Sulle note dell’Alleluja dei Pentatonix si accende il gigante di luci ogni anno sempre più grande per una piazza piccola come quella Portanova. Enzo Napoli ed Enzo De Luca senza soubrette, ma con i bambini dell’istituto Smaldone
Di OLGA CHIEFFI
Niente soubrette per l’accensione del sempre più grande albero di Natale di Piazza Portanova. Dopo il forfait di Cristiana Capotondi, strambata verso la grande onda di solidarietà che come una grande ola accomunerà tutti gli eventi spettacolari di Luci d’artista, e bottone d’accensione tra le mani dei piccoli ospiti dell’istituto Smaldone. Un albero di Natale ogni anno più imponente, che svetta sul Corso Vittorio Emanuele e la Via Mercanti fino a venticinque metri d’altezza, con un abbagliante gioco luminoso composto da 280 mila luci a led a basso consumo energetico disposte su un chilometro e mezzi di filari, 60 ghirlande e 48 sfere dorate, attraversabile per meglio fare i selfie, e sempre più inadatto di anno in anno per una piazza piccola come quella Portanova. Alle ore 17,30 in punto sul palchetto si sono presentati il Sindaco Enzo Napoli, stordito dalla “moltitudine meravigliosa” di persone che affollavano via Mercanti, la piazza e Corso Vittorio Emanuele, sottolineando che l’albero rappresenta la nostra ospitalità alle migliaia di persone che verranno in visita in città, augurando, quindi, il buon Natale a tutti, cedendo la parola al vero ideatore di tutto ciò, il governatore Vincenzo De Luca. Il presidente della regione, brevissimo, ha ringraziato ancora una volta le suore e i bambini dell’Istituto Filippo Smaldone che insiste in città sin dal 1907, con la finalità di “Evangelizzare i sordi provenienti da tutta l’Italia attraverso la riabilitazione, l’istruzione, l’educazione, la formazione professionale e l’integrazione con gli udenti, necessari all’inserimento nel mondo lavorativo, augurando poi, la buona salute e le buone feste a tutti i convenuti. L’albero, acceso sulle note dell’Alleluja dei Pentatonix, come ogni, anno ha diviso nel giudizio i convenuti, ma si sa, l’importante è fare festa, anche se oggi resta veramente difficile mettere insieme, in questo bailamme di luci, colori, gente, quella noise continua, il rumore delle coscienze, in tempi, usa e getta, – anche la coscienza e i sentimenti, disvivere più che vivere – ossia la vita quotidiana intesa quale consumo veloce, consunzione oscura, spendita e ricarico inerti, abbandono, cieca soddisfazione, sopraffazione, l’albero di piazza Portanova con il vero senso del Natale. Ma insieme all’albero di piazza Portanova, sono stati accesi altri due simboli del Natale, un albero che ci piace chiamare del mare, che domina le graziose aiuole dinanzi la spiaggia di Santa Teresa e l’albero che incrociamo in piazza Vittorio Veneto, rassicurante, tradizionale, con gli addobbi che tutti amano, palline dorate, pendenti e luci, più a misura d’uomo. L’ invito, in questo Natale è a rompere il guscio d’isolamento, che non è materiale, ma una volontaria reclusione dell’io. La passione non è la cecità di lasciarsi prendere da un’urgenza, anche per una festa, che ha in se’ la dilatazione e la ricostruzione del tempo, ma patire, cioè vivere profondamente e dare spessore alla storia, ponendo un freno al frenetico correre, in modo da fermarci a riflettere su noi stessi, poichè l’uomo è libero e vive in quanto trascende con il proprio pensiero la stessa vita immediatamente vissuta, l’ Uomo è tale quando pensa la Vita.