Un Barbiere di Siviglia in punta di bacchetta - Le Cronache
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Un Barbiere di Siviglia in punta di bacchetta

Un Barbiere di Siviglia in punta di bacchetta

Questa sera, alle ore 21, la prima del capolavoro rossiniano sul palcoscenico del Teatro Verdi di Salerno. In buca orchestra e coro del Conservatorio “G.Martucci”, sul podio Jacopo Sipari di Pescasseroli, regia di Riccardo Canessa

Di Olga Chieffi

Dopo dieci giornate di “Folle Journée”, per citare il Figaro mozartiano delle Nozze, stasera, alle ore 21, va in scena il Figaro rossiniano, “Il barbiere di Siviglia”, un progetto speciale, “Educational” del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, in sinergia col Teatro Verdi, che vedrà nel golfo mistico l’orchestra della massima istituzione cittadina, diretta dal docente di esercitazioni orchestrali, Jacopo Sipari di Pescasseroli e il coro preparato da Marilù Di Santo, con in palcoscenico ben tre cast, il primo di assoluti professionisti, per le due repliche in abbonamento, in cartellone e gli altri due per il confronto con il pubblico coetaneo delle scolaresche, dal 12 al 14 dicembre, composti dagli allievi del magistero di canto del conservatorio. La regia sarà firmata da Riccardo Canessa, con scene e costumi di Alfredo Troisi, il quale ha inteso offrire una lettura tradizionale dell’opera, lasciandola svolgersi sulla linea dell’eleganza e di un’equilibrata comicità. “Superare la misura comica per eccesso o per difetto può rendere noiosa l’opera”. D’altra parte conosciamo bene Riccardo Canessa, la filosofia della  sua direzione registica è come quella del prestigioso bartender, quel mixare in perfetto equilibrio, con le decorazioni che devono essere corredo esclusivamente sinestetico del cocktail, anche dei più difficili come il Long Island iced tea. “Bisogna stare veramente attenti con il Rossini del Barbiere – Ad esempio in Cenerentola la comicità va creata, mentre in Barbiere, i protagonisti vanno un po’ imbrigliati, poiché tendono in genere a strafare, magari rendendo prevedibile il tutto, poiché il ritmo in palcoscenico, quello  drammaturgico, mai dovrà superare quello in buca. Tutto deve essere scandito, altrimenti i caratteri dei personaggi al secondo atto sono già tutti svelati. Due sono gli omaggi che ho inteso fare: il primo è la Berta, che canterà l’aria del sorbetto in napoletano, un’evocazione della mia tata, Maria Tommasiello, da Santa Croce di Carinola, provincia di Caserta, il secondo è a un mio zio Don Antonio Papale, pederasta, amico di tutte le contessine dell’alta nobiltà partenopea e Don Bartolo è esattamente ispirato a lui”. Al fondo del Barbiere c’è l’eterna e irrefrenabile tensione al gioco che è della musica del genio pesarese, la stessa che riesce a deviare la commedia di carattere dell’originale letterario sulla pista della vertigine sonora, coi suoi paradossali travestimenti, coi suoi concertati alonati di follia, coi suoi fonemi in libertà. Stasera e l’11 dicembre, sarà il cast dei professionisti a tenere un po’ a battesimo  l’orchestra del conservatorio dei giovani strumentisti, un rischio condiviso da tutti, cantanti, strumentisti, critici e pubblico, i quali dovranno trovare la giusta balance, per affrontare l’esecuzione e il giudizio di questo progetto, che vedrà il Conte d’Almaviva interpretato da Andrés Agudelo, il ritorno di Filippo Morace, stavolta nei panni di Don Bartolo, Laura Polverelli, nel ruolo di Rosina, Massimo Cavalletti, quale Figaro, Marco Spotti, nella tonaca di un Don Basilio molto scaltro. A completare il cast la Berta di Alessandra Basso, il Fiorello di Antonio Palumbo e l’Ambrogio di Salvatore Mauro. Il progetto Educational, invece, vedrà nel cast dei tre matinée dedicati alle scuole, Gaetano Amore e Andrea Russo, dar voce al Conte D’Almaviva, Filippo Morace in quello di Don Bartolo, la Rosina di Valeria Feola, il Figaro di Maurizio Bove, il Don Basilio di Salvatore Califano e ben tre Berta, Carla Genovese, Maria Rosaria Vitale, e Maria Domenica Verde. A completare il cast, il Fiorello di Antonio Palumbo  e l’Ambrogio di Salvatore Mauro. Il Barbiere getta un ineludibile sguardo sul mondo, con il suo caos dei rapporti umani che avvolge i personaggi nei frenetici concertati in cui ciascuno parla per sé e nessuno capisce nulla, in preludio di odierna incomunicabilità e autismo corale e tecnologico.