Alfieri in tribunale, baci e abbracci - Le Cronache Ultimora
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Alfieri in tribunale, baci e abbracci

Alfieri in tribunale, baci e abbracci

di Erika Noschese

Le nove sono passate da pochi minuti. Franco Alfieri, in giacca e cravatta, arriva dinanzi alla Cittadella Giudiziaria, accompagnato dal figlio Alessandro e dagli avvocati Agostino De Caro e Domenicantonio D’Alessandro. Poco prima dell’ingresso si “stacca dal gruppo” e scambia una veloce stretta di mano e un bacio sulla guancia con un uomo che si mostra sorpreso e felice di rivederlo. Pochi secondi, l’avvocato De Caro lo richiama all’ordine e lo accompagna all’ingresso. Poco prima era arrivato Andrea Campanile, ex capostaff e tuttofare del primo cittadino impegnato al telefono, accompagnato dalla sua fidanzata. Entrambi attendono dinanzi alla porta dell’ingresso secondario. Arriva Alfieri, un saluto veloce, quasi imbarazzato, dopo che il presidente della Provincia si sofferma sulla compagna di Campanile, sorridendole. E solo a quel punto il suo ex factotum saluta ma non osa avvicinarsi. Intanto, c’è già Elvira Alfieri, dirigente della Alfieri Impianti, la prima a raggiungere il tribunale, entrata in aula senza soffermarsi all’esterno. Poi, è toccato all’ingegnere Greco, accompagnato dall’avvocato Enrico Tedesco e, dopo pochi minuti, a Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della Dervit S.p.A., accompagnati dall’avvocato difensore Antonello Natale. Alfieri e il figlio (che arrivano con qualche minuto di ritardo) e gli avvocati si dirigono nell’aula 17 della sezione penale. Appare sereno, forse prova (e ci riesce, in qualche modo) a nascondere la tensione di questi giorni. Di questi mesi. Si ritrovano tutti in aula. Alle ore 9 l’inizio dell’udienza, celebrata davanti al secondo collegio della seconda sezione penale, presieduto dal giudice Donatella Mancini. Si tarda. Si scambiano qualche sorriso. Nessun cenno tra di loro, né un saluto né un timido accenno, anzi divisi e senza alcuna possibilità di contatto: da un lato la famiglia Alfieri, dall’altra il dirigente comunale e i vertici Dervit. A “rompere il ghiaccio” è Federica, la figlia di Elvira Alfieri, che entra in lacrime e abbraccia lo zio, Franco, agli arresti dallo scorso 3 ottobre. Il clima è teso ma il presidente della Provincia non si lascia abbattere. Sicuramente provato, non risparmia sorrisi e qualche scambio di battuta con i tanti presenti in sala. Sì, l’aula si riempie minuto dopo minuto, molti quasi sorpresi di rivedere il presidente dopo tanti mesi. Circa un’ora e mezza, l’udienza termina e gli imputati lasciano la cittadella. Prima Campanile, poi Alfieri, infine Greco e i vertici della Dervit. Lasciando il palazzo di giustizia, il primo cittadino di Capaccio Paestum incontra qualche conoscente, che chiede di poterlo salutare. Tra strette di mano varie, qualcuno non nasconde la felicità nel rivedere quell’uomo che, un tempo, disse (come emerso dall’ordinanza che ha evidenziato il tentativo di comunicare tramite pizzini, la bonifica degli ambienti per individuare eventuali cimici, solo per citarne alcuni) “cielo sereno non teme tempesta”. E ieri il cielo era sereno ma, oggi, la tempesta è dietro l’angolo.

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