di Alfonso Malangone*
Lo squilibrio presente nel Bilancio di Previsione 2024-2026, deliberato il giorno 26/03 in Consiglio, è stato sistemato. Per fronteggiare la quota di rimborso del Disavanzo 2023 rimasta ‘scoperta’ per € 8.419.264,80 (fonte: Bilancio), è stata aumentata la previsione degli incassi dalle vendite dei beni inseriti nel Piano delle alienazioni deliberato in Giunta il 20/11/2023. In particolare, è stato aggiunto il ricavo di € 6.300.000 relativo alla prima delle due aree di riqualificazione a Foce Irno, Prog. 1, assegnate a un promittente acquirente in data 29/11/2023. Questo importo è stato anche incassato nel mese di marzo a seguito della stipula del contratto di vendita. Così, i ricavi attesi dalle alienazioni sono passati dagli originari € 13.235.984,16 a € 19.535.984,16. La residua differenza insoddisfatta, pari a circa € 2,1milioni (8,4-6,3), è stata coperta riducendo alcune spese per l’acquisto di beni e servizi. Adesso, è tutto a posto, almeno per quanto riguarda i numeri. Qualche dubbio resta, però, sulla congruità degli stessi. Ma, anche sulla natura del disguido perché, se di errore si fosse trattato, forse i Revisori avrebbero dovuto dire qualcosa. Vediamo di capire, facendo salvo ogni errore. Le due sub-aree Prog. 1 furono solo aggiudicate, a fine 2023, per i rispettivi importi di € 6.300.000, di cui si è detto, e di € 6.010.000, ancora da formalizzare. In totale: € 12.310.000. In forza dei principi contabili vigenti, che vietano registrazioni prima della stipula del contratto (fonte: all. A/2 Dlgs 2011), gli importi non possono essere inseriti nel Consuntivo 2023, in fase di chiusura, neppure come Residui Attivi, cioè crediti da incassare (fonte: Revisori Bilancio 2022). All’opposto, nella fase della previsione e, quindi, al momento della preparazione del Bilancio 2024-2026, avrebbero dovuto far parte degli incassi attesi nel corso dell’anno. Adesso, sappiamo che tra gli originari € 13.235.984,16 mancava almeno il primo importo. Ed è stato aggiunto. Va bene. Però, è naturale chiedere: “perché non erano stati inseriti, trattandosi di transazioni assodate”? E, poi: “del secondo importo, che n’è stato fatto”? Una terza domanda, per quanto imbarazzante, non può essere evitata: “è possibile fossero già presenti entrambi”? Per fugare ogni dubbio circa una duplicazione almeno inopportuna, sarebbe sufficiente rispondere ad un’ultima domanda: “per favore, potete citare i beni che hanno concorso alla quantificazione dell’Entrata originaria di € 13,2milioni”? Su questo argomento, peraltro, c’è una curiosità davvero ‘curiosa’. Nel ‘cronoprogramma’ delle alienazioni allegato al contratto sottoscritto con il Governo, si legge che per il 2024 l’Ente si era impegnato a incassare almeno € 12.184.984,16. Poiché quella cifra ai centesimi di euro doveva essere frutto di una qualche diavoleria matematica, sarebbe stato sufficiente solo coprirla, anche con cifra arrotondata. Invece, pure dopo la correzione, il Bilancio ne conferma i ‘numeri finali’, fino ai centesimi. Una precisione che scantona nell’irreale. Ma, si sa, nella Previsione, tutto è possibile. Per comprendere, poi, le modalità di sistemazione contabile dell’’errore’, è necessario sapere che la Legge impone il rispetto dell’equilibrio generale del Bilancio, “Totale Entrate=Totale Uscite”, e di altrettanti per ciascuna delle sue Sezioni, “Totale Entrate Correnti=Totale Uscite Correnti (compresa la rata di rimborso del Disavanzo)” e “Totale Entrate per investimenti=Totale Uscite per investimenti”. Inutile precisare altro. In ogni caso, nell’elaborare queste due Sezioni, si deve tener conto di possibili ‘passaggi’ interni di somme, dall’una all’altra, per disposizioni di Leggi o di Principi Contabili. E, infatti, benché