di Andrea Pellegrino
Sull’asse Renzi – De Luca i nervi sono tesissimi. Soprattutto perché, tra i tanti risvolti dell’inchiesta giudiziaria e giornalistica di Fanpage, è spuntato il caso ecoballe. E a parlarne è proprio il secondogenito del governatore, Roberto, dimessosi dopo la bufera dalla carica di assessore al bilancio al Comune di Salerno. L’ex premier sullo smaltimento delle ecoballe ci aveva investito tanto, forte della promessa di Vincenzo De Luca di risolvere la vicenda entro febbraio. Da qui lo stanziamento di fondi da parte del governo centrale e l’invito di Renzi: “A febbraio ritorno e non voglio trovare più le ecoballe”. Ad oggi, invece, si sarebbe ritrovato non solo le ecoballe ma anche il figlio del governatore e fratello del candidato (a Salerno e Caserta), Piero, indagato per corruzione per aver mostrato “interesse” rispetto ad un appalto per lo smaltimento dei rifiuti. Insomma, un terremoto, più politico che giudiziario, a pochi giorni dall’apertura delle urne. Condito, poi, dalle altre vicende che fanno tremare i polsi e raccontate dai video di Fanpage. Numeri alla mano, la Regione Campania è riuscita a smaltire l’un per cento. Ed anche la Iren non sarebbe riuscita a trasferire i rifiuti altrove. La Iren è famosa a Salerno per il fitto (milionario) delle Luci d’Artista ed è anche socia di Salerno Energia. Una operazione, quest’ultima, firmata e sottoscritta proprio da Roberto De Luca. L’altro personaggio chiave è il professore Vincenzo Belgiorno, indicato da De Luca jr (nel secondo video pubblicato) come l’uomo da contattare in Regione Campania per l’appalto ecoballe. Effettivamente Belgiorno è consulente di De Luca padre (fino a scadenza del mandato presidenziale) ed ha diversi incarichi in vari enti, al punto che fu costretto a non accettare la direzione dell’Arpac. In termini numerici sono state smaltite circa 100.000 tonnellate. I contratti furono firmati a fine maggio 2016 e, pertanto, entro la fine di novembre 2017 sono scaduti i termini previsti dal contratto per lo smaltimento (18 mesi). La Regione, invece di chiedere le penali alle ditte aggiudicatarie, ha provveduto a fare una proroga dei termini da 6 mesi a un anno accettando le motivazione delle aziende per i ritardi dei trasfrontalieri. I trasferimenti, però,sono praticamente bloccati. Le 100.000 tonnellate sono state trasferite da Maddaloni, Coda di Volpe, Giugliano, Villa Literno e Pianodardine. Per il nuovo bando allo stato attuale solo A2A (altra ditta aggiudicataria di un lotto) ha avviato lo smaltimento di 200 tonnellate per Lomellina Pavia. Dunque, un disastro. Più che annunciato diverso tempo fa dall’ex assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano che ha portato un dossier anche alla Comunità Europea. Al Nazareno non l’avrebbero presa bene. Soprattutto ora che, oltre la promessa mancata, c’è da contenere il caso del figlio, che agita non poco i dem da Napoli in su.