di Aldo Bianchini
SALERNO – Ho letto con molto interesse, caro direttore D’Angelo, l’intervista fatta all’avv. Michele Sarno (già difensore di Humberto Damiani che la procura riteneva essere l’assassino di Angelo Vassallo) realizzata dalla giornalista Erika Noschese e pubblicata sul tuo giornale (“leCronache.it) sabato 9 novembre.
Nel condividere il racconto di Sarno, soprattutto per il viaggio a Bogotà in Bolivia verso la fine del mese di novembre del 2014 e delle ragioni che lo provocarono, mi corre però l‘obbligo di precisare alcuni particolari che l’ottimo Sarno ha probabilmente dimenticato per strada.
LE RAGIONI
DEL VIAGGIO
Le ragioni scaturirono essenzialmente da una mia deposizione in Procura come persona informata dei fatti e dai numerosi articoli che avevo scritto dl 6 settembre 2010 fino al 4 settembre 2014 sul brutale omicidio di Angelo Vassallo; ed anche dal fatto che il mio racconto in Procura andava in altra direzione rispetto alla linea della Procura che aveva individuato il Damiani come autore del delitto e che per questo era stato arrestato il 18 febbraio 2014 in Bolivia.
LA CENA
Venerdì 25 luglio 2014 fui invitato dal mio amico Enzo Collina (contitolare del Bar Umberto in Piazza Amendola) ad una cena in un noto ristorante di Vietri/Mare; mi disse che mi avrebbe presentato due ristoratori di Acciaroli che avevano voglia di raccontarmi qualcosa sul delitto Vassallo. La cena fu gradevole e ottima l’ospitalità. Nel corso della serata i due ristoratori mi raccontarono alcuni particolari che a loro giudizio erano sfuggiti ai pur attenti investigatori ed anche alle analisi forensi sul telefonino dello stesso Vassallo:
• Il giorno 13 agosto 2010 verso le ore 21.00 il sindaco Vassallo aveva affrontato nella piazzetta di Acciaroli l’incauto pusher Damiani e per cacciarlo dal quel luogo lo aveva preso anche a calci davanti a tutti;
• Lo aveva fatto con rabbia anche perché Humberto, contrariamente a quanto affermato da Sarno, era amico del fidanzato della figlia e questo dava molto fastidio a Vassallo che mal digeriva la indiretta amicizia della figlia con il pusher;
• Nella stessa serata, poco dopo le ore 21.00, i due ristoratori avevano inviato alcuni sms al sindaco per cercare di farlo calmare;
• Che detti sms erano sfuggiti all’esame forense del telefonino del sindaco fatto dalle autorità giudiziarie.
Tutto questo lo scrissi in un articolo pubblicato il 4 settembre 2014; pochi giorni dopo fui convocato ad horas presso la Procura di Salerno dove mi attendeva Rosa Volpe insieme al maggiore Gabriele Mambor (deceduto il 22 ottobre del 2022 dopo un’immersione in mare) e ad altri investigatori; la mia deposizione andò avanti per circa sei ore, alla fine ebbi la netta impressione che il mio racconto avesse davvero allertato l’attenzione degli inquirenti.
Tanto è vero che non ero neppure uscito dal palazzo di giustizia che il mio amico Collina era già stato prelevato e condotto in Procura per la conferma del mio racconto. nella stessa serata di venerdì 19 settembre 2014 i Carabinieri del Ros piombarono ad Acciaroli per rintracciare i due ristoratori. Non c’erano perché erano andati, con le famiglie, in vacanza a Mimi. La mattina successiva furono rintracciati ed obbligati a fare immediato ritorno in Italia; dopo gli interrogatori la pm Rosa Volpe decise di compiere il viaggio a Bogotà per sentire direttamente l’imprigionato Damiani. Al viaggio presero parte, oltre al magistrato, il maggiore Mambor, l’allora capo della DIA nazionale Franco Roberti (che era stato capo della Procura di Salerno all’epoca del delitto), l’avv. Michele Sarno (nella veste di difensore del Damiani) ed altri investigatori.
Ma su come iniziarono le indagini (e su questo ha perfettamente ragione il direttore Tommaso D’Angelo) c’è tantissimo ancora da dire. Su ordine di Roberti il fascicolo fu avocato dalla DDA di Salerno e sottratto alle sapienti mani dell’aggiunto procuratore di Vallo della Lucania dr. Alfredo Greco che insieme al capo Giancarlo Grippo conduceva le indagini anche in forza della grossa amicizia che legava Greco a Vassallo ed anche al colonnello Fabio Cagnazzo, oggi agli arresti per alcune superficialità commesse in quelle ore e in quei giorni terribili.
Ma su questo ci sarà tempo e modo per ritornare con nuove rivelazioni.”
*(direttore “ilquotidianodisalerno.it”)