le Entrate da alienazioni di beni appartengano al Settore degli investimenti, il loro utilizzo è vincolato alla riduzione del debito (fonte: Dl 2018), mentre gli incassi da Entrate Correnti possono essere destinati a copertura degli investimenti per le eventuali eccedenze rispetto alle spese ordinarie. Così, è successo che il trasferimento dei ricavi da vendite al Settore degli incassi Correnti, con l’aggiunta di altra somma nel rispetto della Legge (fonte: Bilancio), ha creato uno squilibrio negativo nel suo Settore e un surplus nell’altro. A questo punto, per mettere a posto il tutto, è bastato un trasferimento opposto, per giusto importo. Nessuno scandalo. In forza di questa ricostruzione frettolosa, si può ben dire che con semplici passaggi è stato ripristinato l’equilibrio e che possiamo stare tranquilli per il 2024. Non c’erano dubbi su questo. Purtroppo, meno tranquillizzante è la previsione per gli anni futuri, La cessione del ‘Patrimonio della Comunità’ è una delle fonti principali di risorse da destinare al rientro dal Disavanzo di € 172milioni a fine 2022. Da essa, sono attesi ben € 67.367.589,29 che, al netto delle due vendite per € 12,310milioni, sono diminuiti a € 55.057.589,29. Tuttavia, il valore complessivo dei beni compresi nell’attuale piano delle alienazioni, sempre al netto delle due sub-aree, è adesso pari a € 38.220.176,42. (fonte: Bilancio). E, quindi, ci sarebbe già una differenza negativa significativa. Ma, ad approfondire, c’è anche di più. Nell’elenco, i valori dei beni sono così sintetizzabili: € 16.114.646,92 per immobili in Salerno/Bellizzi, in massima parte ‘occupati’ o ‘liberi alla stipula’; € 478.198,50 per terreni in Calvanico e Baronissi, egualmente ‘liberi alla stipula’; € 7.640.000 per le aree Prog, residue, tolta pure l’area Volpe dove si deve fare lo stadio provvisorio. In totale, quindi, siamo a € 24.232.845,42. Poi, ci sono i circa 100 ettari del Parco Fotovoltaico di Eboli che, finché sarà in funzione, difficilmente potranno essere venduti. Anzi, potrebbero essere anche fonte di spese. E, quindi, sia consentita una domanda: “per assicurare la copertura dell’impegno assunto con il Governo, per favore, cosa si dovrà vendere in aggiunta”? Meglio: “quali altri beni dovranno essere SACRIFICATI sull’altare del Disavanzo”? Questo, in verità, è un gravissimo problema per due motivi: – c’è il concreto rischio di restare ‘in mutande’, sia consentito dirlo; – saremo probabilmente costretti a sopportare altri incrementi dei prelievi fiscali perché, nel contratto Aiuti, è precisato chiaramente che l’Ente deve: “prevedere ulteriori aumenti dell’addizionale comunale all’IRPEF qualora le risorse derivanti dalle alienazioni patrimoniali…non dovessero realizzarsi nelle quantificazioni previste” (fonte: art. 4/c). Cioè: o si vendono tutti i beni pubblici, TUTTI, o ci dobbiamo svenare. Chissà, se iniziare a incrociare le dita o, per chi fosse credente, riunirsi a pregare. Con i numeri si può fare di tutto. Si possono dare certezze o creare paure, diffondere sensazioni di ricchezza o di povertà. Basta metterli nel modo giusto, secondo convenienza, utilizzandoli come fredde espressioni di prospetti contabili, talora neppure comprensibili. Nella realtà, quei numeri sono ben altro, perché in essi è presente la sostanza delle cose e c’è l’anima della verità che condizionerà la vita della Comunità e influenzerà il suo futuro. Il problema, quindi, non è quello di capire il ‘perché’ dei possibili ‘errori’, sempre riparabili, ma di sapere se c’è la piena consapevolezza di quello che quei numeri ci stanno dicendo. Su questo, sia consentito di avere qualche dubbio. *Ali per la Città – P.S.: i dati sono stati rilevati da pagine web. Si fa salvo ogni errore.