
di Peppe Rinaldi
Duecentosessantamila euro in abbigliamento potrebbero rappresentare la spesa per una serata speciale, per una «cena elegante» (cit.) in una famiglia come quella di Elon Musk: su questo nessuno si sognerebbe di metter bocca, non foss’altro perché i soldi sono i suoi (di Musk) e non della collettività statunitense o internazionale, che dir si voglia. Se, invece, duecentosessantamila euro in abiti e accessori li spende un Comune, per giunta in soli quattro-cinque mesi e, peggio ancora, senza titolo di legittimazione, cioè senza regolare autorizzazione, ecco che qualcosa nella testa del cronista comincia, anzi ricomincia a frullare: tenendo, però, ben presente il rischio abbaglio, fermamente in agguato in casi complicati come questo di Cava de’ Tirreni, dove, come i nostri cinque lettori hanno ormai imparato, al Comune fanno le cose in grande.
Eppure ci sono (sarebbero) diversi check-point da superare prima e dopo la materiale presa dei soldi, a partire dal Collegio dei Revisori del Conto, inventato apposta dal legislatore proprio per scongiurare il rischio che, ad esempio, qualcuno possa un giorno far sparire dalla cassa pubblica due milioni di euro. Analogo ragionamento per la banca che svolge il servizio di Tesoreria, la Bcc di Cetara-Scafati che, come tutte le banche, in genere spacca o dovrebbe spaccare il capello prima di muovere un centesimo. Ci sono casi in cui gli istituti di credito sono stati condannati a risarcire alcuni enti locali proprio per i pagamenti indebiti effettuati. Vedremo poi.
Al momento abbiamo questa situazione: da fine novembre le pubbliche autorità e istituzioni del territorio (Comune, Provincia, Prefettura, Questura, Carabinieri, Finanza, Polizia, Procura della repubblica, Vigili urbani e del Fuoco, Caritas e volontari della Protezione civile, insomma l’universo mondo) sono a conoscenza del fatto che qualcuno «s’è magnato» due milioni di euro; inizia il balletto delle carte e delle procedure, ma intanto quei soldi continuano a stazionare nell’iperspazio e i presunti responsabili (non uno soltanto), certo agitati, certo terrorizzati, certo chissà cosa, hanno avuto tutto il tempo di mettere qualche pezza. Infine, dopo mesi, l’altro ieri al portone municipale arrivano le guardie – la Finanza -, che bussano, entrano e iniziano a prendere carte, moltiplicando così le extrasistole in almeno una pattuglia del personale, quello più direttamente investito, per posizione lavorativa e vicinanza tecnico-personale, al dirigente coinvolto.
Ora siamo a febbraio 2025, il caso era platealmente scoppiato a fine novembre 2024. Il Natale avrà avuto il suo peso e tra poco sarà Carnevale. Sta di fatto che espungendone uno tra i casi del celebre «affaire» che vede il dirigente del settore Finanze, Francesco Sorrentino, nell’occhio del ciclone – dopo la doppia sospensione di 30 giorni rischia il licenziamento, pare che in queste ore la Commissione disciplinare stia per decidere proprio questo, non sarà facile perché è presumibile che Sorrentino venderà cara la pelle, comprensibilmente – si è indotti a porlo al centro dell’attenzione della pubblica opinione per caratteristiche proprie. Allora, vediamo come è (sarebbe) andata la cosa, cioè i pagamenti illeciti, con riguardo ad una società di Roma.
