
di Erika Noschese
Un nutrito gruppo di circa settanta avvocati penalisti salernitani leva la propria voce con un comunicato stampa durissimo, denunciando la natura “pericolosa e incostituzionale” del recente Decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48. Il provvedimento, secondo i togati, non farebbe altro che recepire il contestato DDL 1660, già oggetto di aspre critiche da parte della categoria. Al centro della contestazione vi è, in primis, la scelta dello strumento della decretazione d’urgenza per varare una normativa ritenuta intrinsecamente viziata da profili di incostituzionalità. Gli avvocati sottolineano con preoccupazione lo “svilimento delle istituzioni repubblicane”, con un Parlamento relegato al ruolo di mero ratificatore delle decisioni dell’Esecutivo. Il decreto viene descritto come l’emblema di una deriva punitiva e repressiva che sta caratterizzando il panorama normativo italiano. Secondo i penalisti, l’obiettivo non dichiarato di tali misure non sarebbe l’aumento della sicurezza dei cittadini, bensì la loro “intimidazione”, attraverso un inasprimento sproporzionato delle pene e la criminalizzazione del dissenso. Particolarmente allarmante, per i firmatari del comunicato, è la “restrizione delle libertà e dei diritti soprattutto di chi è già in condizioni di minorità sociale”. Nel mirino finiscono principi costituzionali fondamentali come la tassatività, l’offensività e la proporzionalità, che il decreto metterebbe seriamente in crisi. La categoria forense salernitana si dichiara pronta a dare battaglia nelle aule dei Tribunali, sollevando la questione di legittimità costituzionale ogni qualvolta si presenterà l’occasione di difendere individui colpiti dalle disposizioni del decreto. Non manca, inoltre, una critica serrata alle presunte contraddizioni di chi, pur promuovendo una riforma giudiziaria orientata al garantismo (e mai decollata), non esita ad utilizzare meccanismi d’urgenza per emanare provvedimenti di stampo “repressivo/giustizialista”, alimentando un “populismo giudiziario”. In linea con la posizione espressa dall’Unione Camere Penali Italiane, gli avvocati penalisti salernitani esprimono un fermo dissenso verso un insieme di norme che ritengono emanate in “totale spregio dei dettami costituzionali e del principio della separazione dei poteri”. La presa di posizione netta del foro salernitano preannuncia un acceso dibattito e possibili azioni legali volte a contestare la validità del controverso Decreto-legge. A dare ulteriore risalto alle ragioni della protesta è l’avvocato Cecchino Cacciatore, tra i coordinatori dell’iniziativa dei penalisti salernitani: Uno sciopero che non riguarda soltanto i penalisti, ma l’intera cittadinanza. «Lo sciopero riguarda il decreto sicurezza emesso dal Governo. C’è un’ampia protesta da tutti i giuristi d’Italia. È stata presa una ferma denuncia da parte dell’unione delle camere penali e noi penalisti, singolarmente, senza far capo alla Camera penale salernitana, abbiamo fatto una chiamata a raccolta tra di noi, creando e stendendo, nero su bianco, questo documento di adesione alle ragioni di critica e contrasto all’idea illiberale sottesa al decreto e anche, ovviamente, ai contenuti che in esso si prevedono. Le ragioni della nostra presa di posizione sono scritte tutte lì». Un’iniziativa spontanea ma non troppo. «Si tratta di un’iniziativa che ho coordinato su una mia idea, ma quello che stiamo portando avanti è un lavoro di squadra. Lasciamo stare i protagonismi, non servono a nulla. Abbiamo raggiunto un buon risultato: circa 70 colleghi hanno aderito e altri si stanno aggiungendo. Poi vedremo nelle prossime ore quali iniziative portare avanti, perché seguiranno sicuramente altre iniziative. Questa attività, nel dettaglio, è coordinata da me, Massimo Torre ed Emiliano Torre». Cosa si spera di ottenere da queste attività e da questo documento? «Il risultato che speriamo di ottenere è che il Parlamento non converta in legge il decreto sicurezza. Non è una questione dei penalisti, ma di restrizione delle libertà in generale. Sono previsti altri 14 reati, 9 inasprimenti di pena, cosa molto seria».