Esclusivo. Intervista all'ex Procuratore Lembo - Le Cronache Ultimora
Ultimora

Esclusivo. Intervista all’ex Procuratore Lembo

Esclusivo. Intervista all’ex Procuratore Lembo

di Erika Noschese

 

 

Arriva dalla Corte europea dei diritti umani l’ultimo colpo al territorio regionale. La Corte ha, infatti, riconosciuto un rischio di morte che può essere qualificato come “imminente”, poiché valutato come “sufficientemente grave, reale e accertabile” nell’area tra le province di Napoli e Caserta inquinate per decenni da interramento di rifiuti tossici, roghi di immondizia e discariche abusive. La Corte di Strasburgo ha assegnato due anni di tempo all’Italia per far cessare i rischi e non esclude in futuro risarcimenti a favore dei danneggiati: dipenderà “dal comportamento delle autorità governative” sul fronte dei correttivi. Dalla Regione Campania il vicepresidente Fulvio Bonavitacola ha ricordato come la sentenza prenda in esame un periodo antecedente il 2013. “Da allora” – sottolinea – “è stata avviata un’importante azione di bonifica che dovrà proseguire nei prossimi anni”.Sulla sentenza della Corte europea è intervenuto il già Procuratore della Repubblica nei comuni di Santa Maria Capua Vetere e di Salerno, Corrado Lembo.

Lei è stato Procuratore a Santa Maria Capua Vetere proprio quando è scoppiata la bolla sulla Terra dei Fuochi. Cosa pensa della sentenza della Corte di Strasburgo?

«Da tempo ho un’opinione su questa cosa. Non voglio dire che la questione Terra dei Fuochi l’abbia scoperta io, ma in qualche modo ho contribuito con i miei colleghi della Procura locale a mettere a fuoco i fatti. Almeno due punti, tra quelli sottolineati dalla Corte europea, li ho messi a fuoco ben 15 anni fa. Una delle questioni sottolineate è la frammentazione paralizzante delle competenze concorrenti tra livelli nazionali, regionali e locali per dare una risposta tempestiva alla domanda di giustizia ambientale che proviene dal territorio. Dunque, la mancanza di una risposta sistematica e globale da parte dell’autorità per affrontare la situazione della terra dei fuochi. Questo è uno dei punti centrali della sentenza. L’altro punto importante è quello che sostanzialmente conduce alla realizzazione di una piattaforma informativa pubblica che raccolga tutte le informazioni rilevanti relative al problema Terra dei Fuochi, per informare la popolazione in modo tempestivo, compresi i pericoli che possono scaturire da determinate situazioni. Oltre all’affermazione del principio di precauzione: bisogna in qualche modo prevenire il pericolo di gravi conseguenze, anche per la salute umana, che possono derivare da un’offesa all’ambiente, e naturalmente anche la critica che viene dalla Corte alla possibilità di vedere prescritto un reato ambientale e di vedersi opporre in questioni controverse il segreto di Stato».

In qualità di Procuratore a Santa Maria Capua Vetere, istituì anche un protocollo di salvaguardia ambientale.

«Realizzai una cosa mai vista prima: un protocollo di salvaguardia ambientale della provincia di Caserta, a cui parteciparono tutte le istituzioni, non soltanto delle forze dell’ordine, ma anche quelle tecniche impegnate nella salvaguardia ambientale. Protocollo sottoscritto nel gennaio del 2011, ma già sostanzialmente operativo diversi mesi prima, da un’idea nata nel 2009 cui concorsero, per la sottoscrizione dello stesso, tre ministri (Maroni, Alfano e Prestigiacomo, ndr). Avevamo compreso, finalmente, che non era possibile una difesa dell’ambiente in modo parcellizzato, come un po’ anche la sentenza della Corte europea ha detto. Occorre una visione integrata, complessiva, globalizzata della tutela dell’ambiente e noi questo lo avevamo capito sin dal 2008-2009, quado ci siamo attivati proprio per realizzare questa integrazione di competenze e di azioni, da parte delle pubbliche amministrazioni da un lato e della magistratura dall’altro».

La Regione, principale indiziata post-sentenza della Corte europea, come ha agito?

«Ho avuto contatti con il presidente Caldoro e successivamente con il presidente De Luca, per il tramite del vicepresidente Bonavitacola. Ho visto un chiarissimo impegno in questa direzione, nel senso della volontà di cooperare per il risanamento delle situazioni ambientali critiche che la Procura aveva segnalato».

Anche a Salerno, quindi? Le Fonderie sembrano ancora lì.

«Ogni provincia ha le sue criticità. A Caserta mi sono occupato di regi lagni e di tanto altro, a Salerno delle Fonderie Pisano e tanto altro. Ho subìto, nel tempo, anche critiche ingiuste nonostante l’impegno profuso per la salvaguardia della salute dei cittadini salernitani, che in qualche modo vivevano a contato con questa realtà. Una cosa è la giurisdizione, un’altra è l’amministrazione: la buona amministrazione si deve occupare di questi problemi per i cittadini, la magistratura deve accertare i reati. Su Salerno ho riscontrato reati, è tutto palese e pubblico. Non conosco gli sviluppi della vicenda, ma conosco il mio impegno per sottolineare l’importanza della delocalizzazione di quell’industria che si trova nel centro di Salerno e che crea una serie di conseguenze che non fuggono e non possono sfuggire alle persone, visto quanto si produce finanche sui balconi della cittadinanza, checché ne dicano i proprietari. Spero che le cose siano cambiate, altrimenti vale questo inciso della corte di Strasburgo anche per la città di Salerno».

Eppure i controlli effettuati dicono che Salerno è in regola, che le Fonderie sono in regola.

«Il problema è la continuità dei controlli. Questo mi sono permesso di sottolineare sempre: se non c’è nessuno che controlla, non c’è nessuno che accerta».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *