di Giovanni Falci
Ho letto l’articolo di ieri di Salvatore Memoli su Cronache dal titolo “I FATTI PARLANO CHIARO; QUELLI CHE SI SONO PERIZIATI DI TESTIMONIARE LA SOLIDARIETÀ AD ALFIERI FANNO TENEREZZA” (e meno male che non fanno “pena” perché tra di loro ci sono anch’io).
La lettura del pezzo mi ha fatto ricordare, immediatamente, un altro articolo del 27 settembre scorso, sempre di Salvatore Memoli, in pratica di una decina di giorni fa, dal titolo: “LA VERITÀ DI ANGELO VILLANI; COM’È CADUTO IL GRUPPO ALVI? QUALE LA VERA CAUSA?”.
Entrambi i pezzi hanno riguardato l’analisi di due vicende processuali penali che vedono coinvolti due noti esponenti della vecchia Democrazia Cristiana, entrambi Presidente della Provincia di Salerno e Sindaco.
Orbene, se non si conoscesse l’autore degli articoli si dovrebbe pensare che siano stati scritti da persone diverse non solo fisicamente, ma anche culturalmente.
Due persone agli opposti come un mussulmano e un cristiano, un fascista e un comunista, un giustizialista e un garantista.
In realtà sono il frutto della stessa mente e della stessa penna, quella di Salvatore Memoli mio “vecchio” amico verso cui nutro stima ma al quale non posso scusare l’utilizzo di una espressione cruda e anche un po’ volgare rivolta a Franco Alfieri, “Gettare la chiave”.
Non si dice di un presunto innocente arrestato che “gettare la chiave è il minimo delle preoccupazioni di un giudice scrupoloso”. Il Giudice non getta la chiave, applica le norme e tende, al recupero del reo attraverso la funzione rieducativa della pena.
L’articolo sul dott. Villani “(risente) dei legami delle persone (Salvatore Memoli) all’imputato o carcerato”.
E’ veramente da libro Cuore nel punto in cui si esprime nei confronti dell’imputato dicendo “Che cosa mancava a lui? Niente! (…) Angelo Villani é stato sempre bravo: bravo calciatore, bravo amministratore e politico, ottimo azionista del gruppo Alvi; dopo il crac di Alvi ha dovuto impegnare le fedi nuziali per vivere”.
Non sono queste forse “valutazioni (che) fanno un bagno di pietà cristiana, di buonismo valutativo” che invece si evocano come tema della solidarietà espressa sul piano umano all’avv. Franco Alfieri?
Se i “commenti del giorno dopo” del caso Alfieri sono il libro Cuore, allora si tratta della seconda edizione del libro perché la prima è sicuramente quella del 27 settembre sul caso Villani dove ci sono “valutazioni innocentiste, perdoniste” che sicuramente “credono di esercitare una parziale influenza sulla giustizia” visto che vengono rilasciate durante lo svolgimento del processo in grado di appello al dott. Villani condannato dal Tribunale ad anni 12 di reclusione.
Da giurista puro, senza improvvisazioni sociologiche, voglio precisare che il dott. Villani è sicuramente presunto innocente ai sensi dell’art. 27 della Costituzione che è una norma così cauta nei confronti del prossimo da sancire la non colpevolezza fino alla sentenza definitiva di condanna dopo il terzo grado di giudizio.
E, questa presunzione, senza distinzioni tra una valutazione “ictu oculi” della prova, ovvero una valutazione di indizi gravi, precisi e concordanti che, personalmente, non mi spaventa perché alla fine quegli “spaventosi” indizi devono confluire in una motivazione del giudice che garantisce attraverso i controlli nei vari gradi di giudizio la ragionevolezza e giustizia della sua decisione.
Tra virgolette sto riportando letteralmente i passi tratti dagli articoli in commento; mi verrebbe da dire, da giurista puro, che sto procedendo all’interpretazione degli articoli di stampa ai sensi dell’art. 12 delle preleggi (interpretazione letterale).
