Ha dell’assurdo il fatto che si è consumato a Vallo della Lucania nella mattinata del 4 novembre scorso in Piazza Vittorio Emanuele II a Vallo della Lucania. Un’insegnante di Vallo è stata colpita al volto con un calcio da una donna, una nota giornalista di una televisione locale e firma di un quotidiano cartaceo. Nel centro cilentano era in corso la cerimonia pubblica dell’Unità Nazionale e della Commemorazione dei Caduti in Guerra. In occasione della manifestazione, intorno al monumento ai caduti, si erano raccolte le istituzioni politiche e militari, nonché il coro composto dagli alunni del Liceo Musicale “Parmenide”, esibitosi nell’occasione, e una delegazione delle classi quarte e quinte delle scuole primarie “Mons. A. Pinto” e “Aldo Moro” di Vallo. Al termine della manifestazione l’insegnante, da sempre impegnata nella promozione di attività sociali e culturali, mentre era accovacciata per scattare una fotografia con il proprio cellulare, sotto gli occhi attoniti dei presenti, ha ricevuto il violento calcio al volto. L’insegnante ha riportato evidenti ecchimosi al viso ed altri danni fisici, curati presso l’Ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania. La sessantaduenne partecipava alla cerimonia organizzata dal Comune in qualità di docente accompagnatrice dalla sua classe. La docente ha ricevuto la solidarietà della cittadina, degli alunni, delle insegnanti e del dirigente scolastico, nonché dei numerosi presenti alla manifestazione e di quanti sono venuti a conoscenza, anche successivamente, dell’accaduto. La donna, dopo una lunga riflessione personale, ha deciso di sporgere formale denuncia-querela nei confronti della giornalista televisiva vallese, a valere quale insegnamento per i propri e per gli altri alunni presenti affinché non si tacciano le violenze subite sia in pubblico che in privato. A difendere la vittima dell’insano gesto è l’avvocato Marcello D’Aiuto che stigmatizza quanto accaduto: «La violenza deve essere sempre evitata – dice – in questo caso ancor di più perché ai danni di un’insegnante ed alla presenza di numerosi bambini. La querela – conclude – è un atto necessario».
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