
di Alfonso Malangone*
Sono tre le richieste sul Conservatorio Montevergine rimaste sospese nel vuoto. Risale al 09/09/2023, la petizione pubblica rivolta alla Soprintendente, dott.ssa Bonaudo, in un articolo apparso su queste colonne. Si supplicava di evitare che un monumento della storia e della cultura della Città potesse trasformarsi da “Casa di Dio in Casa di Er Monnezza”, come argutamente denunciato fin dal 2015 dal Prof. Massimo La Rocca, profondo studioso del nostro Centro Storico. A seguire, è del 13/09/2023 la richiesta accorata del prof. Aniello Salzano, uomo di cultura ed esponente della politica, rivolta al Primo Cittadino. Con riferimento alle operazioni immobiliari che avevano interessato l’immobile, chiedeva di appurare se “…la Soprintendenza, di solito sempre così occhiuta, attenta, solerte e vigile, abbia esaminato con il rigore del caso gli atti di sua competenza…” per un bene che “…appartiene alla storia della nostra Città”. Infine, rimonta al 03/12/2023 la denuncia inoltrata dal cittadino Cesare Guarini al Sig. Procuratore della Repubblica. In forza proprio di quelle operazioni immobiliari, evidenziava la necessità di una verifica delle procedure nell’esclusivo interesse dei cittadini. Ad oggi, non ci sono state risposte. Eppure, non sarebbero domande impertinenti. Una Comunità bimillenaria, che nel periodo Longobardo-Normanno visse il suo momento di gloria come Capitale del Sud, ha il diritto di non restare in silenzio di fronte all’abbandono delle ‘pietre’ della sua storia, né alla loro possibile profanazione per interessi commerciali privati, per quanto comprensibili. Perché, le radici della vita e della civiltà costituiscono un legame sentimentale che ogni buon cittadino deve portare nel cuore. Altrimenti, tale non è. E, per reclamarne la tutela, è giusto rivolgersi ai responsabili. E’ la loro naturale funzione. Per chi fosse all’oscuro dei fatti, è sufficiente solo riferire che il Complesso Conventuale, costruito nel Mille lungo le mura Longobarde, sede per secoli di attività religiose e, negli anni 90, di ‘Casa Betania’ di Padre Tomay, fu venduto dalla Curia a privati, nel 2009, in presenza di una dichiarazione del Co.Re.Pa.Cu., il Comitato Regionale del Ministero della Cultura, che ne dichiarava l’irrilevanza storico-culturale. Eppure, quella stessa struttura, non altra, era riportata nel Catalogo Generale del Ministero, accessibile sul web, con una scheda compilata nel 1990 e aggiornata nel 2011 a firma degli archh. Maurano, Muollo e Villani (fonte: scheda pag. 6). Ciò premesso, per quanto noto pubblicamente, sembra che il prezzo in atto venne definito in Unmilione di euro benché una perizia tecnica, a firma di professionista napoletano, avesse attribuito una valutazione di ben CinquemilioniCinquecentomila. Sempre di euro. Ma, tant’è. Così vanno le cose, quando così si vuole che debbano andare. A seguito della cessione, la società acquirente, ‘Conservatorio Montevergine Srl’, ottenne dal Comune il Permesso di Costruire n. 45 del 23/03/2012 per la realizzazione di civili abitazioni. Poi, nulla si è saputo di più fino alla pubblicazione, sul sito web dell’Ente, del rilascio dell’autorizzazione paesaggistica n. 104 del 28/09/2021 per “lavori di restauro, di risanamento e recupero, con destinazione residenziale, del Complesso Immobiliare Conservatorio Montevergine in via Salita Montevergine n. 8” (fonte: Comune). Ma, questo provvedimento era intestato ad altra società, la ‘Sweet Home Srl’. Dopo di che, ancora silenzio, nonostante le richieste sopraggiunte a fine 2023. Adesso, però, qualcosa di più si è saputo su quanto accaduto in quel periodo grazie ad una serie di informazioni spuntate sul web che, si sa, costituisce una fonte infinita di notizie anche quando non si ricercano o si va alla ricerca di altro. Considerate le modalità di acquisizione, è doveroso formulare ogni riserva. In ogni caso, sono gradite precisazioni e rettifiche. Anzitutto, si apprende che, dopo la vendita, la struttura ottenne il riconoscimento di bene storico-culturale dalla Soprintendenza di Salerno con provvedimento del 24/09/2014 che le assegnò la speciale tutela di cui alla Legge n. 42 del 2004, il ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’. Fu ripristinata, in sostanza, la qualità che il Ministero già