200 contestazioni al medico scafatese Rinaldi - Le Cronache Ultimora
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200 contestazioni al medico scafatese Rinaldi

200 contestazioni al medico scafatese Rinaldi

Napoli. Truffa al servizio sanitario nazionale, sono oltre 200 le contestazioni mosse dalla Procura nei confronti del medico di Scafati Luigi Rinaldi dirigente presso l’Asl Na1 Chiatamone e finito in carcere (insieme ad altri 18) su ordinanza del gip Provviser del Tribunale di Napoli ed eseguita dai carabinieri del Nas. Per il giudice l’organizzazione criminale era diretta dal 67enne professionista e da altri due dirigenti medici: Federico Amirante e Margherita Tartaglia (napoletani). Avrebbero creato un “tariffario” per accelerare i tempi dei certificati necroscopici, le attestazioni per la contestazione dei decessi redatte dai medici legali: i documenti venivano invece redatti dai delegati delle imprese funebri. Tutto ciò che accelerare le pratiche di funerali e cremazioni: gli impresari, in cambio, pagavano ai medici legali 50 euro per i certificati di morte naturale e 70 per quelli relativi all’esame. Ma ci sono anche altre questioni sollevate dalla Procura di Napoli nei confronti del medico scafatese. Innanzitutto, gli accertamenti eseguiti nel corso del tempo hanno portato a contestare nei confronti di Rinaldi diversi episodi di assenteismo, avvenuti fra il marzo e il maggio del 2023, con un ingiusto profitto di poco superiore a 1.400 euro: il medico timbrava segnalando il codice per un servizio esterno ma, come emerso nelle intercettazioni ambientali, si recava invece nella sua abitazione di Scafati. Rinaldi, poi, sfruttando i suoi agganci, avrebbe consentito ad alcune persone a lui note – fra cui una stretta familiare – di ricevere i contrassegni per il trasporto degli invalidi: in questo caso, il tariffario era pari a 200 euro. Inoltre le indagini avrebbero permesso di appurare che il medico scafatese – insieme a una collega e a una guardia giurata – ha manomesso le telecamere ambientali installate all’interno degli uffici nel cuore di Napoli dell’Asl per le indagini. Tra le figure più esposte c’è anche quella della dottoressa Margherita Tartaglia, che oltre ad assentarsi ingiustificatamente dal lavoro divideva i presunti guadagni illeciti derivanti dalla stesura di certificati necroscopici mai svolti con altri tre colleghi. “Gigi, sta morendo poca gente”, si lamenta la dottoressa parlando con il collega Luigi Rinaldi, che replica: “Non fanno morti, abbiamo perso un mare di soldi!”, si legge nell’ordinanza di circa 350 pagine da parte del gip. I due, in altro colloquio, parlano dello scambio di denaro tra imprenditori funebri, medici e impiegati comunali. Rinaldi: “Io sabato ne ho fatto solo uno (certificato di morte) e Dominech che stava davanti ha detto “il dottore ha chiesto 70 euro, perché tutti quanti mi pagano 70 e non 50 euro»; la Tartaglia a questo punto replica spiegando al collega che c’è anche qualche titolare di pompe funebri che si sdebita con doni diversi dai soldi, “mi porta il caffè, il tonno, e altre cose, mi riempie di tante cose mammamia..” Poi ci sono le chat in cui proprio Luigi rinaldi temendo di essere scoperto raccomanda i complici di usare Telegram o Whatsapp. “Altrimenti non vi rispondo”, dice quando viene intercettato da una cimice messa nello studio medico. A completare il quadro delle accuse ci sono le telecamere nascoste che riprendono lo scambio di soldi tra gli indagati.

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