Usi e abusi: il Comune di Eboli nasconde le carte - Le Cronache
Attualità

Usi e abusi: il Comune di Eboli nasconde le carte

Usi e abusi: il Comune di Eboli nasconde le carte

di Peppe Rinaldi
Volendo usare una metafora del diritto civile, diciamo che il notaio dinanzi al quale è stata aperta la successione fu l’elettorato ebolitano: il passaggio dalla precedente all’attuale amministrazione è stato infatti deciso dagli elettori e, dunque, trattandosi di successione ereditaria senza possibilità di inventario o accettazione, gli ebolitani hanno consentito il travaso di tutto, «oves et boves et universa pecora», come avrebbero scritto i notai del Medio Evo. Semplificando il concetto per i nostri resistenti cinque lettori, diciamo che da Cariello a Conte il passaggio successorio sembra aver assorbito anche il «negativo», vale a dire un’apparente disinvoltura nella gestione di delicati dossier. In buona sostanza, se la vicenda Cariello nel suo complesso ha significato «una pagina nera della vita amministrativa di Eboli» come si legge negli atti giudiziari che lo travolsero, il “notaio” ebolitano comincia ad avere fondati sospetti che il quadro non sia cambiato. E proviamo pure a spiegare il perché.
Nuove indagini chieste dal pm
La vicenda del centro commerciale affacciato sullo svincolo autostradale, allo stato sotto sequestro giudiziario (si è da poco appreso che il pm ha chiesto alla Pg un supplemento di indagini per scavare nei titoli edilizi originari) per gravi difformità urbanistiche e che pure aveva visto l’esecutivo farsene carico attraverso una nota formale di legittimazione dell’opera ex post, poi sconfessata dalla procura, aveva aperto la strada a questo giornale per un’inchiesta a largo raggio su altri casi che, secondo accreditate fonti, presentavano aspetti analoghi in tema di rispetto della legge e della normativa urbanistica. Che si fa in questi casi? Si cercano le famose “carte”, cioè la documentazione ufficiale depositata nella casa comunale relativa alle opere stesse. Come si fa per avere queste carte? In teoria, ci si rivolge ai rappresentanti dell’opposizione, in genere fonte privilegiata dei giornalisti di tutto il mondo, i quali, forti della carica istituzionale, hanno accesso a tutto ciò che riguarda la macchina comunale a norma di legge. Essendovene grave penuria, però, di oppositori, l’unica strada rimasta è stata quella di seguire le vie formali della legge 241 sulla trasparenza degli atti amministrativi, che consente a qualunque cittadino che ne abbia legittimazione di chiedere l’esibizione e/o la consegna dei documenti di sostegno relativi ad una determinata materia. Il Comune ha 30 giorni di tempo per dare riscontro alla richiesta una volta ricevuta l’istanza formale e ravvisata la legittimazione di chi interroga. Nel nostro caso, va da sé, c’era e c’è tutta dal momento che l’interesse pubblico a conoscere l’iter e le modalità autorizzative di un determinato quid urbanistico appare scontato. Nel caso l’ente non risponda entro il termine dei 30 giorni la strada che la legge indica è la denuncia penale alla procura della repubblica. Questa la cornice.
“Le Cronache”, quindi, segue la procedura di legge e nell’agosto (ripetiamo: agosto) del 2023 deposita istanza per conoscere l’impianto legale-amministrativo alla base della realizzazione di tre opere fatte sul territorio. Si tratta di realizzazioni significative, non di un sottotetto in centro o di un pollaio in campagna. Risultato? Il Comune non risponde, non certo nei termini di legge, ma a questo mondo bisogna provare a saperci stare e quindi prima di avviare denunce o esposti (che la legge impone) si attende. Passa un mese, poi un altro, poi un altro ancora finché dopo un bel po’ un trafelato funzionario prova a mettere una pezza contattando questo giornale. Saltiamo altri passaggi interlocutori che annoierebbero in questa sede e andiamo al sodo: le carte, i documenti nessuno li ha visti, nonostante ne fossero informati ufficialmente tutti i vertici comunali, politici e amministrativi. Nel corso della interlocuzione, però, la sensazione fu che si volesse prendere tempo e che qualcosa non andasse per il verso giusto. Queste tre “opere” furono realizzate durante l’amministrazione Cariello e, esattamente come per il centro commerciale affacciato sull’A3, anche in questo caso c’era da scavare perché qualcosa sembrava non quadrasse visto che quelle stesse opere (almeno per due tra esse) non era mai stato possibile realizzarle. Nessuno però sospettava che per quei lavori si facesse “garante” l’attuale governo cittadino, almeno fino a quando l’assessore delegato al ramo non ha ufficialmente sottoscritto una nota che legittimava l’opera poi sequestrata dalla magistratura. Se a questo aggiungiamo il prolungato silenzio sulle istanze, ecco che entriamo nell’alveo degli indizi.
Titoli vecchi e varianti
Infatti, ora s’è capito, forse, perché il Comune non ha consegnato gli atti per i quali era stato chiesto l’accesso: l’altro giorno una di queste strutture è stata addirittura inaugurata, a valle di un procedimento che, a quanto risulta, potrebbe essere sostanzialmente viziato. Si narra, peraltro, di uno scontro violento tra il primo cittadino e il comandante dei vigili, il quale proprio sulla materia urbanistica sta procedendo senza tenere conto di troppi equilibri. Ci sarebbe un problema in nuce sotto il profilo urbanistico ma questo diciamo che potrebbe essere superabile: il “guaio” è che non risulterebbero atti a sostegno della struttura, nel senso che quelli invocati (del 2019) sarebbero tutti nulli in quanto la società interessata avrebbe presentato una variante al progetto iniziale che diceva altro rispetto al titolo originario. In questi casi la procedura deve essere rifatta daccapo, oltre a dover passare per la giunta. Se io chiedo l’autorizzazione per fare un campo di calcio, ad esempio, gli enti interpellati mi autorizzeranno o meno sulla base della mia richiesta. Ma se io cambio idea e di campi di calcio ne voglio fare due, o tre o una metà, è ovvio che le autorizzazioni ottenute per il solo campo unico non valgono più e quindi va rifatto tutto l’iter. Si chiama burocrazia, è odiosa, pesante, insopportabile certo, ma tutti sono tenuti al rispetto delle norme finché ci sono, anche perché si creerebbero, come in effetti è avvenuto, disparità di trattamento tra chi è costretto a rispettare la legge e chi invece la aggira col sostegno della pubblica amministrazione. Tradotto in “giudiziariese”, appare fondata l’idea che ci si trovi dinanzi ad un’ipotesi di reato, si tratta di capire adesso in capo a chi.A conforto dei “sospetti” richiamati c’è poi un dato clamoroso: la società (non è lei il problema, ovvio, ma la pubblica amministrazione), che aveva già investito una montagna di soldi per la realizzazione dell’opera dopo essersi imbarcata in quest’avventura contando sul clima rilassato, chiamiamolo così, garantito dall’ex sindaco, negli ultimi mesi aveva necessità di prestazioni professionali per il perfezionamento dell’iter. Sarà stato un caso ma a pensarci saranno due figure, certamente stimabili, legate però sia personalmente che politicamente al gruppo di comando dell’amministrazione comunale. Insomma, come la giri e come la volti, la successione ereditaria può dirsi compiuta.