Visite di Stato in Tunisia e le gite fuori porta - Le Cronache Attualità
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Visite di Stato in Tunisia e le gite fuori porta

Visite di Stato in Tunisia e le gite fuori porta

di Salvatore Memoli

Sono cadute nel rituale di un rapporto folcloristico le visite di Meloni in Tunisia. Non sono pochi coloro che si rendono conto che questo andirivieni dei rappresentanti i del Governo italiano da Roma a Tunisi non porta da nessuna parte. In nome di un Piano Mattei si cerca di circuire la politica tunisina che risulta essere più acuta e pronta della stessa valutazione degli omologhi italiani. Ancora si discute di punti irrisolti sia a favore del Paese nordafricano sia a vantaggio del vecchio continente. Da una parte un credito del Fondo mondiale che non arriva da molto e stritola la piccola repubblica e la sua economia che non ha più argomenti per convincere sulla bontà dei suoi propositi, dall’altra, il problema di chi vuole venire a vivere in Italia. Sul piatto ciò che infastidisce il solito trito e ritrito argomento della clandestinità, di partenze incontrollate che potrebbero essere controllate se si aprissero i cordoni dei finanziamenti internazionali. Questo, tra la Tunisia e l’Italia, è un falso rapporto di amicizia, di quelli che nascondono impreparazione diplomatica e scarsità di valutazione degli argomenti degni di un’agenda politica seria. Il portone del Palazzo di Cartagine si aprirà sempre, giammai sarà opposto un rifiuto ad un partner come l’Italia ma quello che realmente pensa e valuta Kais Saïed, Presidente della Tunisia, è altro, non entra negli argomenti degli incontri e non traspare se non a chi è attento conoscitore della politica interna della Tunisia. La Tunisia guarda con più attenzione all’Europa e conosce bene il portato delle decisioni dell’Europa su quello parziale e limitato di un singolo Stato, per quanto referenziato.   L’Italia può dire quello che vuole per accreditarsi, la realtà è altra!
> Una volta i rapporti di amicizia politica erano personali tra importanti leaders e tutto si regolava di conseguenza, anche la nomina degli Ambasciatori, ora tutto é un freddo rituale che si stritola nel burocratese dei Ministeri.  Intanto il Piano Mattei può essere raccontato come si vuole, se realmente apporterà benefici alla Tunisia si vedrà, però non incanta gli addetti ai lavori. In Tunisia matura il convincimento che gli italiani sono un popolo d’imbottigliatori di nuvole, di gente che parla, parla bene, ma non quaglia direbbe il casaro. Oppure é gente a cui scucire finanziamenti a buon mercato. Se la Tunisia oppone l’argomento delle partenze clandestine, quelle che spaventano Italia ed Europa, si serve di un argomento suggestivo ma in realtà in Tunisia si conosce bene che le partenze non saranno mai fermate dallo Stato, non solo per cattiva volontà. Il fenomeno è tanto diffuso che nessuno sa dire quanti siano i transfughi che la fanno franca, ogni giorno. Da osservatore, ne ho scritto in un libro, Fuori dalla clandestinità, non conto più quante persone e famiglie intere di mia conoscenza già siano in Italia, attraverso viaggi avventurosi che diventano sempre più normali, facili ed incoraggiati. Solo l’Italia non si rende conto! La Tunisia non ha strumenti per fermare i connazionali e tira un sospiro di sollievo se a partire sono i subsahariani! Dunque è tempo che nell’agenda italo-tunisina non entri più il problema della clandestinità passata e futura, sembra retorica inutile che non ha più sostenitori. Nella mente di molti locali  c’è l’idea fissa di fuggire perchè in Tunisia si vive male. Come si fa a cambiare questa strana idea dei tunisini, per lo più giovanissimi? E poi l’Italia per caso ha definito un accordo chiaro di rimpatrio dei clandestini? Pare proprio di no. Allora si eviti la recitazione di ruoli patriottici e reazionari, si parli di politica con P maiuscola, si chieda a persone competenti come si impostano i rapporti con un Paese islamico che ha sue idee su tutto, diverse dalle democrazie occidentali. Da qualche tempo si parla sempre meno di energia, importazioni, investimenti, ricerca scientifica e cultura. L’Italia ha sostituito un ambasciatore in meno di un anno, con la motivazione della sua promozione. Ma se si promuove un dirigente vuol dire che è bravo e se è bravo perchè non tenerlo a presidiare una via importante dei flussi politici ed economici del Piano Mattei? Misteri. A Roma antica avrebbero detto ‘ promoveatur ut amoveatur’. Sarà vero e perché? Sì risponda e si faccia capire che c’è dietro. Come tante suggestive agende politiche che diventano rituali di visite che non portano da nessuna parte.
> In Tunisia gli investitori stranieri diminuiscono, gli italiani che ambiscono alla Tunisia si dividono tra imbroglioni ed avventurieri e altri che sono scoraggiati da trappole burocratiche ed intoppi che rendono qualsiasi impresa una prigionia che paga pegno. Di che vogliamo parlare?
> Il nuovo corso degli investimenti in Tunisia è lontano dalle aspettative governative, per lo più seguiti in passato dalla Fipa, una industrializzazione straniera incoraggiata e sostenuta. Provate a caso a chiedere ad uno dei nostri investitori in Tunisia. Se non si sono adattati alle prassi locali, vivono il dramma di una burocrazia asfissiante. Anche il turismo italiano in Tunisia è scemato negli anni, sempre meno famiglie e meno qualità arrivano per le vacanze. Chi è passato in questa esperienza scappa, senza assistenza dei tunisini e della diplomazia locale che si arrende molto facilmente. Tutto scade in un dramma che si risolve con il fai da te. Non parliamo poi di olio e pesca, settori ingiustamente criminalizzati da certa parte politica, posti in contrapposizione con quelli italiani. Restano gli italiani in pensione che arrivano in modo crescente, accolti come benvenuti ma in realtà circondati da famelici appetiti che minacciano le loro ambizioni: inflazione, aumento dei prezzi al consumo, sanità carente e con coperta da convenzioni, aumento vertiginoso dei canoni di locazione, ambiente che crea emarginazione e malizia di chi vuole approfittare.  Insomma tra Italia e Tunisia di cosa si parla negli incontri internazionali? Gli italiani sanno che i modelli tunisini non sono più l’Italia che vedono solo come transito per l’Europa? Sanno che considerano l’Italia incapace di far rispettare le leggi e luogo dove si può fare tutto quello che si vuole?
> L’elenco delle doglianze potrebbe continuare e potrebbe includere anche una domanda sul come sono distribuiti e sull’utilità dei fondi di cooperazione. Sulla diffusione della cultura italiana e sull’efficienza della stessa Ambasciata, su come organizza il suo lavoro e perché esternalizza le richieste di visto di espatrio, delegandole a chi ritarda tutto e non offre le giuste spiegazioni, in modo da far insorgere in molti l’idea che é più facile partire clandestinamente che regolarmente dalla Tunisia.
> Per carità negli incontri internazionali e governativi si trattano temi di alto profilo, per migliorare le relazioni e le tutele degli italiani all’estero. Ma in molti campi si risente di totale assenza di regolazione politica. Le visite di Stato devono recuperare il profilo della concretezza e dell’efficienza, eppure ogni viaggio ha tutte le caratteristiche di una gita fuori porta!
> Tutti vivono felici e contenti, facendo credere l’assurdo, non ammettendo ingerenze di nessun genere che potrebbero migliorare la concretezza di scelte attese dalle rispettive Nazioni.

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