aveva assegnato, salvo errore, prima della ‘certificazione’ contraria del 2009. Si ripete: se sull’argomento qualcuno sa cose diverse, è giusto le dica. Comunque, in virtù di tale ‘nuova’ situazione, previa autorizzazione della stessa Soprintendenza, nel 2015 si concluse l’iter della concessione del già citato Permesso n. 45 alla società proprietaria che, a quanto sembra, avviò pure la commercializzazione delle porzioni immobiliari. Chi fosse interessato a conoscere il progetto, lo può visionare tranquillamente sul sito dello Studio di Consulenza e Ingegneria incaricato. Lo trova senza problemi digitando: progetto Conservatorio Montevergine Salerno. Intanto, come riportato da una pagine web della Giustizia, nel 2016 la proprietà divenne destinataria di un provvedimento di messa in liquidazione giudiziale da parte del Tribunale di Salerno che, in corso di giudizio, aveva rilevato la presenza di una grave difficoltà nel fronteggiare gli impegni finanziari. In pratica, fu dichiarato il fallimento. Seguì la procedura di vendita coattiva della struttura a terzi, ‘senza incanto’, cioè a trattativa diretta, per l’importo, sembra, di 1,8milioni. L’acquisto fu effettuato dalla società ‘Sweet Home Srl’ poi divenuta intestataria dell’autorizzazione paesaggistica del 2021 della quale, ad oggi, non si dispone di aggiornamenti. E, qui finisce la storia sui passaggi immobiliari del Conservatorio. Per essi, una precisazione è doverosa: la ricostruzione ha la finalità di fare chiarezza su quanto avvenuto, non sollevare rilievi critici o accuse. Perché, se qualcosa si può dire, non è su questo. I privati fanno il loro interesse, soprattutto quando è la parte pubblica a mostrare disinteresse. E, quello del Conservatorio potrebbe essere un valido esempio. Purtroppo. Ciò che stupisce, in tutta la vicenda, è la vendita del complesso all’asta a terzi con una procedura nella quale, per quanto si sa di faccende legali, sia il Comune che la Soprintendenza avrebbero avuto diritto di intervenire esercitando il diritto di prelazione ai sensi degli artt. 59-62 del Codice dei Beni Culturali. In sostanza, la struttura si poteva riacquisire alla collettività per essere destinata a funzioni sociali in continuità con la sua storia bimillenaria. Se la Città manca di una Biblioteca, di un Museo Civico, di una emeroteca, di sale per esposizioni e mostre, di locali per rappresentazioni artistiche e del talento, di luoghi per discussioni pubbliche e incontri, la disponibilità di quell’immobile, assolutamente idoneo, avrebbe offerto la giusta soluzione. Cioè, ci sarebbero stati ‘mille-mila’ motivi per assicurare al bene una destinazione pubblica. Certo, può essere sia stato un problema di soldi. E, qualcuno potrebbe ritenere comprensibile la giustificazione. Epperò, sembra che il problema non esista per altre situazioni, anche con riferimento a somme che si ‘bruciano’ nel corso di una serata o di qualche mese. Di recente, poi, con grande enfasi, è stato presentato in ASI il progetto da ben 50milioni di euro finalizzato alla costruzione di una piscina ‘pubblica’ nella quale i pescecani avranno ruoli da protagonisti. Loro! Evidentemente, non si attribuisce eguale importanza alle immersioni dei nostri giovani in ‘piscine della cultura’ che potrebbero renderli protagonisti della loro vita e del futuro della Città. Una Comunità che non ascolta la voce delle sue ‘memorie’ è destinata a morire. Perché, sono le ‘memorie’ a consolidare le radici ed innalzare il livello morale, quello spirituale e quello della partecipazione sociale elevando, più in generale, la soglia di civiltà espressa dalle menti e dai comportamenti. Ora, se è vero che “la vita di un popolo comincia a finire il giorno in cui diventa silenzioso sulle cose che contano” (cit.), dovrebbe essere interesse di tutti chiedere che siano salvaguardate le ‘pietre’ degli Etruschi, dei Romani, dei Longobardi, dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi, che certamente ‘contano’ più e meglio di qualsiasi altro bene. Prendendo atto delle loro difficili condizioni, sarebbe doveroso riconoscerlo prima che le macerie possano sommergere tutti e tutto, comprese le coscienze. Per questo, le tre interrogazioni non possono restare prive di risposte. Davvero. Questa Città ha bisogno di amore. *Ali per la Città