di Carmine Landi
BATTIPAGLIA. Occhi e nasi rivolti a Eboli.
Il mistero relativo ai preoccupanti miasmi che da settimane affliggono gli olfatti battipagliesi pare ormai esser stato risolto.
Come già anticipato nove giorni fa tra le pagine di “Le Cronache”, l’acre odore arriva dall’impianto di compostaggio di Eboli.
Nella mattinata di ieri, infatti, il fetore è divenuto più forte del previsto: anche nelle zone nevralgiche della città di Battipaglia, s’avvertiva l’inconfondibile tanfo del pattume.
Decine di segnalazioni sono giunte alle forze dell’ordine e a Palazzo di Città.
In via Quattro Giornate di Eboli, dinanzi all’impianto di compostaggio, in un attimo è arrivata un bel po’ di gente.
Sul posto, infatti, sono accorsi i carabinieri della Compagnia di Battipaglia, al comando del maggiore Giuseppe Costa, che hanno allertato i colleghi di Eboli, timonati dal capitano Alessandro Cisternino. Su invito dei vigili urbani ebolitani, diretti dal comandante Cosimo Polito, sono giunti dinanzi al centro di biostabilizzazione pure gli agenti di Polizia Locale del Comune di Battipaglia, guidati dal colonnello Giorgio Cerruti.
E poi c’erano anche altri dipendenti del municipio di piazza Aldo Moro.
Naturalmente, trattandosi di territorio ebolitano, le autorità battipagliesi non hanno potuto varcare il cancello: a seguire la vicenda, al momento, ci sono proprio i caschi bianchi del Comune di Eboli.
E ci sono Massimo Cariello, sindaco di Eboli, e Gerlando Iorio, presidente della commissione straordinaria che regge le sorti di Battipaglia, che nei giorni scorsi si sono incontrati di frequente e che, nelle ultime ore, stanno lavorando per cercare di risolvere la fetida quaestio. Nei giorni scorsi, il primo cittadino eburino aveva provato a rasserenare il numero uno della triade commissariale: Cariello aveva chiesto, e ottenuto, l’intervento della Ladurner Ambiente Spa, ditta di Bolzano che gestisce l’impianto ebolitano, e, dopo il sopralluogo effettuato dai bolzanesi, aveva parlato ai nostri taccuini di «un piccolo problema tecnico, immediatamente risolto».
Da Battipaglia, tuttavia, si lamentano contravvenzioni alla normativa regionale: tonnellate di materiale organico, depositate all’ombra d’una tettoia, non sono protette da alcuna barriera, ragion per cui il pattume putrescibile diviene ancor più fetido se continuamente sottoposto ai raggi del sole, in particolare in condizioni climatiche contraddistinte da elevate temperature, come quelle degli ultimi giorni.
Anche il circolo cittadino di Legambiente è intervenuto sulla vicenda: «L’impianto, da noi a lungo richiesto, evidentemente ancora non riesce a funzionare bene, come dimostrano le tonnellate di rifiuti umidi stoccate all’esterno del capannone. Se tanto è, meglio fermarlo subito, e riaprirlo solo quando riuscirà a gestire in modo perfetto la frazione organica dei rifiuti, perché se la soluzione deve essere peggiore del male, tanto vale tenerci il male».
Come già annunciato nei dì precedenti attraverso questo quotidiano, ad ogni modo, Iorio ha immediatamente interpellato il prefetto di Salerno, Antonella Scolamiero. «Il centro – ha spiegato Iorio ai nostri taccuini – non sorge sul suolo battipagliese, ed è per questo che c’è bisogno di strutture sovracomunali in grado di coordinare gli interventi». A stretto giro di posta, dunque, la Prefettura di Salerno dovrebbe convocare le autorità battipagliesi e ebolitane. Per individuare i responsabili. E scoprire chi puzza di più.
IL COMMENTO
Elena, Filottete, il cavallo di Eboli e le facce di bronzo: epici odori molesti.
Non vanterà di certo una storia millenaria, la nostra Battipaglia, ma, in quanto a epica, dalle parti del Tusciano ci si tratta molto bene.
Accade, dunque, che i cancelli d’un impianto di compostaggio diventino comparabili alle inviolabili mura della leggendaria Ilio, e che gli Achei provenienti dal Castelluccio debbano scervellarsi per trovare un sistema che consenta loro di penetrare all’interno della fortezza ebolitroiana. Il cavallo di Eboli.
A Troia, infatti, si son presi Elena, la donna più bella del mondo, che di secondo nome fa “ristoro”. È fantastica Elena, e i prìncipi dei regni limitrofi accorreranno al suo trono con le braccia ricolme di oboli. E i troiani, allora, son felici.
Elena è bella, è vero. L’impianto di compostaggio, invece, sarà pure affascinante, ma, più che a una principessa lussuriosa, i cultori dei poemi omerici lo paragonerebbero al povero Filottete. Un implacabile guerriero che porta in spalla l’arco, la faretra e le frecce che appartennero al glorioso Eracle. Filòttete, tuttavia, è stato morso da un serpente chiamato “pattume” e, stavolta, ad abbandonarlo, non sono gli Achei, ma i figli della gloriosa Troia, che, più furbi d’Odisseo, hanno deciso di tenerlo nel proprio campo di battaglia, ché le sue frecce son micidiali, ma di schierarlo accanto alla testuggine battipagliese. Elena a Palazzo; Filòttete in campo aperto, accanto agli Achèi.
E i greci si costernano, s’indignano e s’impegnano a far la guerra a Ettore e Paride di Troia, ma non sanno che il brutto, il Tersite della situazione, è pure tra di loro, ed è un battipagliese che avrebbe dovuto prender parte alle conferenze dei servizi ma che, per tema d’esser deriso, ha preferito rimanere a casa. Agamennone e Menelao, i vecchi regnanti della Grecia, avrebbero dovuto vigilare su Tersite, ma all’epoca erano distratti dalle avvenenti schiave negli accampamenti. Iorio, che non è un eroe, ma è semplicemente un uomo dello Stato, cerca di risolvere la fetida quaestio. Ma non ha i connotati d’un eroe. Gli eroi, per gli Achei, si dividono in due schiere: i primi, a tratti, sono addirittura i cantori, che raccontano (a modo loro!) la realtà; i secondi, invece, arriveranno in primavera. E avranno le facce come il bronzo, ché nell’antica Grecia era consuetudine ritrarre gli eroi in bronzee lamine.