di Carmine LANDI
BATTIPAGLIA. E il Comune disse: «chiudete quel bar!».
È quanto accaduto ieri, a Battipaglia, quando il dirigente del Settore Tecnico e Ambiente, l’ingegner Giancarlo D’Aco, ha sottoscritto un’ordinanza di chiusura ai danni del bar Chinaski, che si trova in piazza IX Aprile 1969, nel cuore del rione Stella.
L’austerità di un’ordinanza comunale darebbe il la a mille ipotesi: qualcuno potrebbe pensare a un crocevia di spaccio; qualcun altro potrebbe ipotizzare che il bar sia un covo della criminalità organizzata; altri ancora potrebbero pensare a disturbo eccessivo della quiete pubblica o alla somministrazione di alcolici scaduti.
Niente di tutto ciò, perché a costringere Luca Marrandino, 34enne titolare del locale, a trascinare verso il suolo le due serrande del Chinaski sono stati 20 centimetri.
Negli ultimi mesi del 2014, infatti, gli agenti della polizia municipale – notoriamente poco avvezzi ad entrare nei bar in orario lavorativo – varcarono la soglia del “Chinaski – Cocktail Bar”: un caffè? No, accertamenti.
Gli uomini del comandante Giorgio Cerruti, dunque, misurarono il locale in lungo e in largo, consegnando i dati agli uffici tecnici comunali, che delegarono il geometra Arnaldo Negri, tecnico del servizio R.A.E., a stilare la relazione tecnica del caso, a cui è seguita l’ordinanza di ieri: i locali di piazza IX Aprile 1969, di proprietà della signora Carmela Mele, si svilupperebbero lungo un’altezza di circa 2,70 metri, in barba ai canonici 2,90/3 previsti dal comma 7 dell’articolo 3 della legge n° 287 del 25 agosto 1991 per quel che riguarda i locali preposti alla somministrazione al pubblico di alimenti e bevande.
Quei 20 centimetri, dunque, rappresenterebbero a detta dell’ente comunale una grave infrazione alle norme in materia edilizia e urbanistica e di destinazione d’uso: il bar Chinaski – o Chinasky, come erroneamente riportato dai tecnici comunali, che, non avendo evidentemente eccessiva dimestichezza con i libri del buon Bukowski, non sanno che l’alter ego letterario dello scrittore ha una “y” in meno e una “i” in più – s’ha da chiudere.
Profondamente amareggiato il proprietario: «quasi un anno fa – ha dichiarato Marrandino – il Chinaski apriva i battenti, e a spingermi a intraprendere questa avventura è stata la passione per la socialità e per ogni persona; ho concepito il chinaski come un come un posto di aggregazione dove ognuno possa sentirsi a casa sua, così da accrescere il valore del mio lavoro: ora, con parole in avvocatese e coi cavilli, coi vizi di forma e le ordinanze, in un mondo dove pregiudicati e prescritti decidono per noi, ci vogliono togliere questa casa per 20 centimetri».
Termina così l’esperienza del Chinaski? Niente affatto: «da lunedì – ha proseguito il titolare dell’attività – avvierò tutte le procedure legali del caso, ma fino ad allora vi aspetto a casa mia: combattiamo l’ignoranza, i vizi di forma, l’avvocatese, i cavilli e i 20 centimetri con l’allegria».
Attento, Luca: controlla prima che le pareti della tua dimora siano delle giuste dimensioni, ché qui fioccano ordinanze di chiusura.