Nel 1943 l’invasione dell’Italia continentale da parte angloamericana era partita da Salerno proprio il 9 settembre di quell’anno per concludersi venti mesi dopo con la faticosa liberazione. Annualmente ricordiamo la liberazione con la festività del 25 aprile benché l’atto formale della fine delle ostilità sia avvenuto il 29 aprile 1945. La firma della resa fu apposta in un salone della reggia di Caserta.Si festeggia il giorno della liberazione il 25 aprile per la scelta simbolica di utilizzare tale giorno perché nel 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) aveva proclamato l’insurrezione generale nei territori ancora occupati dai nazi-fascisti, indicando a tutte le forze partigiane dell’Italia settentrionale di attaccare le roccaforti tedesche e fasciste per costringerle alla resa. Lo storico il discorso tenuto a Milano da Sandro Pertini “Arrendersi o perire!” diede avvio all’ultimo assalto verso la libertà. La Reggia Borbonica progettata da Carlo Vanvitelli, uno dei più importanti monumenti Italici, fu utilizzata per lo storico adempimento che sanciva la resa incondizionata partendo dal 2 maggio 1945. La Reggia che nel corso dell’Operation Avalanche era diventata il quartier generale degli Angloamericani e residenza personale del generale Harold Alexander, Il 29 aprile 1945 vide riunirsi nella sala di Astrea vincitori e vinti i protagonisti della guerra sul territorio italiano per firmare il documento formale della “ resa di Caserta”. Quel documento sancì, ufficialmente e definitivamente, la fine delle ostilità in Italia.Gli ultimi giorni di guerra furono cruciali in cui il sangue di vittime e carnefici si mischiò a decretare l’inutilità di qualsiasi guerra. Tant’è che il 28 aprile Mussolini, catturato mentre tentava di fuggire verso la svizzera nascosto tra i soldati della Wehrmacht, fu mitragliato a Dongo. Era chiaro che il sipario sulla guerra in Italia si stava ormai inesorabilmente chiudendo sui nazisti e sui fascisti loro alleati. Così, mentre, a Milano andò in scena l’orrida esposizione di Benito Mussolini a Piazzale Loreto e il giorno dopo Hitler si tolse la vita nel suo bunker di Berlino, a Caserta si lavorava per la firma dell’ultimo atto; la della resa senza condizioni. Avvenimenti cronologicamente vicini pure non connessi o condizionanti perché i negoziati segreti denominati’“Operation Sunrise”, erano partiti in Svizzera già mesi prima. Tra il dicembre 1944 e marzo 45 si ebbero i primi contatti tra Allen Dulles, dell’OSS (servizi segreti americani), e Karl Wolff, generale delle SS plenipotenziario in Italia, finalizzati a condurre a una resa locale delle forze tedesche nel nord dell’Italia. L’Operation Sunrise portò alla firma per cui fu predisposta la sala di Astrea all’interno della reggia casertana. La location che era stata decorata un secolo e mezzo prima per ordine di Gioacchino Murat e per volere di Ferdinando IV di Borbone destinata ad anticamera per gli ambasciatori, possedeva un altissimo valore simbolico perché Astrea, nella mitologia greca, era una dea che simboleggiava la giustizia. Inoltre il dipinto realizzato in epoca Murattiana raffigura proprio il trionfo della giustizia sulla prepotenza, ignoranza e l’errore. Piace pensare che la pace sia stata siglata con tali moniti di auspicio ma è probabile che la scelta sia caduta sulla reggia per comodità e su tale sala solo per la sua intrinseca bellezza. Nella sala di Astrea davanti al generale Sir William Duthie Morgan, un ufficiale dell’esercito britannico comandante Operazioni del Mediterraneo durante la fase finale della guerra, i generali tedeschi Viktor von Schweinitz ed Eugen Wenner, supportati da un interprete, firmarono la resa. Il Generale Andrei Pavlovich Kirilenko partecipò con ruolo di osservatore dell’Unione Sovietica. Alla storica firma della resa i generali tedeschi, arrivati in abiti borghesi alla resa, portarono e allegarono un documento firmato in Svizzera dal Generale Graziani della RSI inclusive nella resa anche le forze fasciste. Presenti alla firma solo i rappresentati della stampa estera. Nessun rappresentante del Regno d’Italia né militare né politico, né in rappresentanza delle forze partigiane, alcun giornalista e nessuna testata italiana fu presente! In fondo eravamo tutti accomunati a un popolo sconfitto. Sulla carta e con le armi dal 2 maggio 1945 da Sud a Nord, la guerra, anche fratricida era davvero finita, e ci si avviò con la ricostruzione fisica e morale verso la pace. Giuseppe Nappo, gruppo scuola Maestri del Lavoro
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