Sta per nascere un’associazione che raccoglierà le aziende di service campane poichè, nel nostro paese vi sono pochissime tutele per i lavoratori di questo settore
Di OLGA CHIEFFI
In questi giorni, in cui sembra che il mondo stia crollando davvero, perlomeno in gran parte del nord Italia, i “teatranti”, commedianti, musicanti, tecnici o più in generale lavoratori dello spettacolo, dalle bande da giro, ai grandi spettacoli di piazza con artisti nazionali e internazionali, sono stati messi al bando: da quando l’epidemia di Coronavirus ha colpito il Paese, i conseguenti provvedimenti cautelativi, hanno determinato la chiusura di teatri, cinema, nonché dei locali, con l’ovvio annullamento di spettacoli e concerti, in tutte le regioni colpite maggiormente dal virus. E se per molte categorie ciò ha significato lo smart working, la malattia, la riduzione delle ore di lavoro, non per tutte ovviamente, per i lavoratori dello spettacolo è significato perdita di lavoro e di danaro in toto. Si è già scritto molto riguardo al possibile impatto negativo delle misure per contenere il Covid-19 sul turismo, l’industria, il commercio e i prodotti di esportazione. Tra i settori più colpiti però, c’è anche quello della cultura e degli spettacoli dal vivo. Finora, ne hanno sofferto i teatri, i cinema, le sale da concerto. Secondo le prime stime dall’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo), basate sui dati della Siae, in Italia nei giorni scorsi sono stati cancellati 7.400 spettacoli. Nel settore musicale è stata registrata una perdita di 10,5 milioni di euro. Assomusica, l’Associazione degli organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo, ha stimato che nel solo settore musicale è stata registrata una perdita di 10,5 milioni di euro e sulle città che avrebbero dovuto ospitare gli eventi cancellati c’è stata una ricaduta negativa di almeno 20 milioni di euro. Dietro i performer ci sono i services, ovvero professionisti altamente specializzati e invisibili, tecnici del suono, tecnici delle luci, attrezzisti, coloro i quali montano e smontano quei super palchi nelle piazze o negli stadi. Erano invisibili, usiamo l’imperfetto, perché tra breve non lo saranno più poiché: sta per nascere l’Associazione Service Campania, proprio per stilare un piano d’azione collettivo e condiviso per uscire dal dimenticatoio. “La crisi del Coronavirus – afferma Raffaele Vitale – ha portato allo scoperto ancora una volta la fragilità del nostro comparto lavorativo, fatto di troppe differenze contrattuali, troppo deboli e senza nessuna garanzia. Ancora una volta lo abbiamo constatato sulla nostra pelle a partire dal 24 febbraio scorso, quando è stata sospesa per decreto qualsiasi “manifestazione e iniziativa che comporti l’afflusso di pubblico”. Da quel giorno ci siamo ritrovati in migliaia senza reddito, senza la possibilità di far fronte alla quotidianità, senza nessuna prospettiva di attraversare dignitosamente questo momento di emergenza; un’emergenza per noi cronica che si è semplicemente acuita e che subito si è trasformata in profonda crisi. Questa proposta di associazione, con un valido statuto e un direttivo, nasce da un’idea mia, subito condivisa da aziende quali la Ruotolo Service, la Faraso Service, la Landi, e il cartello ora include ben 130 soci, coi quali c’impegneremo per superare questo momento nero e farci regolarizzare, quando riprenderemo a lavorare”. Infatti, la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori del settore hanno contratti a intermittenza, ferie non garantite, permessi, malattia ed infortunio. E’ questo un settore che patisce endemicamente la precarietà del lavoro, che non garantisce in alcun modo la continuità salariale e nessun accesso agli ammortizzatori sociali. La sfortunata contingenza di questa crisi deve essere il punto di non ritorno per immaginare, elaborare e costruire un nuovo modello per il comparto lavorativo del mondo dello spettacolo, dell’intrattenimento, dell’arte e della cultura. Un modello nuovo che abbia al centro la dignità della vita dei lavoratori e delle lavoratrici. Questo è il momento giusto per imporre sull’agenda pubblica l’annosa problematica che, si deve trasformare in una proposta e in una piattaforma di rivendicazione, a cominciare dall’ accesso ai fondi di cassa integrazione in deroga emanati dal Governo per far fronte ai primissimi tempi di crisi da Coronavirus, all’introduzione di un reddito di quarantena immediato per tutte le lavoratrici ed i lavoratori colpiti dalla crisi, da articolare in forme di indennizzo, agevolazioni fiscali e contributive, sostegno al pagamento delle spese e delle scadenze come bollette e mutui.