelle, verbali, fatture e ricevute. In sintesi, adesso noi paghiamo per rimborsare i debiti in sostituzione di chi non ha pagato i suoi. Se quei crediti fossero stati recuperati, non ci saremmo trovati in questa condizione. E, quindi: “perché non si è provveduto?” Purtroppo, le cifre sono pure altissime. A fine 2023, ultimo Bilancio chiuso ufficialmente, i crediti da incassare erano pari allo ‘stratosferico’ importo di € 468,8milioni. SI, avete letto bene: 468,8milioni tra mutui, finanziamenti, contributi, elargizioni, trasferimenti da altri Enti e, soprattutto, entrate tributarie ed extra-tributarie relative all’imposizione comunale. Queste ultime, in dettaglio e salvo ogni errore, erano costituite da: € 109,3milioni di TARI; € 57,4m di MULTE; € 49,7m di ICI/IMU; € 6,3m di IRPEF; € 8,6m di FITTI; € 3,2m di PUBBLICITA’. Con altre voci minori, le Entrate cosiddette proprie erano in totale € 235.053.617,97, salvo errore. SI, anche stavolta avete letto bene: 235,0milioni. Una cifra ‘colossale’ di mancati incassi per i quali l’Ente avrebbe dovuto agire. Oggi, anche solo realizzandone un terzo, potremmo festeggiare. Su questo argomento, si è letto di difficoltà da parte della nuova Società di Riscossione, la Municipia Spa, in aggiunta a quelle della precedente, la Soget Spa, al punto che, ormai, la maggior parte di quei crediti potrebbe essere prescritta. C’è chi dice che il mancato incasso non avrebbe conseguenze per la presenza del Fondo Crediti Dubbi in Bilancio. Stupidaggini! Perché il Fondo evita gli effetti ‘CONTABILI’ delle cancellazioni sull’altezza del Disavanzo, non salva l’Ente dal disastro ‘FINANZIARIO’ per i mancati incassi. SI ABBIA IL CORAGGIO DI DIRLO! Sarebbe pure doveroso ripulire i conti delle partite irrecuperabili o insussistenti nel rispetto della Legge, delle Sentenze della Corte dei Conti e del diritto dei cittadini ad una informazione chiara e trasparente. Tenere alti i valori ha una precisa finalità che, qui, appare complicato spiegare ma che non rientra tra le regole della corretta amministrazione. Peraltro, anche l’Organo di Controllo mostra di svolgere il suo ruolo con estrema leggerezza limitandosi a qualche rimbrotto. Del resto, non sono problemi suoi. E’ evidente, a questo punto, che la responsabilità dei ‘guai’ attuali risale a devianti interpretazioni dei valori di Bilancio e all’assenza di efficaci azioni di recupero dei crediti. Con il decreto aiuti, le conseguenze sono state scaricate sui cittadini sia con l’aumento dell’imposizione sia, ancor più, con la cessione in proporzione maggioritaria dei beni della storia, della cultura e della tradizione. Se, poi, la volontà di ‘vendere tutto’ è accompagnata dall’invito ad arricchirsi, un dubbio – legittimo – pure viene sul perché sia stata privilegiata questa scelta. Peraltro, le ultime notizie di gare sospese e appalti assegnati e bloccati in conseguenza di errori e di interdittive antimafia dimostrano criticità preoccupanti nelle attività amministrative e inducono a ipotizzare la presenza di infiltrazioni devianti in grado di rendere la Città simile a una preda inerme, nella giungla, in balìa di famelici assalitori. Così, acquattati alle spalle di San Liberatore, del Colle Bonadies, del Taborre, di Ogliara e di Giovi, può essere che interessati prenditori attendano il momento giusto per dividersi le spoglie di una Città in ‘bolletta’ per aver definito ‘in ordine’, per anni, Bilanci quantomeno sgarrupati. Magari, aspettano anche che calino i prezzi dei beni più allettanti che avrebbero dovuto essere salvaguardati per il futuro della Comunità. Non ‘macellati’. Alla fine, con ogni rispetto, un quesito è naturale: “la SCELTA di vendere il patrimonio fu davvero una SCELTA?” E’ una domanda, non un’accusa, alla quale si dovrebbe pur dare una risposta, perché è davvero inaccettabile che, con la svendita in atto, sia tradito il sacrificio delle generazioni passate e sia sottratto ai cittadini il godimento di beni destinati al benessere pubblico. E, chissà che, approfondendo per bene il problema, non sia possibile pure accorgersi che il riequilibrio è davvero possibile senza devastare e dissanguare la Comunità. Per amore di Salerno: “fermatevi”. Questa Città ha bisogno di amore. *Ali per la Città

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