di Andrea Pellegrino
Ha sperato fino all’ultimo di lavorare qui in Italia, nel suo paese, ma nonostante titoli accademici con lode, dottorati e master, anche per lei le porte si sono spalancate all’estero. Così, come accade ormai di frequente, saluterà l’Italia e sarà ricevuta con tutti gli onori negli Stati Uniti.
Le storie come queste sono all’ordine del giorno, in una Italia ormai dove lo spazio per i giovani è sempre più stretto. Lidia Tagliafierro, 28enne, laureata in biologia con specializzazioni all’estero, ha tentato, senza riuscirci, di muovere i suoi primi passi nei vari laboratori d’analisi della nostra provincia ed oltre. Ma purtroppo le sue richieste si sono fermate all’ormai consolidata scusa: “Lei è senza esperienza”. Come se l’esperienza maturasse da sola. Dunque, «studi, studi, studi, per nulla», racconta la giovane. «Mi sono resa conto che qui non c’era una minima prospettiva. Non solo per quanto avevo intenzione di fare, ossia progetti di ricerca, ma proprio per vivere. Anche, parlando con i colleghi, mi sono accorta che qui valgono solo contratti a termine. Si è precari per tutta la vita». Così i suoi curriculum sono sbarcati direttamente in America. Ed, in particolare, in università di tutto rispetto. «Mi hanno contattata per un colloquio alla Duke University – racconta – hanno esaminato le mie competenze e poi mi hanno offerto un contratto per quattro anni. Ora a febbraio partirò». Ma non solo, racconta ancora: «Nel contempo mi hanno contattata anche da Chicago per un lavoro presso il loro prestigioso ospedale. Ma dopo un’attenta valutazione ho scelto la Duke. Li mi occuperò di un progetto internazionale sul Parkinson».
Certamente contenta, per Lidia però resta l’amaro in bocca: «Vengo formata in Italia e costretta a trovare lavoro all’estero. Ho investito 10 anni di studi qui ma poi non ho trovato nulla, anzi ho visto davanti a me zero possibilità. E’ tutto assurdo».
Le storie come queste sono all’ordine del giorno, in una Italia ormai dove lo spazio per i giovani è sempre più stretto. Lidia Tagliafierro, 28enne, laureata in biologia con specializzazioni all’estero, ha tentato, senza riuscirci, di muovere i suoi primi passi nei vari laboratori d’analisi della nostra provincia ed oltre. Ma purtroppo le sue richieste si sono fermate all’ormai consolidata scusa: “Lei è senza esperienza”. Come se l’esperienza maturasse da sola. Dunque, «studi, studi, studi, per nulla», racconta la giovane. «Mi sono resa conto che qui non c’era una minima prospettiva. Non solo per quanto avevo intenzione di fare, ossia progetti di ricerca, ma proprio per vivere. Anche, parlando con i colleghi, mi sono accorta che qui valgono solo contratti a termine. Si è precari per tutta la vita». Così i suoi curriculum sono sbarcati direttamente in America. Ed, in particolare, in università di tutto rispetto. «Mi hanno contattata per un colloquio alla Duke University – racconta – hanno esaminato le mie competenze e poi mi hanno offerto un contratto per quattro anni. Ora a febbraio partirò». Ma non solo, racconta ancora: «Nel contempo mi hanno contattata anche da Chicago per un lavoro presso il loro prestigioso ospedale. Ma dopo un’attenta valutazione ho scelto la Duke. Li mi occuperò di un progetto internazionale sul Parkinson».
Certamente contenta, per Lidia però resta l’amaro in bocca: «Vengo formata in Italia e costretta a trovare lavoro all’estero. Ho investito 10 anni di studi qui ma poi non ho trovato nulla, anzi ho visto davanti a me zero possibilità. E’ tutto assurdo».