di Vincenzo Crispino*
Individuando “associazioni positive tra il lavoro a turni notturni ed il tumore al seno”, la IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha classificato il lavoro notturno in “categoria 2-A”, ovvero quella dei fattori “probabilmente cancerogeni”.Sebbene il lavoro notturno, a causa dell’influenza ormonale, sia considerato uno dei fattori di rischio per lo sviluppo del tumore alla mammella, in Italia, a differenza di altri contesti europei – dove già si registrano risarcimenti e riconoscimenti del rischio di neoplasia mammaria correlata al lavoro notturno – non si rilevano pronunce ufficiali da parte di Enti previdenziali, Tribunali Ordinari e/o della Suprema Corte di Cassazione. Nel 2021, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di tutte le neoplasie era di circa del 65% nelle donne e del 59% negli uomini e, ad oggi, circa 3,5 milioni di persone, pari a circa il 5,7% della popolazione italiana, hanno una pregressa diagnosi di tumore. Nel nostro paese, nel 2023, i tumori più diffusi risultano essere quelli della mammella (55.900 casi circa), colon-retto (circa 50.000), polmone (circa 44.000), prostata (circa 41.100) e vescica (circa 29.700).Con l’aumento della durata della vita lavorativa e dell’aspettativa di vita per chi é affetto da malattie oncologiche, cresce di conseguenza anche il numero di lavoratori colpiti da neoplasie che devono essere reinseriti nel mondo del lavoro.Attualmente, circa un terzo dei malati oncologici è ancora in età lavorativa, fortunatamente!.Lo studio di una revisione sistematica, effettuata in Letteratura scientifica, ha confermato esistere una significativa correlazione tra il lavoro notturno ed un aumento del rischio di neoplasia mammaria, con risultati coerenti osservati in varie categorie professionali e contesti geografici. E’ risultato particolarmente evidente che le donne impegnate in turni notturni prolungati e quelle che hanno iniziato tale regime lavorativo nel periodo antecedente alla prima gravidanza mostrano un rischio notevolmente maggiore. Una specifica associazione è stata riscontrata tra il lavoro notturno ed i sottotipi di tumore al seno HER2 positivi. Gli studi hanno, altresì, indagato l’effetto dei polimorfismi genetici e dei cambiamenti epigenetici (metilazione DNA e lunghezza telomeri) nei geni circadiani e della melatonina, suggerendo che la soppressione della melatonina, causata dall’esposizione alla luce artificiale notturna, possa avere un ruolo chiave nell’aumentare il rischio di tumore al seno. In Italia, pur in assenza di un riconoscimento ufficiale del lavoro notturno come fattore di rischio per il tumore mammario, gli esempi europei aprono a prospettive favorevoli per un’analoga accettazione nel contesto nazionale : i casi di maggior rilievo comprendono il risarcimento offerto dal Governo danese, nel 2009, a 40 “lavoratrici notturne” affette da cancro al seno e la decisione del Conseil Médical Francese, nel 2023, di riconoscere il nesso causale ad un’infermiera dopo 28 anni di lavoro notturno (873 servizi notturni nel corso della sua carriera).Questa mancanza da parte della giurisprudenza italiana evidenzia la necessità di un’evoluzione legislativa e di maggiore protezione per i lavoratori notturni, al passo con le misure già adottate in altri Stati europei, attenta alle diverse metodologie valutative ed alle normative vigenti. Il rientro al lavoro di un lavoratore oncologico é complesso e viene influenzato da vari fattori che includono le caratteristiche della patologia neoplastica, lo stato di salute del lavoratore, gli effetti collaterali dei trattamenti (chemioterapia, radioterapia, chirurgia, ormonoterapia, immunoterapia), le problematiche riabilitative (protesi, stomia, linfedema, limitazioni funzionali, ecc.). Altri fattori rilevanti sono le condizioni individuali, le attività lavorative ed i rischi connessi, oltre al rispetto della normativa vigente e delle Linee Guida. Sempre più lavoratori con malattie oncologiche possono continuare a lavorare, ma devono affrontare problemi di compatibilità con le condizioni di lavoro, come ritmi intensi, turni, lavori pesanti e l’esposizione a specifici fattori di rischio. I piani di lavoro personalizzati rappresentano uno strumento efficace per migliorare la compatibilità tra la salute del lavoratore oncologico e le sue attività lavorative. Il lavoro può anche avere funzione di terapia e riabilitazione, offrendo stabilità economica, rafforzando reti sociali, prevenendo l’isolamento, e migliorando autonomia e autostima, contribuendo così al miglioramento dello stato di salute complessivo.
*Medico chirurgo specialista in medicina del lavoro con master in medicina legale. Medico Competente ASL Salerno – DEA I° Livello Vallo della Lucania – Agropoli