di Alfonso Malangone
Piove, Governo ladro! Generalmente, l’espressione è pronunciata quando si vuole attribuire ad un colpevole, non meglio individuato, la responsabilità di un evento negativo. Così, il vertice di una società democratica diviene il destinatario per lo scarico di ogni tensione, quasi fosse il filo di messa a terra dell’impianto elettrico di casa. Del resto, se è possibile che la frase sia talora pronunciata a sproposito, è egualmente possibile che ci siano avvenimenti idonei a giustificarne l’utilizzo. Il che avviene, di solito, quando coloro che sono a capo di una Comunità assumono decisioni dolorose quali, ad esempio, quelle che comportano l’aumento del prelievo fiscale e la riduzione dei servizi per fronteggiare periodi di crisi. Sono scelte in grado addirittura di indurre i cittadini, privi di ogni voce in capitolo, a trasformare l’esclamazione in un’imprecazione. Perché, malgrado sia sostenuto da tutti che i soldi non danno la felicità, non è negabile che ci si sente infelici quando mancano. E, anche intimoriti e sfiduciati. In sostanza, come direbbe Catalano: “i soldi è meglio averli che non averli”. Una regola di buona vita suggerisce di gestire le disponibilità nel rispetto dei principi di equilibrio e sobrietà, evitando sciupii inopportuni e mettendo da parte una giusta riserva per i momenti di difficoltà che, benché denegati, non mancano mai. Ovviamente, questo vale per le persone ‘mortali’, non per i discendenti di dinastie nobiliari o per chi ha la fortuna di vincere al Superenalotto anche se, di fatto, conoscendo la parsimonia, non è necessario essere ricchi per vivere con soddisfazione. E’ una regola che vale per tutti e, in particolare, per gli Enti che sono chiamati a gestire le risorse pubbliche nell’interesse della Comunità. Per questi, tuttavia, la propensione alla spesa, e all’indebitamento, non sempre costituisce una prova condannabile di dissolutezza visto che, come dicono gli esperti, sono gli investimenti a smuovere i meccanismi dello sviluppo economico. L’importante è che, prima di qualsiasi spesa, sia deciso il ricorso al debito ‘buono’, cioè a quello idoneo a moltiplicare i proventi futuri per creare nuova ricchezza a beneficio di tutti. Sono decisioni da assumere nel rispetto di criteri oggettivi di equità, di giustizia e di coesione sociale. Nel 2022, il nostro Comune decise di aderire al cosiddetto ‘decreto aiuti’, cioè alla normativa speciale predisposta dal Governo per consentire alle Città più esposte sotto l’aspetto finanziario di ripristinare una sufficiente condizione di equilibrio. Quando fu approvata la Legge, la stampa specializzata poneva Salerno al primo posto in Italia, tra le Città ‘non metropolitane’, per quote pro-capite di Disavanzo di Amministrazione, pari a € 169,9milioni, e di Debiti, pari a € 539,8milioni, salvo errore. Secondo i lavori parlamentari preliminari, con questo provvedimento il Governo intendeva offrire una modalità di risanamento alternativa alle disposizioni del Testo Unico Enti Locali che, in presenza di gravi criticità, tuttora disciplinano la procedura di pre-dissesto di un Ente Pubblico. In sostanza, ‘decreto aiuti’ e ‘pre-dissesto’ possono considerarsi equivalenti. Sta di fatto che, in applicazione del decreto, il Comune ha poi assunto delibere volte ad incrementare le principali voci di Entrata, se non tutte, ad accelerare la vendita dei beni ‘comuni’, a ridurre alcune voci di spesa, a modificare l’organizzazione per efficientare la fornitura dei servizi. Un piano che durerà fino al 2044 e di cui è inutile continuare a parlare, perché abbastanza noto a tutti. E’ utile, invece, verificarne gli effetti a data corrente, dopo che per i primi due anni i risultati non sono stati in linea con le previsioni. Questo si può fare ricorrendo al sistema SIOPE, del MEF, che consente di seguire in tempo reale i conti di qualsiasi Ente con la pubblicazione, giorno per giorno, delle voci del Bilancio con i relativi valori. In via preliminare, va detto che le Entrate del corrente anno registrano un andamento crescente rispetto al 2023. Tuttavia, è ancora presto per dire se, a fine anno, sarà assicurato il rientro della rata di ben € 33,6milioni prevista dal decreto. Una privazione enorme, visto che si tratta di risorse sottratte alla Comunità per ripagare un debito davvero straordinario. In merito, la vendita dei due lotti di terreno a Foce Irno, per € 13,2milioni, può apportare un contributo significativo, se si dimostrerà tale. Ciò posto, esaminando le voci delle Entrate che esprimono il sacrificio posto a carico dei cittadini, emerge che a fine Ottobre scorso gli incassi per IMU sono stati pari, in totale, a € 26,2milioni contro € 21,2 dell’analogo periodo 2023. Un balzo notevole. In realtà, tenuto conto che le aliquote non sono state toccate e che l’abitazione primaria è tuttora esente, la crescita può essere credibilmente attribuita ad una più approfondita attività di indagine e riscossione per gli altri immobili, a partire dalle seconde case. Quindi, non sarebbero stati toccati i cittadini ‘deboli’. Diverso è, all’opposto, il discorso per l’Addizionale Irpef, pari a € 17.3milioni contro € 12,8 del 2023. Questo dato è doloroso, perché il maggior prelievo di € 4,5milioni è l’effetto esclusivo dell’incremento dell’aliquota all’1,1%, forse la più alta d’Italia. Peraltro, essa si aggiunge all’incremento dell’Aliquota Regionale, fino al 3,33%, che si posiziona, essa si, al top nazionale. Basti pensare che, a Milano, l’aliquota comunale è fissa, pari allo 0,8%, e quella Regionale arriva all’1,73% come livello massimo. E, non c’è ancora l’autonomia. Altre Entrate, poi, sono cresciute per l’aumento dei parametri, come la ‘Mensa scolastica’, a € 888mila da € 764mila, e gli ‘Asili Nido’, a € 791mila da € 664mila. In sostanza, le voci che agiscono direttamente sulle disponibilità dei cittadini ‘normali’ dimostrano che molti sacrifici sono sostenuti per ripagare un debito pregresso che sarebbe interessante sapere se qualificato come buono o come cattivo. Una classificazione che andrebbe fatta anche oggi, in via preliminare, per gli ulteriori mille-mila-milioni che si vogliono spendere per altre opere da realizzare in Città, magari pure per il diletto di qualche privilegiato. Salvo errore. E’ un fatto noto a tutti, ormai, che la riduzione delle risorse personali disponibili per la spesa impoverisce le famiglie ed è causa dell’inaridimento del circuito produttivo, commerciale e dei servizi. Chissà che non sia questo il motivo delle attuali condizioni della nostra Comunità. Purtroppo, per l’inversione del ciclo, non si dimostrano sufficienti né i risparmi attesi dalla rimodulazione delle aliquote delle tasse nazionali, né i modesti incrementi delle pensioni e degli stipendi. In sostanza, ciò che si potrebbe ottenere, è già stato speso da altri. Così, è davvero inutile esclamare: “Piove, Governo ladro”! Abitiamo in una zona dove piove di continuo, anche quando splende il sole. *Ali per la Città P.S.: dati acquisiti dal web. Si fa salvo ogni errore.