Atto terzo, scena seconda. Autore, William Shakespeare; opera: “Giulio Cesare”. Marco Antonio si ritrova a dover parlare, al funerale di Giulio Cesare, dopo un abilissimo oratore quale Bruto, che aveva convinto il popolo romano che l’assassinio fosse cosa giusta. La retorica manipolatrice di Marco Antonio funziona, è potente. Nonostante le parole di Bruto, alla fine del suo discorso il popolo sarà dalla parte di Marco Antonio: pronto a combattere contro i cospiratori di quel Giulio Cesare che nel testamento aveva scritto che i suoi eredi erano i cittadini romani. Allo stesso modo, quanto si è verificato ieri al liceo “Torquato Tasso” di Salerno ha due punti di vista differenti. Settimana dello studente: una settimana di autogestione, durante cui gli studenti invitano altri docenti, giornalisti, ospiti esterni per intervenire in aula durante le lezioni. Quando non ci sono ospiti o docenti, interni o esterni, previsti nel programma, ci sono altre attività calendarizzate, tra cui addirittura il ritinteggio delle aule del proprio liceo. Accade che alcuni ragazzi litighino, che uno di questi abbia con sé una pistola a piombini e che un altro si impadronisca di questa pistola per esplodere un piombino sulla testa di un altro ragazzo. Ci sono, quindi, due ragazzi denunciati dalla Polizia: uno è il proprietario della pistola, l’altro è quello che l’ha utilizzata in questa lite con un terzo ragazzo. Questa pistola era sì caricata a pallini, ma naturalmente la vittima non poteva sapere che fosse a pallini, essendo questa sprovvista del tappo rosso davanti. Quindi il ragazzo è stato ferito e si è spaventato. I due studenti (proprietario della pistola e quello che l’ha utilizzata) sono maggiorenni, quindi la Polizia, dopo essere intervenuta, ha provveduto a denunciarli. Essendo ragazzi all’ultimo anno di liceo, una simile “bravata” potrebbe costargli caro anche in termini di accesso all’esame di Stato. Eppure, dal liceo, le rassicurazioni giunte dal dirigente scolastico Ida Lembo sono di tutt’altra caratura: “La scuola lavora ogni giorno per il benessere dei ragazzi, e penso sia un dato acclarato. Si condanna qualsiasi episodio di violenza, verbale e no, che possa accadere in qualsiasi luogo. Detto ciò, abbiamo deliberato come Collegio dei docenti e Consiglio d’istituto la settimana dello studente. Un programma interno, approvato, in cui i ragazzi del liceo Tasso, che tengo a sottolineare non sono i figli di papà, come spesso si dice in una città che non vuole crescere ma che reitera vecchi mantra, vecchi per l’appunto, hanno organizzato incontri con giornalisti, con persone del mondo della cultura e anche attività ludiche, che poi ludiche non sono nemmeno poi tanto, perché ridipingere delle aule e dare a queste una veste più dignitosa credo sia anche un modo di fare arte e realizzare socializzazione”. Quanto riferito dal dirigente scolastico, quindi, risulta limitato al voler tirare fuori frasi e opinioni a dir poco “fuori tema”, da matita blu. Ma il peggio non è ancora arrivato: “Stamattina cosa è accaduto: un ragazzino – commenta la Lenza – ha avuto un litigio con un altro. Cose di normale amministrazione in tutte le scuole d’Italia e tra gli adolescenti”. Minimizzare un episodio simile, dall’epilogo fortunatamente da codice bianco (ma solo perché il Fato ha voluto riemergere dai libri di greco classico per offrire un finale leggero, ndr), precisamente a chi giova? “Ma Bruto è un uomo d’onore”, direbbe Marco Antonio. “Il ragazzo ha detto di aver sentito esplodere un colpo di una pistola – prosegue il dirigente scolastico – ma questo non lo posso dire io. Di una scacciacani? Di un’arma giocattolo? È stato mio dovere contattare le forze dell’ordine, chiaramente”. Ma Bruto, lo sappiamo, è un uomo d’onore. La settimana dello studente non pare sia stata bloccata: questa mattina si proseguirà tranquillamente, come da programma, con le attività previste dal calendario. Di provvedimenti disciplinari non se ne ha notizia, di blocco delle attività nemmeno l’ombra: anzi, la prima enfasi del discorso del dirigente scolastico è stata rivolta al fatto che la scuola era catalogata come “per figli di papà”. Che in contesti simili, in effetti, è quantomai idoneo precisarlo. “Ma Bruto dice che Cesare era ambizioso. E Bruto è, lo sappiamo, un uomo d’onore”.





