La storia di Nicola Cestaro. Attende per circa mezz’ora l’arrivo dei soccorsi - Le Cronache
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La storia di Nicola Cestaro. Attende per circa mezz’ora l’arrivo dei soccorsi

La storia di Nicola Cestaro. Attende per circa mezz’ora l’arrivo dei soccorsi

di Erika Noschese
È sempre più drammatica la situazione relativa alla sanità pubblica in provincia di Salerno. L’ultimo drammatico episodio è stato raccontato da un cittadino di Polla, Nicola Cestaro che ieri ha chiamato il 118 e chiesto l’intervento di un’ambulanza che avrebbe dovuto coprire il Vallo di Diano. «Dopo circa 25 minuti arriva, ma senza medici a bordo. Solo due magnifici infermieri. In alcuni casi la presenza del medico è superflua, ma in questo no, non lo era. Avevo spiegato bene la situazione al 118, ripeto non è la prima volta, ma il medico non è arrivato. Come non è arrivato altre volte – racconta l’uomo – C’era una scarica di crisi epilettiche in corso, andava somministrato un farmaco, stabilizzata la situazione e trasportato il paziente in ospedale. Ma non era possibile, gli infermieri non possono somministrare farmaci.
Vedere il dispiacere e l’impotenza nei loro occhi mi ha fatto rabbrividire, farli lavorare in questo modo è inaccettabile. L’intervento del medico è stato possibile solo dopo altri 35 minuti. Arriviamo in ospedale dopo 1 ora e 20 dalla chiamata. Ora siamo ancora, qui in attesa.
E nell’attesa inizio a farmi domande. Quante ambulanze ci sono nel territorio? E quante di queste hanno un medico a bordo? Sono sufficienti? Sono sfortunato io, o questi disagi capitano di frequente? Siamo un territorio vasto, immenso. Siamo pieni di anziani, e saranno sempre di più e sempre più soli, con i figli costretti a emigrare per realizzarsi. Tra poco arriva l’inverno, le piogge e la neve. Far arrivare un mezzo di soccorso in una stradina del centro storico è un’impresa. Se la geografia è questa, dobbiamo pretendere una rete di intervento più capillare sul territorio, per interventi più veloci e più efficaci». Cestaro, noto web designer evidenzia che «i 40 km che mi separano dall’Ospedale di Polla sono tantissimi in alcuni casi, come si può pensare di farci arrivare ad Eboli o a Vallo della Lucania? Non siamo una città, non abbiamo mai fatto una pianificazione che potesse aiutare in questo senso, ma oggi dobbiamo rispondere con i fatti alla mala gestione del territorio dei decenni scorsi, bisogna pretendere servizi di buon livello e non continuare a sentirci un territorio di serie B e accontentarci di servizi di serie B.
E in tutto ciò, dov’è la politica? Cosa fa?Quali sono le proposte per risolvere questa situazione ?E se il problema viene “dall’alto”, abbiamo il coraggio di fare nomi e cognomi? Abbiamo la forza, come territorio, di portare avanti una battaglia in nome dei diritti? – ha aggiunto – Ci indigniamo per tante cose, discutiamo animatamente tutti i giorni dei massimi sistemi, ma ci dimentichiamo dei fondamentali. La mia attesa è finita, ho avuto le mie rassicurazioni. La situazione è sotto controllo e torno a casa un po’ più sollevato. Quanto finirà l’attesa per questa terra?». Ad intervenire in merito all’accaduto l’europarlamentare del Ppe/Forza Italia, Lucia Vuolo: «Condivido qui un racconto doloroso che disegna tragicamente una sanità, quella della Campania, dai tratti sempre più drammatici. Ho più volte denunciato la grave carenza di personale, la condizione estrema della rete di emergenza urgenza. Stiamo parlando di vite umane da salvare, di tempi che devono necessariamente essere brevi, stretti – ha dichiarato la parlamentare europea – Un sistema sanitario così criticamente compromesso si ripercuote sui territori e sui cittadini in termini di interventi che rischiano di essere tardivi ed vani. Questa storia è l’ennesima dimostrazione di un sistema al collasso. Tante le responsabilità, inutile nasconderlo, di una politica cieca ed opportunistica che vanta, a chiacchiere, senza alcuna cognizione della realtà, una sanità che funziona.
La Regione Campania e il presidente De Luca prendano atto di un disastro dinanzi alle parole di cittadini lasciati soli e di operatori sanitari ormai allo stremo».