Salerno. Villa Carrara e la cultura che non c'è - Le Cronache Salerno
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Salerno. Villa Carrara e la cultura che non c’è

Salerno. Villa Carrara e la cultura che non c’è

di Alfonso Malangone

La vicenda di Villa Carrara è davvero amara. La decisione del Sovrano Militare Ordine di Malta di non confermare il comodato alla Città è uno schiaffo che dovrebbe far riflettere tutti, a iniziare da coloro che l’avrebbero dovuta gestire degnamente. Purtroppo, benché la Villa fosse inserita nell’elenco dei beni culturali elaborato dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane-ICCU, la sua funzione di Biblioteca-Emeroteca è mancata quasi del tutto arrivando fino alla chiusura, nel Settembre 2023, dopo che una infelice (?) revisione dell’Organigramma Comunale ne aveva attribuito la gestione al Settore Affari Generali, quasi fosse una pratica da evadere, non una struttura da amministrare. Poi, dopo un breve ‘passaggio’ sotto le competenze della Pubblica Istruzione, era approdata ai Servizi Sociali che, alcuni mesi fa, ha rimpinguato la raccolta dei testi spendendo € 1.410,00, salvo errore, e ha assegnato la cura di quello che era diventato un ‘immondezzaio verde’ ad un gruppo di beneficiari dell’assegno di inclusione. Purtroppo, neppure questo è servito a cambiare le cose e l’Ordine Militare ha infine deciso di riprendersi l’immobile confermando solo il comodato del giardino fino al 2040. Una scelta che non fa onore alla Città ma che, in verità, è assolutamente comprensibile visto che, proprio in questi giorni, si è letto della mancanza di personale Comunale con adeguata preparazione per la gestione della Biblioteca. Del resto, neppure c’è un Assessore alla Cultura. Così, non è uno sproposito affermare che, qui, è difficile fare cultura se si arriva addirittura ad alterarne il concetto attribuendo pari dignità agli incontri di studio, agli spettacoli di intrattenimento, alle presentazioni di libri, alle commedie buffe, ai cabaret, alle mostre di giornali e giornalini, alle fiere e alle bancarelle. Se è senz’altro giusto riconoscere la stessa matrice alle attività elencate, tra esse ci sono oggettive diversità che non possono essere ignorate. In verità, la cultura non si acquista al prezzo del biglietto di uno spettacolo, non si trasmette come un virus e non si ‘mischia’ come un raffreddore. La Cultura, quella con la C maiuscola, trova origine in qualcosa di più di uno show o di una commedia, perché essa si crea attraverso un percorso di vita che la Comunità ha l’obbligo di sostenere attivando ogni possibile modalità concreta e, soprattutto, favorendone la successiva espressione in ogni campo delle cosiddette Arti Umane. Solo la Cultura può generare Cultura, una ricchezza che scende nel profondo dell’anima ed esprime la scienza e le conoscenze acquisite con una formazione che innalza il livello intellettuale, ma anche quello spirituale, che tocca i sentimenti, guida verso l’autonomia, la libertà, l’iniziativa, l’inventiva, la fantasia, la civiltà. La Cultura è una specifica identità personale che si acquisisce consolidando i ricordi e le memorie, le abitudini e le esperienze, i principi morali, le capacità mentali e umane. La Cultura è la miscela di componenti che ciascun essere umano, in quanto parte di una società, apporta alla collettività contribuendo al suo arricchimento attraverso condivisione, partecipazione ed azioni concrete, non assistendo ad un’opera buffa. Sotto questo aspetto, non meraviglia che diverse manifestazioni passino ‘sopra le teste’ di una Città nella quale, a parte le Scuole, che però fanno istruzione, mancano luoghi pubblici nei quali sia possibile parlare di Cultura che non siano quelli di una libreria o di un circolo privato. Forse, Villa Carrara