Quattrocento amministratori tra sindaci, vice e assessori. Centottantatrè comuni della regione presenti. Ottomila metri quadrati di magazzino. Novecento di celle frigo. Due milioni e mezzo di interventi per le famiglie indigenti della Campania. Seicentomila pasti serviti nelle mense per i poveri della regione. Dieci milioni di kg di cibo distribuiti gratuitamente in Campania in un anno per un valore commerciale di 30 milioni di euro. Contiamo i numeri perché sono numeri che contano. Tutto questo per . 235.164 persone indigenti che non sono numeri ma persone. Ognuno con la sua storia, con una vita che chiede non solo cibo ma speranza. Oggi sono venute meno tante certezze, per il presente e per il futuro. Si sente un bisogno crescente per il lavoro, per una casa e addirittura per il cibo. Ma soprattutto sembra essere venuta meno la speranza. “Quella piccola bambina”, come la chiamava Peguy. E aggiungeva, irriducibile. Si, perché può rinascere anche quando sembra apparentemente morta. Con un piccolo gesto d’amore, di attenzione, di amicizia. Come può essere portare a casa di una persona un pacco alimentare. Un segno, non una soluzione. Ci mancherebbe. Ma un gesto che tante volte ridona un sorriso, rimette in moto, produce speranza. La collaborazione con le istituzioni è fondamentale per chi crede, come noi, in una vera sussidiarietà verticale, nella quale il compito di chi amministra è sostenere e valorizzare ciò che di buono nasce dalle iniziative della società civile perché possa essere per tutti più efficiente e fruttuoso. Il tutto in maniera proficua, efficiente e soprattutto trasparente. Non solo amministratori ma anche la proficua collaborazione con le ASL, la Guardia di Finanza, i Carabinieri NAS e NAC, la Polizia, i medici veterinari ci permette di recuperare cibo sequestrato e redistribuirlo gratuitamente, dopo gli opportuni controlli, alle persone bisognose. Bisogna mettersi insieme, con tanta buona volontà, perché – come ha recentemente ricordato Papa Leone XIV nella lettera per la Giornata Mondiale dei Poveri – “la povertà ha cause strutturali che devono essere affrontate e rimosse ma, mentre ciò avviene, tutti siamo chiamati a creare nuovi segni di speranza”. Ecco. Nuovi segni di speranza. Perché dobbiamo metterci insieme per creare segni di speranza. Combattendo la miseria. Nemmeno la povertà. Perché, come la intendeva San Francesco, il grande santo di Assisi che si sentiva minimum di fronte al maximum onnipotente, la povertà, in fondo, dovrebbe essere di ciascuno di noi. Perché siamo tutti poveri. O meglio, dovremmo sentirci poveri. Mancanti. Perché la vita non è avere tutto quello che vuoi. Tanto è vero che ci sono persone che hanno tutto e non sono felici. Magari perché sono sole. Madre Teresa lo ripeteva sempre: “la più grande povertà è la solitudine”. Noi non facciamo e non vogliamo fare mero assistenzialismo ma, attraverso un segno concreto come donare il cibo a chi ha bisogno, vogliamo far sentire le persone meno sole. Sentirci noi stessi meno soli e, così, più ricchi. Alimentare speranze, fare e farci compagnia. Essere dei “Compagni di Banco”. Don Giussani ci ripeteva sempre: “il valore più grande dell’uomo, la virtù, il coraggio, l’energia dell’uomo, ciò per cui vale la pena vivere, sta nella gratuità, nella capacità di gratuità. E’ però la gratitudine che genera la gratuità”. La gratitudine è il sentimento che ci anima in quello che facciamo. Non ci siamo mai sentiti soli, anche nei momenti più difficili, anche di fronte ad un bisogno sempre più crescente. La costruzione di un nuovo magazzino che ci permetterà di aiutare tante altre persone bisognose, è sicuramente una grande soddisfazione. Ma c’è una cosa più complicata che costruire un magazzino. E che viene prima. Più difficile che costruire un magazzino è costruire una comunità. Il Banco Alimentare è prima di tutto una comunità. Di uomini e di donne grati e, per questo, capaci di gratuità. Capaci di dare, perché grati di ciò che hanno ricevuto. Grati al mattino, quando cominciamo la giornata con la preghiera comune e poi si parte con i camion per consegnare pacchi alimentari in ogni parte della regione. Intanto, in magazzino, si continuano a confezionare i pacchi che dovranno essere consegnati il giorno dopo. Quando si spostano le pedane con il cibo donato che arriva ogni giorno. Durante una giornata di caldo o con il freddo gelido di inverno. Ogni volta che incontriamo migliaia di ragazzi nelle scuole per educarli a non sprecare il cibo ma anche la loro vita. Mentre si scrivono e si rendicontano progetti. Quando siamo, anche sotto la pioggia, davanti ai supermercati a chiedere a tutti di fare la spesa per chi è povero. Abbiamo negli occhi e nel cuore la frase del grande poeta James Joyce che abbiamo scritto a caratteri cubitali all’ingresso del nostro magazzino: “mentre tu hai una cosa, può esserti tolta. Ma quando tu la dai, ecco, l’hai data. E allora sarà tua, per sempre”.
Roberto Tuorto Direttore Generale Banco Alimentare Campania