Da Luglio a Novembre un temporale di soldi
L’impresa si chiama «Viva Group srl”, ha sede sulla Circonvallazione Clodia, n. 167 a Roma. E’ un ingrosso di articoli di abbigliamento e accessori, uno dei tanti, con un fatturato di circa 4,5 milioni di euro. Oggi dovrebbe essere in liquidazione, ma conta poco adesso questo aspetto. Tra la quantità di danaro che si è scoperto essere svanito nel nulla in favore di società improbabili, con altrettanto improbabili amministratori e ragioni sociali, il capitolo della Viva Group srl è tra i più attraenti sotto il profilo della curiosità innescata nell’osservatore, il quale, scevro di informazioni sui retroscena del fattaccio, sarebbe naturalmente portato a chiedersi: ma un Comune quanto abbigliamento consuma per il proprio personale? Considerando che, purtroppo, ormai in Municipio si va in canottiera e infradito e magari pure tutti tatuati, e considerando che le divise dei Vigili urbani o del Cerimoniale (?) seguono una procedura specifica e comunque non impegnerebbero tanto denaro in così poco tempo, viene da supporre che ci fosse nell’ente metelliano qualcuno dai gusti molto ricercati, tanto da comprare e pagare vestiti e accessori per 260mila euro circa.
Poi, su tutto, c’è questo dato: cosa c’entra il “Programma Più Europa” con l’abbigliamento e gli accessori? E’ un programma per il finanziamento pubblico degli enti locali a disposizione dei Comuni in relazione a progetti di riqualificazione urbana delle città con fondi Ue: dovevano forse vestire tutti gli abitanti cavesi di nuova foggia? Tutto può essere. Ma allora perché “Più Europa”? Questo Cronache non lo sa, ma Cronache sa leggere e allora osserva che accanto ai mandati c’era proprio scritto questo: “Servizi di consulenza e supporto all’assistenza tecnica del Programma Più Europa”. Consulenze e supporti tecnici per il momento della vestizione?
Ferma restando l’ipotesi che perfino questa faccenda un giorno sarà chiarita nel dettaglio, vediamo ora in che modo dal Comune di Cava e in favore di una sola società, tra le altre, siano stati spediti i soldi.
Mandati a ripetizione
A partire dall’11 giugno scorso, per la ditta romana (ce n’è anche una omonima in Romania, forse collegata) sono stati fatti 23 (ventitré) mandati di pagamento, per un importo complessivo di circa 260mila euro, precisamente 258.640,00 euro.
Contando sulla pazienza del lettore, ecco come, quando e quanto: 26.840 euro l’11/6/24; 23.180 euro dopo una settimana, il 17/6; 3.363,23 euro e 18.596,77 euro nello stesso giorno (5/7); euro 26.840,00 il 23/7; euro 4.886,92+ 6.036,99+ 1.587,90+ 3.848,17+ 6.820,02, tutti il 7 agosto 2024; euro 7.281,76 il 10/9; il giorno dopo, l’11 settembre altri 10.322,00; stesso importo dopo cinque giorni (11/09); euro 12.877,12 il 19/9; euro 10.248 il 20/9; euro 2.629,12 in pari data (20/9); euro 34.160,00 il 30/10; 17.080,00 il 5/11; infine, altri quattro mandati in una sola giornata, il 21 novembre scorso per euro 5.398,00+ 5.391,88+ 2.191,00+ 1.658,88. Totale: euro 258.640,00. Annotazione: in alcuni di questi casi il numero di mandato indicato a margine dell’atto per il pagamento sarebbe risultato addirittura falso a un primo controllo.
Bene. Fatta la lista della spesa, vien da chiedersi, ancora, cosa abbiano fatto i Revisori del conto finora, per i quali è lecito immaginarsi rogne future se la procura andrà veramente a fondo. Come, altrettanto naturalmente, si è spinti a domandarsi cosa abbiano approvato i consiglieri in Consiglio comunale quando fu il tempo del Rendiconto di Bilancio, sempre che abbiano capito ciò che stavano per votare. E il guaio che stavano per comprare.
Intanto ieri, dopo la visita del giorno precedente della GdF, l’ente, attraverso il segretario generale, ha mandato una nota aggiornata al procuratore capo di Nocera, Antonio Centore. Cosa contenga non lo sappiamo. Certo non avranno discusso di sfilate di moda.