
Di Olga Chieffi
Quattordici ore di inferno che resteranno per sempre impresse nella memoria del nostro Paese. Sono trascorsi ventisette anni dal 5 maggio del 1998, quando un immane disastro spazzò via i comuni campani di Sarno, Siano, Quindici, Bracigliano e San Felice a Cancello, causando la morte di 160 persone– di cui 137 nella sola cittadina sarnese – provocando la distruzione di 180 casee danneggiandone più di 400, con migliaia di sfollati e ferite tutt’oggi aperte. Le quattordici ore di Sarno hanno segnato un solco indelebile non soltanto su quei versanti, ma anche nel modo in cui l’Italia tutta – da nord a sud, dalle istituzioni ai cittadini – ha dovuto prendere coscienza della fragilità e vulnerabilità del proprio territorio; di quanto davanti a certi eventi, seppur estremi e non sempre prevedibili in termini di dimensioni e localizzazione, la mano dell’uomo ha avuto e continua ad avere le sue responsabilità. Nel giorno dell’anniversario della tragica alluvione, si è tenuto, presso la sala delle scuderie del Palazzo De Simone di Bracigliano, un interessante incontro organizzato dall’Associazione Culturale “Tra Musica, Arte e Natura”, presieduta dall’Avv. Antonio De Donato, col patrocinio dell’amministrazione comunale del paese della valle dell’Irno, dal titolo “Cambiamento Climatico e Dissesto Idrogeologico”. Al convegno hanno partecipato, in qualità di relatori, il dott. Gianni Iuliano, sindaco del comune ospite, il dott. Carlo Spista, sottoufficiale dell’aeronautica militare ed ambasciatore europeo per il patto per il clima, ed il dott. Giuseppe D’Amore, geologo. L’obiettivo del convegno è stato di approfondire il legame che sussiste tra cambiamenti climatici e rischio idrogeologico, indagare quali sono i fattori climatici che maggiormente incidono sull’aumento del rischio da frana e inondazione, al fine di sviluppare una proposta analitica per un territorio grazie all’utilizzo degli strumenti GIS per il rilievo del territorio e la sua modellazione. Si è approfondito il concetto di rischio attraverso l’esplicitazione delle sue tre componenti: pericolosità, vulnerabilità, esposizione. L’attenzione si è concentrata, quindi, sul contesto della nostra zona, con un inquadramento dell’evoluzione del contesto normativo di riferimento, una quantificazione del fenomeno a diverse scale e l’individuazione degli strumenti tecnici per la mitigazione e l’adattamento al rischio. Quindi, si è portato alla luce le evidenze scientifiche sui cambiamenti climatici, in particolare su come questi incidano sull’intensificarsi del dissesto idrogeologico e degli eventi meteorologici estremi; andando anche a fornire una panoramica sugli effetti dei cambiamenti climatici sui differenti settori del sistema socio-economico. L’incontro ha offerto, al numeroso pubblico intervenuto all’evento, significativi spunti di riflessione su tematiche di strettissima attualità, finalizzati a risvegliare la coscienza ecologica della collettività. Occorre partire da un cambio di cultura e di approccio che punti ad una formazione ed informazione basata sulla convivenza con il rischio. Occorrerebbe approfondire la conoscenza del territorio e delle sue dinamiche introducendo l’elemento del rischio in tutte le politiche di gestione del territorio, a partire dalla pianificazione urbanistica e dai criteri che regolano la costruzione e la ristrutturazione degli edifici, realizzando una vera e propria inversione di tendenza rispetto all’approccio classico di sistemazione idraulica dei corsi d’acqua, idrogeologica dei versanti e all’urbanizzazione selvaggia, adottando come principale strumento di difesa il corretto uso del suolo. Infine, sfruttare tutte le opportunità che la legislazione offre per far sì che, invece di difendere strenuamente ed a tutti i costi ogni cosa, si preveda più ragionevolmente di delocalizzare gli edifici presenti nelle aree a rischio; in particolar modo per quanto riguarda le strutture abusive queste dovrebbero essere abbattute come previsto dalla legge ma ancora oggi questa pratica non viene applicata anche se ci sarebbero i fondi a cui poter attingere per realizzarla. Nel corso della serata non sono mancati piacevoli momenti musicali affidati agli allievi dei Maestri Raffaele Iennaco e Francesca Ingenito. Dopo il convegno, presso la Chiesa di San Giovanni Battista è stata celebrata una messa in suffragio delle vittime dell’alluvione, al termine della quale, alla frazione Casale, in Piazza 5 Maggio, ai piedi del monumento eretto in memoria dei figli di Bracigliano morti a seguito della frana, si è svolta una cerimonia commemorativa di quell’evento che insieme al terremoto del 1980 è nella memoria di tutti noi.