La verità di Zoccola a difesa delle coop sociali - Le Cronache Ultimora
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La verità di Zoccola a difesa delle coop sociali

La verità di Zoccola a difesa delle coop sociali

di Salvatore Memoli

Con l’interrogatorio del 6 maggio, il tribunale ha chiuso un ciclo di tre udienze dedicate esclusivamente all’imputato eccellente Fiorenzo Zoccola, detto Vittorio, imprenditore legato  alle cooperative sociali che hanno lavorato per circa mezzo secolo con il Comune di Salerno. L’attenzione delle parti processuali  è stata notevole durante tutte le udienze, si è avuto modo di valutare, parola per parola, le dichiarazioni dell’imputato eccellente che da par suo  ha conservato una palmare calma espositiva, rispondendo a tutte le domande, dirette ed indirette,  che una pubblica accusa mordace e combattiva gli ha rivolto, non senza acredine e con l’intento di cogliere contraddizioni che non ci sono state. Zoccola ha descritto la verità dei fatti ben lontana dalla cronaca giornalistica degli ultimi anni e capace di puntualizzare particolari importanti che hanno restituito a tutti coloro che sono stati coinvolti in questo processo, una dimensione di onestà, capace di restituire credibilità e correttezza. In un’aula attenta, l’imprenditore ha chiarito il suo ruolo di consulente di due cooperative, non nascondendo che per la sua conoscenza  della normativa di settore sia stato indirettamente interfaccia sia del sistema delle cooperative, sia del Comune che trovava utile precisare contenuti normativi e prassi delle gare che necessitavano di essere condivise. Ruolo che Zoccola ha assolto correttamente ed agevolmente, senza forzature, soprattutto perché abituato a frequentare il palazzo da ragazzo ed in grado di tenere buoni rapporti con tutti, sebbene taluni amicali e la maggior parte formali e di cortesia, come avviene nella quotidianità. Interessante la precisazione di Zoccola sul coimputato Savastano, suo amico di sempre, col quale aveva interrotto ogni rapporto di amicizia a seguito di sue dichiarazioni in corso di un altro processo, durante il quale tirò in ballo che tra le ditte assegnatarie di lavori al Comune vi fosse anche Zoccola.   A seguito di ciò i rapporti tra i due si interruppero, perchè come Zoccola ha evidenziato in deposizione, quel richiamo non aveva alcun valore probatorio e significativo in forza della differenza di ruoli esistenti tra le ditte assegnatarie di lavori e pertanto era superfluo e infamatorio livellare le sue cooperative ad altre situazioni molto diverse tra loro. Tuttavia dopo molti anni, con l’intervento di amici comuni, in prossimità delle elezioni regionali ultime, Zoccola fu spinto ad aiutare Savastano ed in ciò anche per richiesta dello stesso De Luca. Alcuna incidenza poteva avere  il Savastano sugli affidamenti dei lavori delle Cooperative sociali che rispondevano a procedure concorsuali chiare e per le quali la volontà di Zoccola e di tutte le cooperative era quello di evitare pure e semplici proroghe di affidamento, richiedendo sempre le gare di appalto. In fondo era questo quanto era stato manifestato allo stesso Vincenzo De Luca,  in una cena di amici, da tutti i rappresentanti delle cooperative. Sul punto Zoccola é stato fin troppo chiaro rispondendo alle domande della Procura. Si voleva evitare che passate le elezioni, le cooperative restassero in una precarietà di affidamento che aveva molti lati deboli ed esponeva le stesse verso l’esterno. L’interrogatorio ha chiarito anche il ruolo di De Luca facendo emergere che ciò che egli condivideva ed appoggiava non corrispondeva a quello che si faceva al Comune di Salerno, creando un caos procedurale che allarmava la vita delle piccole imprese cooperative. Puntuali ed attendibili sono state le precisazioni di Zoccola sulle gare, sulle determine, le responsabilità amministrative e i ruoli dei funzionari, tanto da padroneggiare la scena con educata severità ed allontanare qualsiasi equivoco interpretativo. Non senza rilievo il richiamo della sofferenza patita da Zoccola in lunghi anni di indagini, di diverse autorità inquirenti e di polizia, che al di là del merito delle stesse, hanno messo a dura prova la vita delle aziende e la salute dello stesso.   L’interrogatorio si può dire che sia stato il fulcro dell’ attività dibattimentale ed in questo l’imprenditore non è venuto meno ai suoi doveri di dire la verità sull’intera vicenda dei fatti di causa che ruotano attorno alle cooperative. Sui fratelli Ventura, suoi accusatori, ha riferito su precisa richiesta dei difensori in controesame che erano presenti in tutte le vicende della vita amministrativa di Salerno anche con richieste di continue  assunzioni per molti familiari nelle cooperative, nelle municipalizzate e al Comune stesso.
Il banco degli imputati ha restituito una verità dei fatti che ricostruisce la correttezza di rapporti umani, processuali e politici che erano stati abilmente presentati come deviati e criminogeni. La forza delle tre udienze dedicate all’imputato imprenditore  ha evidenziato particolari importanti ed ha utilmente dato valore alla correttezza ed all’utilità di un’organizzazione di servizi affidati all’esterno a realtà associative rispondenti a norme di legge ed a criteri di professionalità ed efficacia. Da quando questa indagine  ha portato sul banco degli imputati i  lavoratori che si occupavano dell’igiene, dell’ambiente, della pulizia della città di Salerno, tutti possono vedere come é stata ridotta la vita cittadina, le strade e i parchi, con luoghi pieni di lordure ed abbandonati e con perdita di molti posti di lavoro.