poteva essere meglio utilizzata. Così, sarebbe doveroso che qualcuno rispondesse ad una semplice domanda: “Perché in Città non ci sono Biblioteche, sale di lettura, aule di riflessione, spazi di confronto, luoghi di proposta”? E, poi: “Perché la Cultura è priva di un responsabile che possa offrire spazi liberi a tutti”? La Cultura non appartiene a qualcuno si, e a qualche altro no. In tutto questo, stupisce la discussione ora avviata sulla sola necessità di trovare un luogo dove ricoverare i circa 13.000 documenti di Villa Carrara. Come fosse solo un problema di spazio. All’opposto, nei sette mesi concessi dalla proprietà per il trasloco, dovrebbe essere individuata una sede in grado di svolgere davvero una funzione di supporto alla crescita della Comunità. Già nel lontano Marzo del 2018, l’Associazione ‘Io Salerno’ propose di dare vita nel Centro Storico al cosiddetto ‘Quadrilatero del Duomo’, cioè ad un percorso nel quale includere i Musei, quello Provinciale e quello Diocesano, la Pinacoteca, San Pietro a Corte, Piazza Conforti fino a Porta Rotese. Proposta condivisa, a quel tempo, anche dal prof. Aniello Salzano, qualificato esponente della vera Cultura. In quell’area, il Convento di Santa Maria della Mercede offrirebbe una degna sistemazione a quei volumi laddove si decidesse di spostare gli Uffici del TAR e del Tribunale dei Minorenni nell’ex Tribunale di Corso V. Emanuele. Ma, se i tempi fossero lunghi, allora si potrebbero usare le sale dell’ex Cristo Re di via della Porta, già Università Suor Orsola Benincasa, così rivalutando un edificio nel quale qualcuno ha proposto di trasferire gli Uffici della Polizia di Stato attualmente nell’ex Convento di San Domenico, a via Sant’Eremita. Questo, perché nella loro attuale sede è prevista la costruzione di un garage multipiano, previo abbattimento di alcune parti della struttura Conventuale del 1200 che fa corpo con la Chiesa di Santa Maria della Porta e di San Domenico, su Largo San Tommaso d’Aquino. In verità, appare almeno stravagante l’idea di ‘rinchiudere’ in un immobile angusto uffici che avrebbero bisogno di ben più ampi e fruibili spazi. Ma, non sorprende. Il progetto di sacrificare un luogo storico-identitario è proprio la prova della insufficiente componente culturale che pervade la Città. Nei fatti, l’insediamento di un Museo Urbano Salernitano consacrerebbe il Larghetto alla Cultura, con la C maiuscola, per la preparazione dei giovani, per gli approfondimenti degli studiosi, per i flussi turistici. Resta fermo, comunque, che applicando un giusto confine nei confronti dell’intrattenimento e dello svago, le manifestazioni che diffondono Cultura in Città non vanno oltre le dita di una mano, ammesso che si possa arrivare fino a cinque. Salvo non si voglia far passare per ‘profonde espressioni culturali’ spettacoli che si dimenticano appena usciti dalla rappresentazione. In verità, per fare Cultura c’è bisogno di un’aria nuova, di una nuova energia, contro l’appiattimento delle menti e dei comportamenti. Deve rivivere la passione che animò, negli anni 80 del secolo scorso, nomi allora ‘anonimi’, ma colti e visionari, come Benigni, Dessì, Bertolucci, Menna, Nisivoccia e Senatore, deve rinascere un nuovo ‘TeatroGruppo’, oggi ‘Patrimonio Culturale’ della Città per volontà della Soprintendenza BAAP, debbono essere offerte sedi degne per gli incontri e i dibattiti, come quelli dei ‘Giovedì dei Diritti Umani’, deve essere concesso l’Auditorium al Conservatorio, e altro ancora. La Cultura è una ricchezza interiore che deve essere goduta da tutti. Non appartiene a nessuno. E, allora: “Forse, la Cultura libera fa paura”? Chissà. Ma, se si confonde con l’intrattenimento, un dubbio è consentito. *Ali per la Città

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