di Andrea Pellegrino
Un sistema di dossieraggio ai danni di Caldoro e del suo entourage. Dalla famosa inchiesta P3 sarebbe emersa solo qualche parte che è ormai nota. Ne è convinto l’avvocato Antonio Fasolino, che sotto il profilo professionale segue il processo. Ma Antonio Fasolino è anche un esponente di punta del partito di Stefano Caldoro, oltre ad essere stato oggetto di un dossier. Presto ci sarà una nuova udienza del processo che coinvolge, tra gli altri, numerosi esponenti politici. «E noi – dice Fasolino – siamo pronti ed impegnati a portare alla luce la verità rispetto a questa complessa vicenda di cui è venuta alla luce una parte». Del resto il tutto si innesta nell’ambito del mega processo P3 e l’ottimo lavoro svolto dagli inquirenti poteva arrivare solo fino a quel punto, che è già moltissimo. La vicenda. Un anno prima delle elezioni regionali, un sedicente ufficiale delle forze dell’ordine che andava in giro in divisa, aveva prodotto falsi dossier e false intercettazioni su Caldoro, su Fasolino e su altri rappresentanti ed esponenti del Nuovo Psi. Fortunatamente il materiale finì in mani accorte, svelando la vera attività. Chi ha sollecitato ciò? Chi ha fornito notizie? Chi lo ha aiutato? Quali collegamenti anche con Salerno? Ancora nel 2010 si scoprì il falso dossier su Caldoro. La genesi è in provincia di Salerno ed ancora una volta il materiale collazionato viene assemblato con tecniche identiche a quello messo insieme un anno prima. Nel 2014, ci sono ancora locandine, fatti e circostanze identiche a quelle.
Avvocato Fasolino, non è cambiato nulla?
«Abbiamo segnali inequivocabili che quel clima è tutt’oggi presente. Ed abbiamo degli indicatori ben precisi. Come la pubblicazione in rete e su alcuni organi di stampa di notizie false su Caldoro e sul suo staff. Ancora la sistematicità e lo stile con le quali queste notizie vengono divulgate; le città in cui vengono prodotte e diffuse queste notizie. E mi riferisco a Salerno e Napoli. Dunque, quel metodo utilizzato nel 2010 è ancora attuale, probabilmente ispirato dalle stesse persone. E preciso: chi doveva parlare lo ha già fatto (Ernesto Sica, ndr), pertanto non mi riferisco a lui sia chiaro. Egli ha avuto quantomeno l’onestà di assumersi le responsabilità. Mi riferisco ad altri che non hanno confessato ancora, a tutto quel circuito ancora all’opera. E ne sono certo, anche alla luce di attività esterne, dello stesso tenore di quelle prima citate, che vengono compiute finanche sull’aeroporto e che sono cominciate in concidenza dell’inaspettato ingresso, insieme allo scalo di Firenze, nel provvedimento “Sblocca Italia”. Vi è una costante attività, subdola ed insidiosa, di persone che si mettono all’opera ovunque ci sia qualcuno di noi. Attività che per strategicità e tempismo non possono non essere collegate ai fatti di cinque anni fa».
Su mandato di chi?
«Ci piacerebbe saperlo. Certo di un sistema trasversale, con epicentro esterno alla politica, ma non a tutti i soggetti politici». Dopo cinque anni, dunque, una attività ancora in piedi? «E’ in tal senso che vogliamo sapere: chi sono i politici di Salerno che sono stati contattati per i falsi dossier? Chi negli apparati ha favorito processi di assemblaggio e divulgazione? Chi ha consentito e consente tutto ciò? Ed ancora: ci sono politici o parlamentari salernitani avversari di Caldoro che hanno cercato contatti con esponenti di partito ufficialmente sostenitori dell’attuale presidente della regione per cercare di procacciare voti in favore del candidato avversario? Costoro sapevano dei falsi dossier? Ed ancora, in particolare, ci piacerebbe sapere se uno degli esponenti attualmente coinvolti nell’inchiesta P3, che nel corso di intercettazioni telefoniche ha dichiarato di aver avuto contatti con gli avversari di Caldoro, si riferisse ad ambienti di Salerno o del salernitano. Altra curiosità, se sono state svolte attività illegali di monitoraggio di cose e persone ai danni di tutti coloro in qualche modo collegati al presidente della Regione, con lo scopo di costruire false verità ammantate da verosimiglianza. Chi sono le persone coinvolte in tali attività? Ci piacerebbe sapere questo perché più dati coincidenti ci portano a pensare che ci siano attività tuttora in essere».
Per ora il processo va avanti…
«Nel corso del processo attendiamo una risposta. Non è più possibile andare avanti camminando su un campo minato e pensare di affidarsi ad un unico sminatore. Noi continueremo a cercare la verità, precisando che nei dossier manca il pezzo di Salerno. Tutti coloro che sanno hanno il dovere di parlare affinché di stabilisca la verità dei fatti. Siamo convinti che ci siano azioni trasversali con epicentri anche al di fuori del sistema politico».