E allora, come dice Salvatore Memoli nel suo recente articolo, “mettiamo un poco di ordine” nelle idee e riportiamo il discorso in equilibrio tra i principi che regolano il processo.
Egli afferma a proposito dell’avv. Franco Alfieri che chi ha testimoniato solidarietà per la sua vicenda umana che coinvolge anche i suoi familiari per lo strepito mediatico, è affetto da “confusione logica che gli permette di far prevalere i sentimenti sui mezzi di prova”.
Se questo è vero io soffro della stessa sindrome confusionale di Salvatore che affermava il 27 settembre a proposito del dott. Villani: “I giudici sanno bene queste dinamiche come, personalmente credo, sanno bene chi é Angelo Villani, la sua onestà inconfutabile, la sua instancabile operosità, i suoi traguardi raggiunti grazie ai grandi valori morali trasmessi e praticati dalla famiglia”.
La confusione logica consiste nell’esprimere un giudizio sulla persona che esula dal giudizio del processo.
Villani e Alfieri non vengono processati per quello che sono come persone, ma per i fatti che gli vengono contestati; che Angelo Villani “é stato sempre bravo: bravo calciatore, bravo amministratore e politico, ottimo azionista del gruppo Alvi” non esclude che possa avere commesso quei FATTI DI BANCAROTTA che gli vengono contestati.
“Il lavoro attento e paziente nella valutazione di indizi o di prove, nella raccolta e sistemazione del materiale (…) nella raccolta di prove inattaccabili (…)” se vale per Alfieri deve valere anche per Villani.
“Il pubblico Ministero (giudice)” (io direi “magistrato”), “non può sottrarsi, se l’evidenza della condotta impone la repressione di una violazione” sia per l’uno che per l’altro protagonista degli articoli in commento.
L’obbligatorietà dell’azione penale vale per tutti, non è una prerogativa di Franco Alfieri.
“Le intercettazioni dell’interessato” (Alfieri), “lasciano spazio all’interpretazione”, minore delle prove documentali sulle quali quasi icto oculi vengono istruiti i processi di bancarotta.
Quel materiale probatorio dell’indagine su Franco Alfieri che Memoli dimostra di conoscere bene al punto da dichiarare: “il materiale probatorio, che la stampa del settore ha passato al lettore, é talmente eloquente e raccapricciante che difficilmente si presterà ad una lettura alla Pico della Mirandola per ricavarne una verità innocentista!” ha un peso inferiore al materiale probatorio a carico del dott. Villani.
Per Franco Alfieri si tratta di gravi indizi di colpevolezza (neanche gravi, precisi e concordanti), attesa la fase in cui è il suo processo, per Villani si tratta di prove oltre ogni ragionevole dubbio attesa la diversa fase del vaglio dibattimentale che si è esaurito con una sentenza di condanna in I grado.
In realtà la chiave di lettura è, forse più semplice di quanto si creda ed è scritta a chiare lettere da Salvatore Memoli: “(Angelo Villani) Per me (Salvatore Memoli) resta rispettabile e grande”; “(Franco Alfieri) verso il quale (io Salvatore Memoli) però non ho simpatia e del quale sono stato vittima di immeritato turpiloquo, per voler salvare un’importante azienda pubblica, indicando utili soluzioni”.
Tutto qui! Un risentimento per la non condivisione di una “soluzione utile” dichiarata unilateralmente dall’interessato.
Si potrebbe pensare al classico sassolino nella scarpa che finalmente è stato tolto.
E allora, proprio per questo, voglio concludere questa mia riflessione con un altro passo dell’opera di Camus, “La caduta” che è un monito per tutti: ”Pericolosissimo. Viene sempre il giorno, o la notte, che la risata scoppia senza preavviso. La sentenza che uno pronunzia sugli altri, finisce col rimbalzargli diritto in faccia, non senza danno”.