Il ritratto dinamico di Philippe Halsman - Le Cronache Salerno
Salerno

Il ritratto dinamico di Philippe Halsman

Il ritratto dinamico di Philippe Halsman

Olga Chieffi

Il ritratto dinamico di Philippe HalsmanE’ uno dei più originali ritrattisti del Novecento, fotografo conosciuto ai più attraverso le numerosissime copertine di Life, ha creato ritratti dall’ineguagliabile espressività e profondità psicologica, consegnandoci anche un catalogo di celebrità di diversa estrazione. È Philippe Halsman, tra i più grandi ritrattisti della storia della fotografia, capace di lavorare sempre tra sguardo e introspezione, intuizione immediata, lampi di genio e tecnica. Sarà la visione di Halsman il centro della IX edizione dei Racconti del Contemporaneo, una mostra diffusa dal titolo “Lampi di genio” a cura di Alessandra Mauro in collaborazione con Contrasto e il suo Archivio di New York, realizzata dall’Associazione Tempi Moderni in collaborazione con il Comune di Salerno e il Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino e l’Archivio di Stato di Salerno, che saluterà il suo vernissage in Palazzo Fruscione l’8 marzo e sarà fruibile sino al 2 giugno. La mostra presenta una selezione di circa un centinaio di immagini di vario formato spazianti tra il colore e il bianco e nero attraverso cui si ripercorrerà la sua intera carriera, comprendendo la natura creativa delle sue immagini: a metà tra documento e invenzione. Halsman interpreta il soggetto facendolo emergere, o nascondere, dietro il suo personaggio. Il fotografo offre voce alle interiorità nascoste, camuffandole oppure esibendole. Attraverso i suoi scatti il fruitore entra in dialogo con personaggi noti della cultura e dello spettacolo del secolo scorso, immortalati in ritratti che ne catturano l’essenza e la psicologia, da scienziati come Albert Einstein a politici carismatici del calibro di John F. Kennedy. Oltre alla sua straordinaria capacità analitica e comunicativa, egli inventa anche un nuovo genere. Si tratta del jumpology, un gioco con il quale è riuscito a far saltare di fronte al suo obiettivo l’irraggiungibile corona, capi di Stato e divi dello schermo, da Marilyn Monroe ai Duchi di Windsor. Una tecnica che consisteva nel fotografare i soggetti mentre saltavano, che può essere vista come una metafora del suo approccio alla vita e all’arte: un salto nell’ignoto, un momento di libertà dalle convenzioni e dalle pose studiate. Famose le foto di “jump” con Marilyn Monroe di cui Halsman colse subito l’essenza e la dualità: “Marilyn was history’s most phenomenal love goddess.” (“Marilyn è stata la più fenomenale dea dell’amore della storia”.) ma anche “It is difficult for me to write about Marilyn because her beauty struck me less than her inferiority complex.” (È difficile per me scrivere di Marilyn perché la sua bellezza mi ha colpito meno del suo complesso di inferiorità.”). La collaborazione di Halsman con Salvador Dalí, altro espatriato in America, occupa un posto speciale nella mostra. Le loro creazioni surrealiste non sono solo esercizi di virtuosismo tecnico, ma rappresentano anche l’incontro di due menti creative che hanno saputo trasformare il senso di dislocamento in arte rivoluzionaria. “Almeno una volta all’anno ci incontravamo per giocare a un gioco esilarante: creare immagini che non esistono, se non nella nostra immaginazione. Ogni volta che avevo bisogno di un soggetto straordinario per una delle mie pazze idee, Dalì si metteva gentilmente a mia disposizione. Ogni volta che Dalì immaginava una fotografia così strana da sembrare impossibile da realizzare, io trovavo una soluzione per realizzarla” disse Halsman. Ciò che emerge con forza da questa retrospettiva è come Halsman abbia utilizzato la sua prospettiva di outsider per reinventare il ritratto fotografico. La sua capacità di vedere oltre le apparenze, di catturare l’umanità dei suoi soggetti al di là del loro status di celebrità, è il risultato di una vita passata a osservare e adattarsi a nuove culture e ambienti. La mostra, inoltre, non si limita a celebrare i successi di Halsman, ma offre anche uno sguardo intimo sul suo processo creativo. I provini a contatto e gli schizzi preparatori rivelano la meticolosità del suo approccio e la costante ricerca di nuove forme espressive. Questi elementi ci ricordano che dietro ogni immagine iconica c’è un lavoro instancabile e una mente sempre in movimento.